Paghe da re ai divi della rivista
I bordereaux dei teatri parlano chiaro: gli spettacoli di rivista sono, oggi, quelli ai quali il pubblico accorre più numeroso che agli altri. Un po’ per i lazzi del comico, un po’ per lo sfarzo delle coreografie, un po’ per la levità degli argomenti trattati, essi riscuotono simpatie e consensi in tutte le città e riempiono le platee dei principali teatri. Si dice che abbiano la loro influenza anche le ballerine, ma I tre gobbi e II dito nell’occhio, che di recente hanno furoreggiato, non offrono la visione di ben torniti arti inferiori.
TOTO' - Sua Altezza Imperiale Antonio Porfirogenito della stirpe costantiniana dei Focas Angelo Flavio Ducas Comneno De Curtis principe imperiale di Bisanzio, principe di Cilicia, di Macedonia, di Dardiana, di Tessaglia, del Ponto, di Moldavia, di Illiria, del Peloponneso, duca di Cipro e di Epiro, conte e duca di Drivasto e Durazzo. Reciterà nel prossimo anno sul teatro di rivista con una compagnia che avrà per primadonna una cantante lirica e darà uno spettacolo. per il quale è stato bandito dalla Errepì un concorso col premio di un milione. Avrà un contratto a partecipazione.

C’è, oggi, in Italia, un nucleo di Compagnie di riviste a grande spettacolo, le quali agiscono ciascuna per sei mesi circa (nella massima parte da ottobre ad aprile) facendo un lungo giro attraverso la penisola. Le loro soste più lunghe le effettuano a Milano e a Roma; in queste due città, specialmente nella prima — più ricca di teatri adibiti a questo genere di spettacolo — si possono raggiungere le cinquanta o sessanta repliche consecutive. Altre tappe d'obbligo sono Torino, Genova, Bologna, Firenze, Venezia, Sanremo, Napoli, Bari. Non sempre le Compagnie si spingono fino a Palermo o Catania o a Cagliari e Sassari; una tale trasferta sembra loro assai dispendiosa e complicata e spesso vi rinunziano, preferendo fare delle rentrées in città nelle quali si sono già esibite.
L’anno comico della rivista comincia tra settembre ed ottobre, ma a giugno o a luglio i «quadri» della Compagnia sono pronti: l’impresario ha già scritturato buona parte dei componenti, affidato la stesura del copione ai suoi autori preferiti, iniziato le trattative per il balletto straniero; non mancano che alcuni ritocchi, alcune firme in calce ai contratti; il coreografo, il figurinista, il costumista, le sarte: lo scenografo hanno già iniziato la loro fatica. Le prove della nuova rivista cominciano con la «riunione della Compagnia». Di solito, essa avviene venticinque giorni prima del debutto.
Nel periodo delle prove, i nomi «grossi» della Compagnia non ricevono pagamento alcuno; vengono pagati solo i boys, le ballerine ed il personale tecnico (la loro paga, in questo periodo, è dimezzata rispetto a quella fissata nel contratto). Si prova dalle otto alle dieci ore quotidiane; nei giorni che precedono il debutto, si può arrivare alle quindici ore.
In occasione della «prima» i prezzi di ingresso vengono maggiorati; è una vecchia consuetudine, la quale sfrutta la curiosità del nuovo insita nella natura umana. In occasione delle «prime», uno spettacolo a parte può essere costituito dal comportamento del pubblico. che talora fischia, talora applaude freneticamente, riservando ai suoi beniamini accoglienze entusiastiche. Accade spesso che, dopo la «prima», alcune parti della rivista vengano rielaborate, e siano eseguiti alcuni opportuni «tagli» nel testo; questo dimostra che gli autori hanno tenuto conto del parere espresso dal pubblico.
Il mondo della rivista italiana è vasto e complesso. Subentrando al mondo dell’operetta, esso ha cercato di non dimenticare la tecnica del fasto e del lusso; e l’ha accompagnata ad una pubblicità formidabile, di derivazione americana talora esagerata. I «divi» e le «dive» della nostra rivista gareggiano, quanto a fama, con quelli del cinema. Le serate di gala della rivista somigliano assai da vicino a quelle dell’Opera lirica. I fanatici della rivista vanno diventando ogni giorno di più. Ogni soubrette di qualche rinomanza ha, in ogni città italiana, una coorte di aficionados che la sostengono. Ricordare qui tutti i nomi importanti del teatro di rivista italiano sarebbe impresa ardua e impossibile. Cercheremo di citare solo i più noti.
Un elenco del genere deve iniziarsi col nome di Wanda Osiris, che è la soubrette per antonomasia: quella che racchiude in sè tutte le virtù sceniche necessarie a tale ruolo, e che mirabilmente le associa ad una signorilità oggi sempre più rara a trovarsi. Wanda Osiris non ha età, le donne come lei non ne hanno. Ha sempre un pubblico affezionato, numeroso, grato. Nè possiamo tacere di Elena Giusti, molto bella ed elegante; o di Lauretta Masiero e Dorian Gray, che si sono messe in luce recentemente.
Tra i comici, ricorderemo anzitutto, oltre a Totò, Nino Taranto e Carlo Dapporto, che ci sembrano i comici più completi; una citazione particolare merita anche Erminio Macario. che inaugurò e «lanciò» un genere di comicità che ebbe, e contìnua ad avere, successo. Ricorderemo anche Walter Chiari, Ugo Tognazzi, Renato Rascel, Riccardo Billi, Mario Riva, tìnzo Turco, i fratelli Rizzo, Pietro De Vico. Nel settore tersicoreo si sono imposte Gilda Marino, Kiki Urbani, Flora Torrigiani, Alba Arnova.
I coreografi maggiormente richiesti sono oggi Gisa Geert, Dino Solari, Elsa Grado. Gli autori abituali dei copioni sono Garinei e Giovannini, Scarnicci e Tarabusi, Marchesi e Metz, Nelli e Mangini, Amendola e Maccari, Siltfa e Terzoli, Faele e Ferretti, e «don» Michele Galdieri, ancora giovanilmente sulla breccia.
Remigio Paone, in arte «Errepì», è l’impresario teatrale numero 1. Gli spettacoli da lui allestiti hanno una inconfondibile eleganza. Elio Gigante, Trinca e Anerdi, Aldo Bedosti, ed alcune Società Anonime gareggiano con lui nell’allestimento degli spettacoli di rivista. Non potremmo chiudere questa breve rassegna senza scrivere che questa stagione 1953-54 ha visto sui palcoscenici di rivista Anna Magnani, la quale ha temporaneamente interrotto la sua attività cinematografica per tornare al teatro. Il primo amore non si scorda mai.
Ignazio Mormino, «La Domenica del Corriere», anno LVI, n.11, 14 marzo 1954
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Ignazio Mormino, «La Domenica del Corriere», anno LVI, n.11, 14 marzo 1954 |