Antonella Lualdi la gelosa
I coniugi Interlenghi, che hanno speso 600mila lire di telefonate nei primi quattrodici giorni di permanenza di Antonella a Belgrado per il film "I mongoli", devono limitare il corso della loro reciproca salutare gelosia
Roma, settembre
Antonella Lualdi? Non la conosco». La "guerra” fra Anita Ekberg e Antonella Lualdi cominciò, un mese fa, con questa frase. Al cocktail offerto dal produttore Giambartolomei per l’inizio del film I mongoli erano intervenuti gli attori, i registi André de Toth e Leopoldo Savona, fotografi, giornalisti, ”publicity men”, qualche curioso, parenti e amici. Di solito queste cerimonie mondane si svolgono sotto il segno della noia, i discorsi vi raggiungono il sublime dell’ovvietò, e tutto si svolge con l’assalto ad un buffet, più o meno nutrito. Anche quello dei Mongoli. si avviava ormai verso la sua scontata conclusione, quando qualcuno ebbe l’idea di presentare la Lualdi alla Ekberg. Alla domanda: «Conosce la signora Lualdi?», l’attrice svedese, fissando la collega con aria attonita. «No — rispose — non la conosco...».
Le sue parole caddero in un silenzio glaciale, che accrebbe la loro importanza dandole un sapore di scandalo. Effettivamente esiste una etichetta non scritta, che regola i rapporti fra gli attori. Se proprio non si tratta di una comparsa, è norma che al nome di un collega ciascuno, invece di meravigliarsi, ostenti il piacere d’incontrar-lo. Ma la Ekberg è il contrario esatto di un’attrice rispettosa dell’ etichetta. E’ impulsiva, sbadata, incontrollata: le sue uscite sono imprevedibili, il suo comportamento tocca spesso l’acme dell’inopportunità. Se la Lualdi avesse voluto, le sarebbe stato facile approfittare della gaffe della collega, rovesciando la situazione; ma Antonella con molta eleganza preferì lasciar correre. I presenti, però (e i giornali), dissero che fra le due attrici era scoppiata la guerra.
In realtà, non di guerra si tratta, ma di un’opposizione così radicale di caratteri che, nella vicinanza, le differenze saltano, agli occhi. E' difficile infatti immaginare due persone tanto diverse quanto la Ekberg e la Lualdi. L’una non vede altro che se stessa, e quindi si trova a proprio agio in qualsiasi ambiente, salvo poi a mettere a disagio il suo prossimo; l’altra è timida, educata, piena di complessi. Anita aspira sempre a far colpo, a richiamare la attenzione su di sè; a suo modo è una diva, una delle ultime dive all’antica. Antonella è un’attrice professionista di tipo moderno; seria, tranquilla, riservata. Così, mentre la Ekberg (anche se non è lei a provocarlo), si compiace comunque di essere circondata da una certa aria di scandalo, non c’è nulla che la Lualdi aborra quanto lo scandalo. «L’unico scandalo della mia vita — ripete ogni tanto — è il mio matrimonio: la continuità del mio matrimonio».
Fra le attrici italiane Antonella Lualdi è forse la meno diva per carattere e abitudini: il suo sforzo maggiore è di condurre la sua vita privata come quella di tante donne che lavorano
Lo dice con orgoglio e, al tempo stesso, con un lieve disappunto, perchè essa sa benissimo come va il mondo oggi-giorno. La fedeltà non interessa a nessuno, la discrezione non fa titolo; e, invece, tutti gli occhi sono puntati sui tipi agitati, irrequieti, che una ne fanno e cento ne pensano. Così ogni tanto, quando si sente dimenticata dalla stampa, Antonella convoca una specie di consiglio di famiglia e propone a suo marito il seguente quesito: «Dobbiamo inventare qualcosa — dice. — Qualcosa che non sia uno scandalo, ma che abbia lo stesso effetto...». Franco Interlenghi conosce questa debolezza di sua moglie e sa che non bisogna contraddirla. Quindi per un po' la lascia parlare, almanaccare, discutere; poi si alza di scatto e con un tono serio dice: «Va bene, ho capito, vuoi divorziare...».
Di colpo la situazione si capovolge. Alla impennata del marito, Antonella reagisce sempre nella stessa impaurita, affettuosa maniera: gli corre incontro e gli butta le braccia al collo, tappandogli la bocca con la mano. E tutto ricomincia daccapo, allo stesso modo: fino alla -prossima moderata gioia per un successo, fino alla prossima crisi di Antonella. Entrambi però sono fatti secondari rispetto alla constatazione principale.
