Sandra Milo, la finta sprovveduta
Sandra Milo, che ha riportato a Venezia un notevole successo personale nel film "Adua e le compagne”, posa a sciocca e svanita, ma in verità è proprio l’opposto
Roma, settembre
«Io irritarmi se mi scambiano per Rossi Drago?». Sandra Milo mi guarda con la sua aria stupefatta. Si stringe nelle spalle, e poi, con dolcezza: «Oh no — dice — e perchè? In genere mi diverte...». Si mette di profilo davanti allo specchio del camerino e si studia a lungo. Ma non si capisce bene se sia compiaciuta o dispiaciuta di se stessa. Poi si getta a sedere sul divano e, divertita, aggiunge: «E mica soltanto con la Rossi Drago... Mi scambiano anche con Farah Diba, con la Magnani e perfino con Claudia Cardinale. Adesso non mi ricor-
do più, ma ce ne sono altre. Dipende dalla pettinatura, dal trucco...».
Dipende dalla sua volubilità. Sì, è molto volubile (e irrequieta). Un giorno le piace vestir bene, un altro va sciatta e trasandata. Certe volte la gente le dà più anni di quanti ne abbia, altre volte la scambiano per una ragazzina. Accade che i suoi stessi amici talvolta rimangano perplessi. Sarà lei, non sarà lei? Però mica sempre va così; l’altro giorno, per esempio, è stata riconosciuta e acclamata e portata in trionfo e se non incontrava un gruppo di fotografi che l’hanno liberata chissà come sarebbe finita.
Era qui, agli studi della Farnesina. Aveva cominciato a girare, in mezzo a preziosi mobili tarlati, con dei vestiti meravigliosi e un trucco grigio da far paura, il suo nuovo film: Fantasmi a Roma, di Pietran-geli. Una divertente storia di fantasmi, che vivono e soffrono come i viventi. A un certo punto, arriva la notizia: «Passano gli olimpionici...»; e lei, così com’era, mezza truccata, con la parrucca in testa da dama dell’Ottocento e i suoi cinquanta boccoli, vola a ponte Milvio su una macchina della produzione. Si mescola fra la folla, guarda, ammira, applaude. E anche gli olimpionici la guardano, si fermano, applau-dono. Nessuno, ovviamente, la riconosceva; ma arriva un gruppo di soldati, ed ecco un urlo: «La Pompadour...». Si buttano su di lei, la sollevano sulle spalle. «Un momento», dice Sandra, interrompendo il suo racconto, «ora le spiego. Deve sapere, dunque, che io, fra le altre cose, ho girato anche un fumetto, dove facevo la parte della Pompadour... Allora la parrucca, i boccoli, i soldati, capisce?...». E scoppia a ridere così divertita che sembra non stia parlando di sè ma di un’altra. Di un’altra un po’ sciocca, sfortunata, e tanto svanita da ridere di se stessa. Del resto, questo gioco le è abituale. Non soltanto, infatti, si diverte a vestirsi alla Rossi Drago e a spettinarsi alla Magnani, ma le piace essere scambiata per quella che non è, lei come donna. Fino a pochi giorni fa, il giudizio più corrente su Sandra Milo era questo: «Sì, è una bella ragazza, simpatica, alla mano, ma è un po’ svanita...». Credete che fosse un giudizio malevolo? Macché, è lei stessa che lo avalla, e basta starci insieme mezz’ora per accorgersene.
SANDRA MILO, nella foto di queste pagine si trova nel parco della villa romana che è servita per alcune riprese del film "Fantasmi a Roma”. Lo dirige Antonio Pietrangeli, che ha voluto ampliare il personaggio così ben riuscito alla Milo in ”Adua e le compagne”: ironico, divertente, malizioso.
CHI HA VISTO ”Adua e le compagne” troverà un po’ diversa la Milo di questa fotografia: più morbida, più seducente, meno ironica. In realtà il suo personaggio è in evoluzione. Nei primi mesi del ’61 la Milo sarà (si suppone) una specie di Bovary della provincia italiana, in un nuovo film di Bolognini dal titolo romantico: "Amore mio”.
E’ sempre distratta, fa domande inopportune, casca dalle nuvole. Prima di accompagnarla nel suo camerino, ero andato a trovarla nel teatro di posa. Da due ore la lavorazione del film era sospesa, per un guasto ai cavi elettrici. Sparsi qua e là, attori e tecnici aspettavano rassegnata-mente il ritorno della luce. Seduta in un angolo, la Milo chiacchierava con Belinda Lee. A un certo punto si rivolge ad un tecnico e gli chiede: «Ne avremo ancora per molto?».
