Silvana Mangano ha ceduto alla tempesta
La piccola commedia che l’attrice interpreta da tempo s’è ripetuta ancora una volta: dopo aver resistito e rifiutato, Silvana Mangano si è piegata come sempre alle insistenze del marito, Dino de Laurentiis, che l’ha voluta come protagonista di "Tempesta", il suo nuovo film
Roma, febbraio
Ogni volta che suo marito le annuncia che è venuto il momento d’interpretare un altro film, Silvana Mangano si mette sulla difensiva. Se qualcuno accenna indirettamente all'argomento, essa sorvola. Alle domande esplicite, risponde scuotendo la testa, o con un sorriso ironico che vuol significare "questa volta, caro, non ce la farai”. Ma è tutta una commedia. Tuttavia, non vi rinuncia, perchè è l'unica resistenza concessale. Cosi, attorno a lei, per una quindicina di giorni si alternano, mentre ricama o segue i giochi dei figli, alcuni seri e gravi personaggi. Sono i collaboratori di Dino de Laurentiis, i quali hanno il compito di persuaderla di una cosa di cui è la prima a esserne convinta.
Questa piccola commedia si è ripetuta anche un mese fa, quando Dino de Laurentiis, reduce dagli Stati Uniti con in tasca i primi contratti firmati, ha dato il via alla preparazione di Tempesta. Un altro dei suoi film colossali, che richiederà un grande impiego di masse e di cavalli e per il quale è stata preventivata una spesa di un miliardo e mezzo di lire. Presa nel giro dei preparativi del film, oggi Silvana Mangano si è già messa ordinatamente al passo. Si sta facendo crescere i capelli, che Réné Clément le tagliò cortissimi; studia la parte, prova i vestiti, cerca di riguaianare un po’ del suo peso (almeno cinque chili, le hanno raccomandato), e ogni due o tre giorni prende lezioni di equitazione.
Questo è per l'attrice il compito più ingrato: fin da piccola, la Mangano ha avuto infatti una grande paura dei cavalli. Ma Alberto Lattuada, che sarà il regista del film, è stato irremovibile: magari in una scena sola, e a passo d'uomo, ma dovrà dimostrare di saper stare in sella.
Ispirata dalle "Cronache della rivolta di Pugagev” e dal racconto ”La figlia del capitano”, di Puskin. la vicenda si svolge infatti in un periodo intorno al 1760; l’ambiente è la steppa russa in quella parte abitata dai Kirghisi; lo sfondo, quello della disordinata e travolgente rivolta del ''brigante” Pugacev. Ai fini spettacolari, i cavalli vi giocheranno perciò un ruolo non inferiore a quello degli uomini; e, a un certo punto, fatto piuttosto inconsueto, sene vedranno in scena, tutti in una volta, più di un migliaio.
Con questo film, De Laurentiis vuol ricalcare, è evidente, le orme e ripetere il successo di Guerra e pace. Punta cioè sul grosso spettacolo, interpretato da attori di grido, realizzato con dispendio di mezzi e con l’impiego di tutte le più recenti conquiste tecniche del cinema. Ancora ignoti sono i nomi degli attori americani che prenderanno parte, insieme con alcuni italiani, al film. De Laurentiis, che negli Stati Uniti è molto stimato per la sua abilità di produttore, sta conducendo in questi giorni le ultime trattative; i telegrammi che ogni giorno spedisce da Nuova York recano la sigla "top secret”. Ma è già certa la partecipazione di Van Heflin: al corrucciato e malinconico attore, Lattuada ha pensato di affidare il ruolo di Pugacev, cioè la parte più importante e complessa del film.
Questo singolare personaggio, che sconfisse sette generali zaristi mandati contro di lui, conquistò e distrusse la città di Kazan, mise in pericolo il regno degli zar, è stato variamente giudicato dagli storici. Lattuada, mettendolo al centro della sua storia, ne ha dato una interpretazione sostanzialmente positiva. Lo ha descritto, cioè non come un brigante ma come un rivoluzionario immaturo, il quale si fa interprete, agli inizi della sua avventura, del giusto malcontento popolare contro il dispotismo di Caterina II per finire col commettere una serie di errori per la scarsa o nessuna consapevolezza ideologica della propria azione. Rispetto al racconto di Puskin. ”La figlia del capitano”, la situazione risulterà in questo modo quasi capovolta. Maggiore importanza acquisterà cioè, rispetto alla storia d'amore descritta dallo scrittore russo, la narrazione del divampare e del dilagare della rivolta, fino alla sconfitta finale.
Qualche cambiamento nella rielaborazione cinematografica ha subito, naturalmente, anche il carattere degli altri personaggi. Mascia, per esempio, la figlia del capitano, è diventata una ragazza meno romantica e più animosa; la quale, nelle scene finali, non si perita di affrontare a viso aperto l’imperatrice. Questa è stata una delle ragioni che hanno convinto la Mangano ad accettare la parte. Altro argomento è che il film sarà girato, per la metà circa, in Jugoslavia: un Paese che non conosce ancora.
SILVANA MANGANO non nasconde di nutrire molta fiducia nella forza e mobilità espressive del suo viso. Della linea non ha mai voluto preoccuparsi, a muovere l'ago della bilancia ha voluto fosse sempre il caso. E' sposata dal 1949 con il produttore De Laurentiis, uno dei nostri più fortunati, dal quale ha avuto tre figli.
Già in predicato ai tempi di Guerra e pace, la Jugoslavia possiede infatti vaste pianure leggermente ondulate, prive, per decine e decine di chilometri, di qualsiasi segno della civiltà moderna. Alberto Lattuada vi si è recato nei giorni scorsi per una ricognizione. Il termometro segnava 30 gradi sotto zero. In mezzo a questo inferno di fango e di gelo, gli jugoslavi hanno già cominciato a costruire, con le sue case, le strade, le mura di legno, la città fortezza di Bielogorsk. quella dove Puskin immaginò una delle sue più belle storie d’amore e di guerra.
Stelio Martini, «Tempo», anno XX, n.7, 13 febbraio 1958
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Stelio Martini, «Tempo», anno XX, n.7, 13 febbraio 1958 |