La grande occasione di Sandra Milo
L’attrice milanese l’ha saputa cogliere superando ogni genere di ostacolL Alla fine Jacques Becker le ha detto semplicemente: “Sono contento di lei”, un complimento importante per una giovane recluta del cinema
Roma, agosto
«Non sarò mai felice; non avrò mai un grande amore. La linea del cuore infatti è tutta frastagliata, non è solcata da nessun segno forte, incisivo. In compenso avrò fortuna, diventerò celebre: ciò avverrà in concomitanza con una grande svolta che subirà la mia vita la cui linea oscillante acquista da un certo punto in poi un andamento deciso...». Sono le confessioni e le previsioni di Sandra Milo sulla sua vita. L’attrice che è molto superstiziosa le ricava dalle linee della propria mano. Ovviamente, per lei si tratta di categoriche verità e quando ha finito le sembra di aver svelato i suoi segreti più gelosi. Assai più che se avesse parlato senza adoperare le metafore immaginose e generiche degli zingari. E con un moto di difesa chiude la mano. Ma come interpretare il significato della "grande svolta”? Sì, la grande svolta nella vita della giovane attrice, è stato il cinema.
La passione di leggere la mano Sandra Milo se la porta dietro fin da quando era una ragazzina, e si tratta di una passione tutt’altro che innocua. A Parigi, dove è stata recentemente per partecipare all'Arsenio Lupin di Jacques Becker, se non avesse deciso di smettere le sarebbero rimasti assai pochi amici. Cominciò con l'operatore del film: «Una mano disastrosa! Intelligenza scarsa. Vita corta. Fortuna trascurabile». «Diventerò almeno celebre?» gemette lo sventurato. «Purtroppo no». L’onestà imponeva che glielo dicesse. E Sandra si fece il primo nemico. Andò un po’ meglio con altri, ma quando disse senza metafore ciò che vedeva nella mano del cognato di Becker, rischiò di commettere una grossa gaffe, «Una viva intelligenza», disse la Milo, «ma con delle grandi lacune». Pare che cogliesse perfettamente nel segno perchè un fìtto e imbarazzante silenzio seguì le sue parole. Da quel momento decise di non concedere più udienza a nessuno.
LE VACANZE di Sandra Milo, che le trascorre tra Roma e la spiaggia di Ostia, sono quest’anno particolarmente meritate perchè giungono dopo che l’attrice ha interpretato a Parigi la prima parte veramente importante della sua carriera in un film di Jacques Becker.
DA PARIGI l’attrice è tornata con un fornito guardaroba e con un regalo per ciascuna delle sue amiche. E’ ridiventata bionda dopo aver recitato a Parigi con i capelli di color rosso nella veste di un'amica di Arsenio Lupin.
Il film di Becker costituirà, con tutta probabilità, una svolta nella grande svolta. Finalmente, infatti, la Milo ha ricoperto un ruolo impegnativo sotto la direzione di un grande regista. Jacques Becker, come si sa, ha vinto recentemente perfino un "Nastro d’argento”. E’ nato esattamente cinquanta anni fa a Parigi, è stato assistente di Jean Renoir, e ha debuttato nella regia nel 1935 col film "Le commissaire est bon enfant”. Ha al suo attivo film famosi: "Edoardo e Carolina”, ”Casco d’oro”. L’essere stata scelta da lui per una parte di notevole difficoltà ha significato per Sandra Milo la fine del periodo dì apprendistato cinematografico.
LE PROSPETTIVE di lavoro per l'avvenire sono molte per Sandra Milo. ra l’altro dovrà scegliere fra due film che verranno girati circa alla stessa epoca. O lavorerà sotto la direzione di Turi Vasile in un film tratto dalla commedia "Sulle strade di notte”, messa in scena dalla Compagnia Miranda-Ninchi o parteciperà a quello di Pietrangeli, "Le chiacchierate". Probabilmente accetterà il lavoro che inizierà prima. La Milo debuttò in ”Lo scapolo” accanto ad Alberto Sordi.
Arrivata a Roma da Milano circa un anno fa, Sandra Milo sapeva ciò che voleva raggiungere, ma non si faceva troppe illusioni. Un certo atteggiamento ironico verso la vita e verso se stessa è uno dei suoi lati positivi: forse, ella dice, mi portò fortuna il mio cagnolino. Un mese dopo l’attrice fece il primo provino per Racconti romani, che non ebbe seguito, mentre lo ebbe quello per il film Lo scapolo. Fu una delle ragazze che tentano il celibato di Alberto Sordi, la hostess, quella che secondo il regolamento delle aviolinee se si sposa deve smettere di volare. Per l’occasione si parlò di un flirt fra lei e Sordi, ma data la corrispondenza tra il film e la realtà (Sordi è uno scapolo impenitente), sarebbe ingenuo non pensare che si trattasse di una trovata pubblicitaria. Servì per lanciare il suo nome.
