FRANCA FALDINI: DA JAMES DEAN A TOTÒ
Prima di diventare la compagna del principe De Curtis l'attrice visse un anno a Hollywood. Un'avventura narrata in un libro. Le serate con Rock Hudson, gay solo in privato La simpatia di Bob Hope, la delusione per divi come Jerry Lewis e Marilyn Monroe.
Franca Faldini è una signora dai capelli grigi, gli occhi tra il viola e il turchese, un passato assai poco comune ospitato nella sua ferrea memoria. Il 16 ottobre 1943, per esempio, avrebbe potuto ritrovarsi tra gli ebrei romani deportati dai nazisti, poichè suo padre era ebreo (la madre, invece, era cattolica). Ma per uno di quei casi in cui la sorte si diverte a giocare con la vita, rientrò a Roma il 17: e da allora il 17 è il suo numero fortunato. Poi per quindici anni, dal febbraio del '52 al '67, fu la compagna di Totò.
E per tutto il 1951, quando lei non aveva ancora compiuto 21 anni, fu protagonista di "un'avventura a Hollywood" che solo per sua scelta non diventò un trasloco. Il tempo di attraversare il firmamento delle star, mettere a fuoco pregi e debolezze di divi come Errol Flynn, Bob Hope, Alan Ladd, Marilyn Monroe, James Dean, Rita Hayworth, capire che non era il caso di cambiare la sua vita con la loro ne' di montarsi la testa e di tornare in Italia dove avrebbe conosciuto Totò. Il diario di quella stagione è nel libro "Roma Hollywood Roma", edito da Baldini & Castoldi. Tutto comincia a Roma tra il '48 e il '49 in via Lazio, la strada di casa Faldini. E' una traversa di via Veneto, cioè una mezza predestinazione. Sono giorni in cui Franca - bella, bruna, altissima - si muove in carrozzella (la tipica "botticella", allora usata dai romani come un taxi) e De Sica la ferma a metà di via Veneto per proporle una parte. E sono notti in cui gira per i night della prima Dolce Vita imbattendosi in un ombrosissimo Orson Welles. Lui la inchioda con lo sguardo, per una settimana la tartassa di fiori, ogni giorno un mazzo accompagnato da un biglietto siglato O. W. Poi Orson inciampa in Lea Padovani, sparisce per un'altra settimana, Franca protesta e lui, dandy assai bugiardo, si difende attaccandola con l'ennesimo biglietto in mezzo ai fiori: "Non sai quanto mi manchi ma neppure come vorrei che fossi cinque minuti più adulta per capire cosa significhi essere stremati dal superlavoro". Che si chiamava Lea.
Il battesimo hollywoodiano arriva quando Franca conosce Errol Flynn a Parigi. Un tipo «dedito all’alcol in dosi industriali» e più furbo di un ladro: «Adottava il trucco della vodka appreso dalla sua cara amica Ann Sheridan, anche lei una discreta spugna. Travasava la vodka nei vuoti dell’acqua minerale e così gabbava i medici fiscali e i produttori che in una clausola del contratto si cautelavano proibendogliene l’uso negli orari di lavoro».
Flynn è iroso, violento al punto da apostrofare un povero doganiere un po’ solerte gridandogli «lei riesce ad avere un orgasmo solo se si impone a un altro, vero? dia retta, ci sono sistemi molto più appaganti...». Né si tira indietro quando si tratta di colleghi. Ecco cosa capita sul set di «Captain Fabian» a Nizza: «Flynn urlava a Bill Marshall che, dopo esserlo stato come attore, ora si ergeva in tutta la statura di nullità truccata da regista. Marshall rinfacciava a Flynn scorrettezze di ogni genere, dal set alle alcove».
Sulla Costa Azzurra però c’è anche molta classe. Franca conosce Rita Hayworth. appena risposata ad Alì Khan, alla festa di nozze di Flynn. La Faldini le dice della sua amicizia con Welles («ho chiesto di lei al suo ex marito, la sua risposta è stata tutta un inno!») e la Hayworth, soavissima, contraccambia: «Orson? Non mi sorprende, poiché so bene la sua lealtà».
Poi parte l’aereo per Hollywood. Capita a casa Seiznick, il produttore di «Via col vento», neo marito di Jennifer Jones. E la Jones a deluderla. Solo lo sguardo è «quello tutto fremiti repressi della meticcia in "duello al sole"». Per il resto lei e il gran produttore sembrano «due esseri succubi o coinvolti in un rapporto nevrotico) altro che la passione di cu si favoleggiava. Altra delusione: Alan Ladd. La Faldini lo incrocia con Jean Arthur alla mensa Paramount: «Mai lo avrei riconosciuto, se la Arthur era piccola e minuta, Ladd mi parve addirittura sotto traccia, e non solo per la statura».
