Condannato alle spese Marziano di Lavarello. Nuova disputa in tribunale per la «guerra fredda di Bisanzio»
Rassegna stampa da varie testate
«L'Unità», 25 gennaio 1952 - «La Stampa», 16 maggio 1952 - «Corriere della Sera», 13 luglio 1952
Condannato alle spese l'imperatore di Bisanzio
Si è discusso ieri davanti al pretore la causa promossa da Marziano II Lavarello, già noto come ex imperatore di Bisanzio, contro il conte Luciano Pelliccioni, araldista del Principe Antonio de Curtis (in arte Totò) e il principe Vittorio S. Martino di Valperga. L’ex Imperatore accusava i tuoi avversari di averlo percosso e offeso, mettendo in dubbio i suoi titoli nobiliari.
Come noto, Marziano II è stato recentemente estromesso dalla casa Imperiale di Costantinopoli e dall'ordine costantiniano, da parte del Consiglio della corona Bizantina.
Il pretore, visto un autentico atto di nascita dello spodestato sovrano, dal quale risulta che con lui si chiama semplicemente il Lavarello Marziano fu Prospero, ha mandato assolti con formula piena il Pelliccioni e il San Martino, condannando il Lavarello alle spese.
«L'Unità», 25 gennaio 1952 |
Vedremo Totò sul trono di Bisanzio?
La morte dell’ultimo discendente dei Paleologo apre una vera e propria questione dinastica, nella quale sono coinvolti Totò, cioè S.A.I. Antonio de Curtis Comneno Foca, e Marziano Lascaris. A chi dei due spetterà ora il Trono di Bisanzio? Il Lascaris, che lo occupava di dritto col nome di Marziano II, fu destituito tempo fa da un Concilio di nobili per non essersi presentato al concilio stesso riunitosi a Roma per risolvere i problemi sorti con il riconoscimento giuridico della discendenza diretta agli imperatori di Bisanzio ottenuta da Totò, e la conseguente richiesta di questi per ottenere quanto gli spetterebbe per diritto.
Il Concilio allora - per risolvere salomonicamente lo spinoso dilemma - elesse alla somma dignità di Imperatore l'88enne Antonio Costantino Loghotate. Morto questi, vedremo ora sul trono dell'Impero di Bisanzio il popolarissimo comico italiano?
«La Stampa», 16 maggio 1952 |
Portata in Tribunale la «guerra fredda di Bisanzio»
Roma, 12 luglio, notte.
I giudici del Tribunale penale di Roma dovranno, in autunno, occuparsi di quella che è stata defluita la «guerra fredda di Bisanzio». Su denuncia del principe Antonio de Curtls Grifo Fokas Comneno di Bisanzio, al secolo il popolare attore «Totò», sono stati, infatti, rinviati a giudizio sotto l’Imputazione di calunnia Marziano Lavarello Lascaris, basileus titolare della corona di Bisanzio, il conte Guido Jurgens e il comm. Luigi Colino Rossi consulenti araldici della «imperial famiglia» Lavarello.
I magistrati dovranno decidere se — come sostiene Totò — esistano gli estremi del reato di calunnia nelle numerose denunce presentate a suo tempo dal suoi tre avversari al procuratore della Repubblica, denunce con le quali si accusava il De Curtls, pur sapendolo innocente, di falso continuato in atto pubblico.
Uno del tre Imputati, Guido Jurgens, dovrà rispondere inoltre anche del reato di diffamazione per avere nel corso di una conferenza stampa offeso la reputazione di Totò accusandolo, tra l'altro, di avere commesso degli illeciti e di non avere alcun titolo nobiliare efficiente.
«Corriere della Sera», 13 luglio 1952 |
Note
Nel settembre 1951 la magistratura conferma il titolo nobiliare di Totò già sancito dalle sentenze del 18 luglio 1945 e 7 agosto 1946 del Tribunale di Napoli. L'anno successivo Marziano II di Lavarello, dopo essere stato estromesso dalla casa Imperiale di Costantinopoli e dall'ordine costantiniano, da parte del Consiglio della corona Bizantina, viene ancora condannato ad un risarcimento nei confronti di Luciano Pelliccioni di Poli, l'esperto araldico di Totò ed il principe Vittorio S.Martino Valperga. Nell'estate del 1952 vengono denunciati dai legali di Antonio de Curtis, per il reato di "calunnia", il conte Guido Jurgens e il comm. Luigi Colino Rossi consulenti araldici della «imperial famiglia» Lavarello e lo stesso Marziano II di Lavarello Lascaris. Guido Jurgens, dovrà rispondere inoltre anche del reato di diffamazione. L'autunno 1952 segnerà un'altra vittoria legale di Totò, per il riconoscimento dei suoi titoli nobiliari.
Riferimenti e bibliografie:
Sintesi delle notizie estrapolate dagli archivi storici dei seguenti quotidiani e periodici:
- La Stampa
- La Nuova Stampa
- Stampa Sera
- Nuova Stampa Sera
- Corriere della Sera
- Corriere d'Informazione
- l'Unità