Dopo lo Scapolo, il secondo film: Mogli e buoi... Ma non lo terminò neppure. Si trovava a Ravenna con la troupe, quando arrivò la proposta per il film di Becker, e tanto fece, pregò, insistette, che i produttori alla fine acconsentirono a lasciarla libera prima del tempo. La ragazza intraprendente che nel film fa la corte a un ricco ereditiero italo-americano, a un certo momento scomparirà dalla storia. Gli spettatori si domanderanno dove sia andata a finire: ma la loro curiosità rimarrà senza risposta. Bisognerebbe rispondere raccontando loro la vita privata di Sandra Milo, che in quel periodo assume un ritmo quanto mai agitato. In una settimana l’attrice andò a Parigi e cenò con Becker all’aeroporto, tornò a Milano per rinnovare il passaporto, passò da Roma a prendere i vestiti per il Festival di Berlino, da Berlino tornò a Roma, e da qui prese l’aereo per Parigi.
Finalmente, si disse, era arrivata una buona occasione. Sandra Milo appartiene infatti a quella schiera di giovani attrici, i cui primi passi nel mondo del cinema hanno coinciso più o meno con il periodo di crisi. Bisogna ammettere che la loro situazione è patetica: sono piene di ottime aspirazioni, ma i film sono pochi, di qualità mediocre, e realizzati spesso secondo una formula collettiva, che implica la presenza di sei o sette ragazze contemporaneamente. Allora, nel più fortunato dei casi, la patente di attrice devono andarsela a guadagnare all’esteso. Sandra Milo ne ha già ricevuto un prezioso anticipo.

NEL MONDO cinematografico parigino Sandra Milo si è fatta molto notare e apprezzare. L’hanno definita "l’attrice italiana che ha gli occhi più belli”. L’attrice afferma che nemmeno un eventuale matrimonio potrebbe affievolire la passione per il cinema. Per accettare l’offerta di Becker, l’attrice milanese aveva chiesto e ottenuto di interrompere il suo lavoro in "Mogli e buoi...” il film che è stato terminato da Franco Rossi in seguito alla scomparsa di Leonardo De Mitri.
«Sono contento di lei», le ha detto Becker al termine del film, «ha la stoffa per diventare una buona attrice». E venendo dal regista di Casco doro, queste parole erano molto di più di un complimento. D’altronde, la Milo ha fatto di tutto per guadagnarsele: per esempio, ha avuto la pazienza, pur non conoscendo che poche parole di francese, di imparare a memoria il copione e di recitare, che non è la stessa cosa che leggere, tutta la sua parte in questa lingua.
E si trattava di una parte tutt’altro che trascurabile. Nel film che si avvale apparentemente del meccanismo della pochade, essa infatti è la moglie del Presidente del Consiglio, l’amica del prefetto di polizia, e una delle "simpatie” di Arsenio Lupin, al quale, in una certa scena, concede tre baci. E stata, per la Milo, la scena più difficile di tutto il film. Di solito capita al primo film di trovarsi in imbarazzo, ma a lei non era mai successo di dover baciare un uomo di fronte a tante persone che la fissavano; si sentiva enormemente a disagio. Per di più Robert Lamoureux, che interpretava Lupin in uno dei suoi famosi travestimenti, quello di un attaché dell’Ambasciata italiana, era truccato con una lunga barba e con un paio di baffi foltissimi e pungenti, i quali non favorivano certo l’operazione. Insomma, il bacio essa lo dava, ma con le labbra chiuse. Becker scattò: «Ma io voglio un bacio vero, appassionato!».
Quella francese è stata dunque un’esperienza completa. L’attrice è tornata a Roma da pochi giorni, un po’ dimagrita ma per la prima volta soddisfatta di sè. «Credo di essere stata bravina», dice, poiché non ama le iperboli. Da Parigi si è portata con sè sull’aereo un piccolo barbone di pochi mesi, regalatole dalla Produzione del film: sembra ormai deciso che tutte le tappe importanti della sua carriera debbano essere contrassegnate dalla presenza di qualche rappresentante della razza canina. Per una che crede ai simboli, potrebbe essere un motivo di compiacimento e di meditazione. Si riposerà qualche giorno e poi nuovo lavoro la aspetta.
Stelio Martini, «Tempo», anno XVIII, n.34, 23 agosto 1956
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Stelio Martini, «Tempo», anno XVIII, n.34, 23 agosto 1956 |