Leslie Caron ama le favole

Leslie-Caron

L'interprete di “Lili” arrivò a Hollywood per danzare e Hollywood scoprì in lei un'interprete ideale dei suoi film fiabeschi. Forse perché anche la sua vita è come una fiaba.

Cinque anni fa Leslie Caron era una sconosciuta. Nemmeno i più ottimisti pensavano che un giorno sarebbe stata una « stella » del cinema. Faceva parte dei Ballets des Champs-Elysées e, al massimo, poteva sperare in un brillante avvenire di danzatrice. Che se ne sarebbe fatto il cinema di quel suo viso prognato fra tanto tripudio di belle ragazze? Infatti, Leslie Caron arrivò al cinema attraverso la danza. Tutto accadde all'improvviso: il suo trionfò in un balletto di Roland Petit e, nello stesso tempo, la scrittura per Un americano a Parigi. Ma per la gloria cinematografica essa dovette aspettare Lili, il suo quarto film.

Leslie Caron ha dato di Cenerentola una nuova interpretazione facendone una ragazza dal cuore d’oro ma ribelle, incapace di sopportare la sua condizione in famiglia e che, per il suo carattere, è detestata da tutti. La scarpetta di vetro è diretto dallo stesso regista di Lili, il film che nel 1953 rivelò le doti espressive di Leslie Caron e le ha dato la gloria cinematografica.

Lili è sostanzialmente una favola e, poiché anche la vita di Leslie Caron ha un che di fiabesco, quel personaggio parve talmente suo che essa stessa fu in seguito chiamata Lili. Per lei andarono a rispolverare la favola di Papà Gambalunga e poi quella di Cenerentola, convenientemente trasformata, nel film La scarpetta di vetro, per la sua personalità di attrice e di ballerina. Era perciò inevitabile parlare di analogia tra la storia di Cenerentola e quella di Leslie Caron che, poco dopo il suo arrivo in America, aveva, insieme alla celebrità, trovato il suo Principe Azzurro nel giovane milionario George Hormeì. Ma proprio mentre essa interpretava La scarpetta di vetro il Principe Azzurro sparì con un divorzio dalla sua vita e, per dedicarsi compietamente alla sua professione, Cenerentola accettò di farsi accusare di « crudeltà mentale ».

«Epoca», anno VIII, n.275, 8 gennaio 1956


«Epoca», anno VIII, n.275, 8 gennaio 1956