Il ricordo dei serpenti
Silvana Mangano ci ha raccontato, nella quiete familiare della sua casa di Roma, le fatiche del film “La diga sul Pacifico”: il caldo dell’Indocina, il fango, le sanguisughe, i serpenti. Ecco gli ultimi fotogrammi del film.
Roma, giugno
Questi giorni in cui, nelle famiglie borghesi, si comincia a discutere della villeggiatura, hanno portato a Silvana Mangano una buona notizia. Il film Le bambole, che avrebbe dovuto interpretare in estate insieme alla LoIlo, non si farà. «Così», essa conclude con un quieto sorriso, tirando un sospiro di sollievo, «potrò godermi in pace le mie vacanze». Ed eccoci, improvvisamente, di fronte al risaputo ma sempre sconcertante mistero di Silvana. Di solito, quando un film va a monte, tutte le attrici segretamente si disperano: tanto di più, se si tratta di un film importante. Le bambole, per esempio, doveva esserlo. Ma le reazioni della Mangano sono sempre l'opposto di quelle che uno si può aspettare da un’attrice normale. Più il film è importante, e più essa si rallegra che non si faccia. Gli anni passano, e il suo atteggiamento di rifiuto verso il cinema non muta.
Ormai tutti ne hanno scritto, in tutte le lingue del mondo; ma la Mangano, nell’intimità della sua casa, ne è la parlante dimostrazione. Seduta accanto alla finestra, con una tenda di tulle in grembo, sulla quale ricama del fiori verdi, è una signora borghese, in un uggioso pomeriggio di primavera. Ci ha appena teso la mano, che già è china sul suo lavoro. Indossa un vestito nero, scollato, che accentua il pallore naturale del suo viso; un filo di trucco prolunga, appena, le ciglia. Accanto a lei è Veronica, che l'osserva; poi, di colpo, la bambina si avvicina al giradischi, e lo mette in funzione. Un dolce suono di flauto si diffonde nella stanza. La Mangano, spazientita, solleva gli occhi, «Ma Veronica», dice, «è sempre lo stesso disco. E' da ieri che non sentiamo altro che questo!».
La bambina scoppia a ridere, e, con la caparbietà dispettosa dei ragazzi, scuote la testa. E’ il motivo del film Il re ed io: quello che commenta la presentazione dei bambini al re del Siam. Ha un che di infantile, di allegro, e di orientale. Veronica ne è incantata. Poi se ne dimentica, e si mette a girare per la stanza. Ora il suo sguardo è attirato da una fotografia, su di un giornale: è una foto di tre anni fa, in cui si vede la Mangano accanto ad Yul Brinner, ad un pranzo ufficiale. La bambina è incuriosita. Prende la rivista e la porge alla madre. «Ma qui con chi stai?», le chiede. La Mangano guarda attentamente, poi esclama: «Ma questo è il re del Siam». Veronica rimane interdetta; la rivelazione la sconcerta un po’; ma poi, subito riprendendosi, dice: «Accidenti, è più bello di papà».
Ora la Mangano sorride. E’ passato una mezz’ora circa dal nostro arrivo. La luce che proviene dal piccolo cortile interno della villa si è un poco ad-dolcita. Con la nostra ospite abbiamo scambiato finora poche parole, e dedsamente ci sentiamo degli intrusi. Ma chi non si sentirebbe un intruso se dovesse parlare ad una signora qualsiasi di un argomento che l’annoia?
E quindi è meglio non parlare alla Mangano dei suoi progetti di lavoro per il futuro. Sappiamo, per esempio, che Dino de Laurentiis ha in programma, per lei, un altro film diretto da René Clément. Ma essa d guarda con una espressione piena di noia, «Preferisco», dice, «non pensarci. Se comincio a parlarne, è come se già d stessi lavorando». Allora accenniamo al suo ultimo film; e la prima parola che le viene alle labbra l’avevamo prevista. «La diga sul Pacifico? Faticosissimo», dice. Faticoso, d spiega, per il caldo che faceva in Indocina, per il fango, le sanguisughe, i serpenti. «Ma eravamo così abbrutiti, che quasi non ce ne accorgevamo più, dei serpenti». E a Cinecittà, quando tutto ciò era soltanto un lontano ricordo, c’era il regista che non dava tregua. René Clément è infatti francese dai modi amabili ma inflessibili. Pignolissimo.
