Tuttototò - Totò a Napoli
Scheda del film
Regia: Daniele D'Anza - Soggetto: Bruno Corbucci, Mario Amendola - Sceneggiatura: Bruno Corbucci, Mario Amendola - Fotografia: Marco Scarpelli - Scenografia: Giorgio Aragno - Musica: Gianni Ferrio - Montaggio: Sergio Muzzi - Assistente alla regia: Simone Mattioli - Produzione: Aldo Pace per la BL Vision, Roma Prima trasmissione Rai: Programma nazionale, 13 giugno 1967 Durata: 50 minuti.
Interpreti e personaggi: Totò (la guida non autorizzata) - Luisella Boni (la presentatrice) - Ugo D'Alessio (il portiere dellalbergo) - Miranda Martino (Carolina la sorella della guida) - Amedeo Girard (il padre della guida) - Altri interpreti: Nunzio Gallo, Gloria Christian, Renata Mauro, Vittorio Bottone, Furelli Franco, Maciaz, Graziella Marina, Lorenzo Terzon, Peppino Di Capri e i Caravaglios
Soggetto, Critica & Curiosità
Il titolo doveva essere Totò a Natale poiché fu prevista l'uscita nel dicembre 1966, ma non se ne fece di niente. Totò legge alcune sue poesie dedicate a Napoli e interpreta il personaggio di una guida non autorizzata alle prese con un gruppo di turisti. Il programma fu trasmesso dal Programma Nazionale della RAI il 13 giugno 1967. Si tratta di uno special costituito da una prima parte in cui Totò recita alcune sue poesie su Napoli e una seconda dove — in veste di guida non autorizzata, come è esplicitamente scritto sul bordo del berretto — fa da cicerone a un gruppo di stranieri. Nel primo duetto con Ugo D'Alessio, la voce di Totò è stata doppiata (probabilmente da Carlo Croccolo), mentre per il resto della sequenza l'attore, con la sua voce e un microfono in mano, decanta ai turisti le varie bellezze di Napoli, facendosi pagare per ogni nonnulla. Allinterno dell'esile raccontino, Totò recita una sua famosa poesia dedicata a una bella ragazza di Mergellina che faceva l'acquaiola, qui visivamente interpretata da una fanciulla dai capelli neri (ritenuta dal principe una condizione necessaria per la bellezza di una donna), che si rivolge all'attore dichiarandogli francamente che il suo cuore è occupato da un ragazzo napoletano. L'episodio è gustoso, ma prevale un velo di malinconia che tutto avvolge. Le poesie recitate da Totò in modo dimesso e triste, il suo sguardo spento, l'espressione di un viso rassegnato ai dolori della vita e forse alla sensazione della fine imminente danno allo sceneggiato un senso di generale mestizia. La comicità appare avvolta in un alone di nostalgie e di ricordi e circoscritta all'interno di una recitazione spenta, anche nel passaggio sul camioncino scoperto, dove pure ci saremmo aspettati il solito scoppiettante dinamismo. Lo special si conclude con un brevissimo passaggio di 36', una {modal url="https://vimeo.com/146542929" class="blink"}ripresa documentaria dei festeggiamenti organizzati a Napoli per Totò{/modal} in occasione del suo sessantacinquesimo compleanno. È il 15 febbraio del 1963 e vediamo l'attore con gli occhiali da sole, quegli stessi che aveva fatto benedire nel 1957 dal parroco della chiesa di Santa Lucia. Il principe è seduto accanto a Franca Faldini in un ristorante napoletano, mentre sullo sfondo, allestremità del tavolo, si intravede la figlia Liliana. Tutti intonano Malafemmina e Totò è commosso fino alle lacrime. Dopo questa rapida apparizione, assistiamo alla famosa intervista che Lello Bersani fa nello stesso anno in casa dell'attore, che ha unappendice di tipo teatrale, con il principe de Curtis che invita il giornalista a recarsi in cucina, dove troverà Totò vestito da cameriere che sta mangiando solo, con una sveglia sul tavolo, e maledice il suo padrone — appunto il principe de Curtis — minacciando di ricorrere ai sindacati. L'intervista, unitamente all'incontro in cucina, dura complessivamente 12' e 52" e contiene la recita a memoria che Totò fa per gli spettatori italiani de A livella, che conclude lo special.