PIU’ DI TRENTA sono ormai i film che Antonella Lualdi ha girato dal tempo del suo debutto in ”Signorinella”. La maggior parte sono stati realizzati da produttori italiani ma. recentemente, anche dall’estero si è incominciato a interessarsi di lei; registi della "nouvelle vague”, come Chabrol. l’hanno voluta interprete di alcuni loro film. L’attrice, che è nata a Beirut nel 1931, vive a Roma e la prospettiva di abbandonare l’Italia, sia pure per la favolosa Hollywood, non l’ha mai molto attirata. Queste fotografie sono state fatte nella sua casa prima che la Lualdi partisse per la Jugoslavia per la realizzazione in esterni del film ”I mongoli”.
«Ci vogliamo sempre bene, il nostro è un matrimonio felice...». Infatti, avendo ormai doppiato il capo dei cinque anni, la Lualdi e Interlenghi sono entrati rispetto alle coppie normali nel novero dei "fortunati”, e rispetto alle coppie del loro ambiente, hanno addirittura stabilito un record. «Vedrai — dice Interlenghi — che quando raggiungeremo i dieci anni ci daranno una medaglia d’oro». Il merito di ciò va diviso in parti uguali fra il loro affetto e la loro gelosia.
Sembra una invenzione pubblicitaria (oggi addirittura logora), la gelosia della coppia Lualdi - Interlenghi; e invece è una realtà così viva e proteiforme che sembra una invenzione. Anche negli ultimi mesi, i due attori hanno giocato a rincorrersi e a sorvegliarsi da un capo all’altro d’Europa. Antonella lavorava a Ischia, e Franco è piombato nell’isola a bordo del suo motoscafo; Franco girava un film in Svezia, e Antonella ha fatto il diavolo a quattro per raggiungerlo. Non c’è riuscita, ma quando lui è rientrato a Roma, lei ha creato una specie di romanzo giallo intorno a una delle sue camicie. Secondo accertamenti eseguiti presso un misterioso "laboratorio tecnico", essa, infatti, avrebbe rinvenuto sulla camicia incriminata le tracce (occhi naso bocca) di un volto femminile scandinavo. Interlenghi non è ancora sicuro se Antonella gli abbia giocato uno scherzo o se simili accertamenti siano davvero possibili.
Poi la Lualdi è andata a Belgrado a girare un altro film, e Franco prima è stato a trovarla e poi ha cominciato a telefonarle ogni sera, da Roma da Palermo da Napoli... Il 1960 è stato per Antonella, dal punto di vista del lavoro, un. anno "buono". Ha girato quattro film, e tutti in Italia. Il primo è stato I delfini, presentato anche a Venezia; quello che sta girando attualmente è il quarto e il più grosso. Protagonista del film infatti è Jack Palance, spalleggiato dalla Ekberg, il che significa che si tratta di un film a carattere internazionale. Ma non è tutto: il meglio anzi potrebbe ancora venire. E si chiama Hollywood, un film da girarsi tutto in America. Quale attrice non avrebbe accettato? La Lualdi invece ha chiesto tempo per riflettere, e ora, d’accordo col marito, ha deciso di rifiutare.
LA COPPIA INTERLENGHI-LUALDI costituisce un notevole primato nel mondo cinematografico per la saldezza del vincolo che unisce i giovani coniugi. Si sono sposati nel 1955 ed hanno una bimba di quattro anni; si chiama Stella ed è bionda. La Lualdi si rivelò nel film "Cronache di poveri amanti” di Lizzani.
Perchè? In apparenza le ragioni sono più d’una. Per esempio (dicono) se in 14 giorni, da quando Antonella è a Belgrado, abbiamo speso 600 mila lire di telefonate, quante ne spenderemmo se la sua permanenza oltre Atlantico si prolungasse per due o tre mesi? E poi Hollywood che cosa significa? Se un film solo quasi nulla; se l’inizio di una nuova attività, troppo... Insomma la vera ragione è che tutti e due tengono più alla loro felicità che alla carriera, più alla loro vita che al successo; e la loro filosofia si può riassumere in una frase: «A questo mondo c’è una sola Antonella e non la voglio perdere... A questo mondo c’è un solo Franco...».
A.D., «Tempo», anno XXII, n.41, 8 ottobre 1960 - Fotografie di Paolo Costa
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A.D., «Tempo», anno XXII, n.41, 8 ottobre 1960 - Fotografie di Paolo Costa |