«E’ mancata la luce», risponde quello distratto. «Ah — esclama l’attrice con l’aria felice e stupefatta di chi scopre d’avere il naso — è mancata la luce...».
Ma se tutti gli svaniti fossero come Sandra Milo non c’è dubbio che il mondo sarebbe pieno di "dritti”. Glielo dico e l’attrice spalanca gli occhi fingendosi spaventata. «Zitto — mi sussurra mettendosi il dito davanti alle labbra — questo è un segreto; non bisogna dirlo a nessuno». Ma poi cambia idea. «Certo — dice — è molto comodo far credere che uno vive nelle nuvole. Vuole sapere i vantaggi che offre?». Apre la mano, e toccandosi la punta delle dita con l’indice delia altra: «Il primo vantaggio — dice — è che sembri priva di difesa, il secondo che la gente ti sottovaluta in partenza, il terzo che in tal modo ti riesce molto più facile ottenere tutto quello che vuoi».
PRIMO PIANO di Sandra Milo. L’attrice ha interpretato finora otto film, tutti di buoni registi, ma in parti minori fino a ”La giumenta verde” che le diede grande popolarità in Francia (si spera che il film possa uscire presto in Italia).
UNA GRANDE OCCASIONE cinematografica sta per presentarsi a Sandra Milo: ai primi di novembre, terminate le riprese di "Fantasmi a Roma”, l’attrice dovrà ricreare un celebre personaggio femminile di Stendhal: ”Vanina Vanini”. Dirigerà il film Roberto Rossellini. Con la Milo reciterà l’attore francese Terzieff.
Quando ha girato Adua e le compagne, per esempio, insieme con lei lavoravano due attrici famose. Simone Signoret ed Emanuelle Riva. Bene, ognuna delle due temeva l’altra, e quindi si odiavano a morte, si controllavano reciprocamente, cercavano di rubarsi la parte; e lei, invece, l’adoravano. Finito il film, non ti dico. Le hanno mandato mazzi di fiori, le hanno scritto da Parigi, lettere e cartoline affettuosissime. Perchè tutto questo? Per la sua modestia, per il suo aspetto inoffensivo. Che potevano temere da quella ragazza sempre sorpresa dagli avvenimenti e che si esprimeva con una voce serafica alla Judy Hollyday?
Così, lei ha potuto lavorare in pace, e costruirsi, per bene, giorno per giorno, il suo personaggio, che, vedi caso, era proprio quello di ima ragazza, sprovveduta e sciocca; il che rendeva il suo gioco anche più facile, perchè le sue colleghe potevano pensare che lei si limitasse a rifare se stessa. Soltanto alla fine, dopo aver visto il film, la Signoret ha capito: «In questo film — le ha detto — sei molto brava; vedrai che ti porterà fortuna». E la sua profezia non ha tardato ad avverarsi. Sandra Milo è infatti una delle "scoperte” del recente Festival di Venezia.
«Brava, intelligente, duttile, piena di estro», gli aggettivi sono sgorgati con generosità dalla penna dei critici.
E’ DIFFICILE definire geograficamente l’attrice oggi romana: è nata in nord-Africa, ma è vissuta nei suoi primi anni a Viareggio e nella adolescenza a Milano.
E anche dalla bocca di tutte le persone che, conoscendola superficialmente, credevano di sapere tutto di lei. «Insomma — dice l’attrice — hanno scoperto che non sono una svanita»; e un lampo malizioso guizza nei suoi occhi calmi e stupefatti, tradendo la sua gioia. Non c’è piacere più sottile per un "addormentato” che dimostrare agli altri che gli addormentati sono loro. La carriera di Sandra Milo è un po’ tutta una successione di questi piccoli colpi di scena, di sorprese giocate al suo prossimo, produttori, registi, attori. Fin da quando De Sica la rifiutava per i ruoli brillanti dicendo che era un tipo drammatico a quando, pochi mesi fa, ancora la respingevano dalla sala di doppiaggio e ora invece hanno scoperto che ha una voce "insostituibile”.
Adesso, nella scia di Adua, il regista Antonio Pietrangeli l’ha voluta per un personaggio che ha qualche lato in comune con quello del suo film precedente. Flora (cioè il fantasma di Flora) è una ragazza dell”800 che si è uccisa per amore e che, sciocchina e fissata, ogni sera si ributta nel Tevere, da ponte Sisto. Ma Sandra Milo non ha intenzione di fermarsi qui, a questo tipo di personaggio. Del resto, non le disse Cayatte che lei ha «la pelle drammatica»?
A. D., «Tempo», anno XXII, n.40, 1 ottobre 1960 - Fotografie di Angelo Frontoni
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A. D., «Tempo», anno XXII, n.40, 1 ottobre 1960 - Fotografie di Angelo Frontoni |