Video e stampa dell'epoca
«Radiocorriere TV», 14 giugno 1967
Alle 21, sul Primo, per la antologia televisiva Tutto Totò a cura di Bruno Corbucci e Mario Amendola andrà in ondi un altro dei filmati che il grande attore interpretò poco prima della morte. Quella di stasera «Totò a Napoli» è anzi l'ultima delle sue interpretazioni in ordine di tempo ed il regista Daniele D'Anza ne ha detto un gran bene.
Ma come credergli? E' come chiedere all'oste se il vino è buono, perché anche lo scadentissimo «Totò ciak» della scorsa settimana usciva dalla stessa cantina. Perciò Totò a Napoli preferiamo ricordarlo in certe sequenze cinematografiche de «L'oro di Napoli», dov'era un indimenticabile «pazzariello » e di «Napoli milionaria» nello striminzito soprabituccio degli anni di guerra.
Qui il copione gli ha affidato il ruolo di cicerone, manco a dirlo abusivo ed è in una macchietta, non sappiamo quanto riuscita, di «guida non autorizzata» che lo vedremo accompagnare i turisti in visita alla sua città. Un pretesto per mostrarne i luoghi più suggestivi e dar modo ad una schiera più numerosa del solito di interpreti della canzone locale di intonare, a gola spiegata i più noti motivi di Piedigrotta. Sono della partita Nunzio Gallo, Miranda Martino, Gloria Christian, Renata Mauro, Peppino Di Capri ed i Coravaglios.
«Stampa Sera», 15 giugno 1967
Stasera sul canale nazionale alle 21 ritornerà «TuttoTotò» con lo show «Totò a Napoli» cui parteciperanno a fianco dell'attore noti cantanti partenopei, da Gloria Christian a Peppino Di Capri. L'ultima puntata della trasmissione, «Totò ciak», è stata di un'estrema modestia.
«La Stampa», 15 giugno 1967
Totò, il grande Totò che amammo e a cui siamo riconoscenti per le ore di svago che ci ha fatto trascorrere, si è comportato, negli ultimi mesi della sua carriera e della sua vita, come il famoso ispettore calvo di «Carosello». Anche lui ha commesso un errore. Non per non avere usato una certa brillantina, ma per avere accettato di partecipare come protagonista alla serie televisiva di cui ieri è stato trasmesso un altro episodio dal titolo «Totò a Napoli». Le cronache ci dicono che Totò, durante la lavorazione di questi film, ogni tanto veniva colto da un dubbio, e chiedeva: «Ma voi dite che farò ridere?».
Forse, dall'alto della sua lunga esperienza di capocomico, si rendeva conto che lo avevano messo nei pasticci, sentiva con un istinto dell'attore di razza che le battute, le trovate, le «gags», e infine le scene e le situazioni in cui si muoveva, erano davvero modeste, erano gli scampoli di un avanspettacolo di quart'ordine, di periferia. E il dubbio lo angosciava: «Ma farò ridere?». Confidava certamente nelle sue risorse, nel mestiere, nella popolarità, nella sua faccia stralunata e famelica, nel suo marionettismo, per trasformare in comicità anche il più banale dei pretesti. E in buona parte è riuscito a far ridere, o sorridere, con i soli suoi mezzi, senza l'aiuto del copione. C'è riuscito, come già dicemmo, quando ha indossato gli abiti di alcune sue notissime e collaudate macchiette, che seppure vecchie e sfruttate, egli era in grado di «resuscitarle» con la sua impareggiabile maschera
Ma una volta esaurito il prezioso filone dei vecchi sketches, per lo meno dei più famosi e spiritosi, Totò si è trovato allo scoperto, un sinistrato in mezzo a una tempesta di banalità e di luoghi comuni, un naufrago che cerca disperatamente di aggrapparsi alla sua vena e alla sua arte per non soccombere. Come è avvenuto la volta scorsa con «Totò ciak» e come è avvenuto ieri con «Totò a Napoli», due copioni senza succo, sebbene il secondo, dove l'attore dava fondo al suo paradossale umorismo nella caratterizzazione di una guida abusiva che truffa i turisti, sia stato meno arido del primo. La fortuna di questi telefilm, se fortuna si può chiamare, è che sono stati mandati in onda tempestivamente, sfruttando la commozione e il dolore che la scomparsa di Totò aveva suscitato. Ma se è vero che il pubblico e la critica, nella particolare luttuosa circostanza sono stati indulgenti, per l'affetto e il rispetto portati al grande Totò, è altrettanto vero che con questa serie televisiva non sì è reso un buon servigio alla memoria dell'attore.
