Io e il Cervino

Renato-Rascel

Renato Rascel descrive le proprie sensazioni nell’affrontare per la prima volta l’alta montagna, avventura In cui ha avuto come compagna la giovane attrice milanese Liuba Rosa

Cervinia, dicembre

Era tanto tempo che non vedevo il Cervino! Ma proprio tanto: fin dalla nascita! Cosa volete, la vita ci ha sempre diviso: io alto un metro e cinquantacinque e lui un bel po’ di più; io sempre in giro per i palcoscenici e lui fermo, là, fra le altre montagne, che, con le cime tutte ammantate di neve, sono sicuro che continuano a dire: «Credevo che la mia cima fosse ammantata di bianco; ma
quando ho visto la tua, lavata con omo...».

Comunque, la cosa cominciò in questo modo: me ne arrivavo bel bello da Roma... (A proposito di questo fatto di uno che arriva "bel bello”, dopo aver passato la notte in una di quelle infernali cuccette delle nuove carrozze di alluminio, vorrei proprio aprire una parentesi; posso? Grazie. Dico, a parte che io sono piccolo e che, quindi, nel letto riesco a starci quasi tutto, l’idea dei tre gradini di chi è? Uno, per coricarsi, deve fare una specie di scalata: poi si ricorda che ha lasciato le sigarette nella tasca dei calzoni; allora ridiscende, cerca i calzoni, ma i calzoni si trovano sotto la giacca che si trova sotto il cappotto; e il cappotto non lo trova, perchè è tini io per terra, giacché l’unico gancio esistente nello scompartimento, appena ci si appende la stampella con tutti gli indumenti sopradescritti, si stacca subito. Ma a che devono servire, questi ganci? A sopportare soltanto vestiti di voile e di chiffon?... Finalmente, trovati i calzoni, tutto da capo: uno riprova a salire i tre maledetti gradini, ma, al secondo, il treno frena d’improvviso e, allora, dopo un volo pauroso, capisce finalmente l'utilità di quella poltrona preparata lì sotto: male che vada, se proprio non gli riesce di raggiungere il letto, potrà sempre passare la notte in poltrona!...). Dicevo, dunque, che me ne arrivavo bel bello da Roma, come tutte le settimane, per la consueta puntata di "Rascel-La Nuit"; e, ad essere sincero, a tutto pensavo, tranne che alle montagne. E, invece, il Cervino mi aspettava! Gentile da parte sua, no?

Decisi di non farlo aspettare e partimmo subito in macchina: Autostrada, Santhià, Ivrea, Val d’Aosta, Cervinia.. Arrivammo in un battibaleno e, come appena sceso dal treno avevo trovato la macchina, così, appena sceso dalla macchina, trovai pronta la funivia.

Siete mai stati in funivia? Roba da pazzi! E’ come quando si fa il bucato e si mettono a stendere le camicie in terrazzo: appena si alza un po’ di vento, se le mollette non sono più che solide, le camicie si staccano dal filo e volano di sotto. E, finché si tratta di camicie, pazienza! Ma quando si tratta di noi... Giusto?

Comunque, dopo aver dondolato per venti minuti sull’abisso, il vagoncino della funivia si fermò — e noi ci affrettammo a scendere subito! — al capolinea di Plateau Rosa, a leggermente 3.500 metri di altezza! Dico, vi rendete conto? Che meraviglia! Io non avevo mai visto le cose così dall’alto!

Come se non bastasse, ad aspettarmi c’era Liuba Rosa, una ragazza stupenda, che toglierebbe il respiro anche in uno scantinato: figuratevi, quindi, lassù, dove l’aria era già rarefatta per l’altezza! Insomma, fra Liuba e i 3.500 metri, sentivo continuamente il cuore che batteva, batteva... E vi dirò che questo fatto del cuore che batteva, batteva, mi confortava non poco: giacché sapevo che se il cuore avesse smesso di battere, sarebbero stati pasticci, sarebbero stati!

A questo punto, venne fuori Leo Gasperl. Dire che Leo Ga-sperl è maestro di sci, è dire la verità, ma dicendola solo in parte: Leo Gasperl è un tecnico, un poeta, un innamorato degli sci! Chi non lo conosce?... Io!... Voglio dire, io non lo conoscevo; ma le sue prime parole risuonarono dolci nel mio animo preoccupato, quando maternamente mi spiegò che la prima cosa da farsi era trovare una misura di sci adatta alla mia altezza... Non fu una cosa semplice!... Subito dopo, visto che i miei timori erano tutt’altro che svaniti, mi spiegò che per coloro che hanno l’impareggiabile fortuna di essere bassi, (e io ero senz’altro un fortunatissimo!), l’arte di sciare è molto facilitata, per ragioni di baricentro: avendo, insomma, il baricentro molto vicino al suolo — così mi disse Leo Gasperl — avrei potuto sciare tranquillamente, senza mai cadere! Infatti, caddi subito: ma solo perchè m’ero buttato indietro con il corpo; poi, però, mi rialzai ed imn^edia la mente ricaddi: ma solo perchè m’ero buttato troppo in avanti; infatti, appena rialzato, ricaddi di nuovo: ma solo perchè... Insomma, i "perchè” e le ragioni per le quali uno cade con gli sci, sono infiniti; il fatto è che cade, cade continuamente e che questa storia del baricentro deve essere tutta un’invenzione! Comunque, devo tornare lassù per Natale e conto di starci almeno una quindicina di giorni: voglio proprio vedere se, fra il mio amico Fabiano, proprietario dell’ Albergo Cristallo, e quel simpaticone di Leo Gasperl, non riuscirò ad imparare non dico ad andare sugli sci, ma almeno a cadere su una parte del corpo un po’ diversa, perchè questa ce l’ho piuttosto indolenzita!...

1956 12 27 Tempo Renato Rascel f5L’ALTA MONTAGNA è stata una scoperta sia per Rascel che per Liuba Rosa che qui brindano all’avvenimento e alla decisione di lavorare insieme entro il prossimo anno, in un film musicale che il comico romano ha in mente di realizzare. Liuba Rosa ha debuttato nel mondo del cinema prendendo parte all'ultimo Alm girato da Renato Castellani ”I sogni nel cassetto”.

E, poi, un freddo! Per fortuna, mi avevano preparato una capanna di ghiaccio, un "igloo”: l’avete sentito dire anche voi che gli eschimesi si costruiscono gli "igloo” e ci restano al caldo tutto l’inverno? Beh. è una balla! Ma, dico, non saranno mica scemi gli eschimesi!... Un freddo, ragazzi! Se non uscivo subito dalla capanna, ci restavo per sempre: e tutto d*un pezzo!

Meno male che fuori c’era il sole! Ma una nuvola lo copri subito: che fare? Mi avvicinai agli occhi neri, caldi, vulcanici, di Liuba Rosa. Cominciai subito a sudare

Renato Rascel, «Tempo», anno XVIII, n.52, 27 dicembre 1956


Tempo
Renato Rascel, «Tempo», anno XVIII, n.52, 27 dicembre 1956