RICHARD CONTE e Silvana Mangano in una delle ultime scene del film ”La diga sul Pacifico”, la cui lavorazione è terminata da poco a Cinecittà. Fra Indocina e Roma, il lavoro di Renè Clément è durato quattro mesi.
SILVANA MANGANO, dopo ”La diga sul Pacifico”, avrebbe dovuto interpretare il film di De Sica ”Le bambole”. Ma questo è stato rimandato e la Mangano, con dichiarato sollievo, andrà in vacanza nella sua villa nei pressi di Mentone.
Una volta, essa ci racconta animandosi leggermente, si doveva girare la famosa scena dei vermi. Bene: fino a quando un verme non cadde esattamente dentro ad una tazzina da caffè, non fu soddisfatto. E ci spiega, rabbrividendo: il verme partiva dal soffitto di una capanna e doveva compiere, prima di far centro, un tragitto di tre metri, «Certamente, sullo schermo, si vedrà solo il verme che cade, non dove cade. Ma questo», aggiunge «non è ancora nulla. Un'altra volta doveva riprendere il passaggio di una automobile. Nel film si vedrà l'automobile, non chi c’è dentro; ma Clément volle che fossimo noi a guidarla, io e Jo Van Fleet. Così facemmo, e noi dunque correvamo veloci, fuorimano come voleva il regista, lungo una strada. Ma intanto nessuno aveva pensato a bloccare il traffico e così accade ciò che era prevedibile: un camion ci sbarrò la strada, Jo Van Fleet sterzò, e la macchina volò in un canale pieno di fango».
Nonostante queste "pignolerie”, Silvana Mangano nutre molta stima per Clément, e anche gratitudine. Il personaggio che egli le ha fatto interpretare, oltreché moderno e complesso, ha un pregio: che indossa vestiti attillati, denuda solo le braccia, e affida tutte le sue attrattive agli sguardi, ai gesti, al comportamento. «Il vero sexy», ella dice, «che è una qualità naturale, si manifesta così. Solo chi ne è privo ha bisogno di ricorrere all’esibizione delle proprie curve». E mentre enuncia questa teoria, che è in carattere con la sua attuale silhouette, l’attrice sorride, fra divertita ed ironica. E’ la prima volta che le sfugge una espressione di compiacimento verso se stessa; ma è più rivolta alle sue qualità femminili che non all’attrice.
Un uragano è stato ricreato nel teatro n. 11 di Cinecittà. La ricostruzione è stata necessaria per le riprese dei dettagli, a completamento di quelle di insieme girate dal vero in Indocina. Come si ricorderà, la furia degli elementi mise in pericolo allora gli stessi attori e tecnici: è evidente che in quelle condizioni non potevano essere ripresi i primi piani. Il momento culminante di queste scene è il crollo di un gigantesco albero sul "bungalow” di Silvana Mangano e Richard Conte. L'albero era stato preso da una villa di Roma.
Ma subito si riprende e riporta il discorso sugli argomenti che essa preferisce. Ci racconta che si è presa un anticipo sulle vacanze, nella sua villa di Cannes, ma non ha partecipato al Festival, c Ci sono andata solo due volte», precisa, «per accompagnare mio marito; e una volta sono rimasta ad aspettarlo due ore, in un bar, mentre egli assisteva ad un film». Ha dato anche un ricevimento, ma non si è accorta se c’erano personaggi importanti. «Avevo tanto da fare», dice. E a Cannes certamente ritornerà presto, non appena Veronica avrà terminato le scuole. «Mi dà qualche preoccupazione per la matematica», dice. E su questa battuta si congeda. Udiamo ancora, mentre la porta si richiude, il suono del grammofono e la voce della Mangano: «Veronica, per favore, mettimi il disco di Armstrong».
Stelio Martini, «Tempo», anno XIX, n.24, 3 giugno 1957
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Stelio Martini, «Tempo», anno XIX, n.24, 3 giugno 1957 |