«Il Messaggero», 16 giugno 1967
Totò - massacro
Nebbia fìtta, iersera, su entrambi i canali. Apriva le operazioni del primo l'inqualificabile rassegna dedicata al povero Totò, cui faceva seguito il numero di «Tribuna politica», imperniato sul dibattito tra un rappresentante del PRI e uno del PSIUP relativo alle recentissime elezioni in Sicilia. [...] E veniamo ai fatti. E’ dunque proseguito il massacro, impunito, di Totò. Ieri lo si è visto nel vortice di una serie di sketches e di battute raccapriccianti, sullo sfondo di Napoli e dintorni, di canzonette e mandolini, che con lui e con la sua autentica vena d’attor comico c’entravano come i cavoli a merenda. Quanta pena, quante pugnalate alla schiena, quale oltraggio alla memoria d’un artista che non di rado seppe onorare la grande tradizione del teatro comico italiano, quale prova di cattivo gusto questo omaggio al «caro estinto». Ecco una trasmissione che dovrebbe cadere sotto i rigori del. la censura. Ma la sola censura che da noi non esista è quella contro i crimini di lesa onorabilità artistica. Speriamo che lo scempio finisca presto.
Capeggiando i programmi del secondo canale, può darsi che «Cronache del cinema e del teatro» abbia avuto ieri l’assistenza d’un pubblico più numeroso del solito. Ma forse non ne valeva la pena, perchè la trasmissione preferisce, tutto sommato, svincolare negli angoli tranquilli della futilità o a ridurre la sua funzione al più o meno velato «soffietto» pubblicitario, piuttosto che condurre un discorso organico e ragionevolmente critico sui vari aspetti e problemi del mondo dello spettacolo. Del numero messo in onda ieri (ultimo, se abbiamo inteso bene, della presente stagione) ci sembra che si sia salvato solo il breve ritratto del proverbiale trasformista e attore Leopoldo Fregoli.
Ber., «Il Piccolo di Trieste», 16 giugno 1967
Totò fatto a pezzi
Ieri una sconclusionata rassegna di canzonette napoletane dove il celebre comico era, melanconicamente, l'ombra di se stesso
E' un fatto triste, quasi imbarazzante, ma bisogna pure registrarlo: la serie «Tutto Totò» si sta sfasciando in modo miserevole. L'inizio era sembrato accettabile i copioni erano modesti ma in ogni caso davano la possibilità al grande comico di esibire, benché a sprazzi, i suoi numeri più popolari. Nell'insulsaggine delle trovate e del dialoghi ci si consolava constatando che Totò era sempre Totò e pensando che comunque queste trasmissioni sarebbero rimaste come estreme testimonianze dell'attività dell'attore.
Ma le consolazioni di tipo sentimentale sono regolarmente inutili e fallaci. Via via abbiamo dovuto ricrederci. Le storielle erano troppo stolide. Totò finiva col farci cattiva figura, e quanto alla testimonianza, al documento, meglio lasciar perdere: era in fin dei conti un deplorevole servizio alla memoria di un interprete pressoché favoloso. La settimana scorsa «Totò ciak» ha segnato il crollo. Ma c'è sempre un peggio; e il peggio è arrivato ieri sera sotto forma di «Totò a Napoli»: uno show di terz'ordine, una sfilata di canzonette spesso banali e cacciate dentro nello spettacolo a forza, diremmo a sproposito, con un legame tenue fra motivo e motivo, una scorribanda per Napoli a bordo di un autobus pieno di turisti, cicerone Totò.
Napoli illustrata da Totò poteva essere un'idea. Ma non c'erano battute, non c'era spirito, non c'era niente. Non c'erano nemmeno, ad essere sinceri, immagini particolarmente suggestive di Napoli. Un programmino canoro realizzato in economia come se ne sono visti cento in televisione, una povera cosa in cui Totò, melanconicamente, era l'ombra di se stesso. C'è da chiedersi: visto il basso livello della puntata, era proprio indispensabile trasmetterla?
«La Stampa», 16 giugno 1967
Riferimenti e bibliografie:
- RaiPlay.it
Sintesi delle notizie estrapolate dagli archivi storici dei seguenti quotidiani e periodici:
- La Stampa
- La Nuova Stampa
- Stampa Sera
- Nuova Stampa Sera
- Il Messaggero
- Corriere della Sera
- Corriere d'Informazione
- L'Unità
- Radiocorriere TV
- Il Piccolo di Trieste