C’è l’impatto con la finzione. Serate ufficiali combinate tra divi emergenti per riempire di pettegolezzi pilotati i taccuini di Louella Parson e Hedda Hopper. Talvolta i «lui» erano omosessuali non dichiarati. Per esempio Rock Hudson: «Sano e vigoroso quanto un corallo di prima scelta e poi simpatico, uscirci non rappresentava certo un sacrificio».
Franca scopre insomma che l’apparenza hollywoodiana inganna, come nel caso di Jerry Lewis: «Aveva estro, spiccato senso dell’umorismo su tutto e tutti fuorché su se stesso. Colpivano la mancanza di umiltà, l’invadenza in ogni settore, il poco conto in cui teneva il parere dei tecnici che avevano alle spalle decenni di esperienza». In quanto alla dolcissima Anna Maria Pierangeli, che a Hollywood era Pier Angeli, obbedisce alla madre come un soldato: «Vigilava su di lei come il capo-eunuco di un harem sulla favorita, selezionandole amicizie, uscite, visite, flirt. Provai a chiamarla, riuscii a parlare soltanto con la madre». Non va bene nemmeno con Alida Valli: «La conobbi una sera al tavolino all’aperto di un locale... non disse molto né parve gradire la mia intrusione».
Una certa sera chiacchiera a lungo con un ragazzetto «schivo, imbronciato, smaccatamente miope, che sputava sentenze e rabbia su una vasta gamma di argomenti». La Faldini è entusiasta degli Stati Uniti e lui, rabbioso: «Fregnacce, tipiche fregnacce di tutti quelli che arrivando in un paese non guardano oltre le apparenze». Lei dovrà tornare in Italia, entrare in un cinema e vedere «La valle dell'Eden» per riconoscere James Dean.
Per fortuna c’è Bob Hope («nessuna spocchia, benché da molti anni rientrasse nella rosa dei dieci attori campioni di incasso») pronto a ridere sul potere, a parodiare a uso e consumo notturno degli amici «la gestualità, le voci e le espressioni della famiglia del presidente Truman». E Marilyn? Ma sì, nel libro c’è anche lei. E appartiene alla lista delle delusioni. Marilyn le appare una studentessa di un campus: «Né mi colpì per l’avvenenza delle forme, eccezionali soltanto nella parte superiore del corpo. In seguito pensai che la famosa camminata a ginocchia strusciate derivasse da un suo stratagemma per mascherare le gambe un tantino a X».
Nel gennaio del ’52 Franca torna a casa con la scusa di festeggiare il ventunesimo compleanno. Non tornerà mai a Hollywood. Lascerà cadere un contratto con la Rko, conoscerà il principe Antonio De Curtis, ovvero Totò, resterà con lui fino alla sua morte. Oggi scrive libri, saggi sul cinema, collabora a testate giornalistiche e radiofoniche, da anni è la moglie del principe Nicolò Borghese. Tutta la sua vita è cambiata. Gli occhi fra il viola e il turchese, invece, sono ancora quelli che videro Hollywood e stregarono Totò.
Paolo Conti, «Corriere della Sera», 19 marzo 1977
Franca Faldini e il colpo di fulmine
Quando Franca incontra Antonio de Curtis, è frastornata dalla distanza tra il comico Totò e l’uomo, un signore compassato e taciturno che trova riprovevole mettersi in mostra. “No, non fu un colpo di fulmine”, scriverà successivamente alla morte dell'attore. “A onore del vero e di tutti coloro che alla favolistica preferiscono la realtà. Da principio io gli piacqui in fotografia per la fresca esuberanza dei miei ventun anni. Poi, quando mi conobbe, gli piacqui un po’ di più perché scoprì che, malgrado i ventun anni, ero un essere parlante e ragionante, con un carattere mio, benché questo carattere fosse l’opposto del suo”.
Durante quella prima cena, i due cominciano a discorrere e finiscono per appartarsi. Il dialogo prosegue fino a notte fonda, quando lui l’accompagna fino al portone di casa, e poi il giorno dopo. Scoprono di piacersi, di bastarsi, di adorarsi. Nel giro di pochi giorni la stampa viene a saperlo e Totò organizza una conferenza stampa in casa, con fotografi e operatori di cinegiornale, per presentare pubblicamente la nuova fidanzata. Nessuno dei due, per la verità, immagina che la relazione abbia un futuro, i trentatrè anni di differenza pesano, e sono subito fonte di pettegolezzi sui giornali. “Noi sapevamo che era una storia come un’altra”, scrive la Faldini, “più che altro una trovata pubblicitaria e una sfida ripiccosa con la sua famiglia, con cui all’epoca era in rotta”.
Il fatto è avvenuto come avvengono tutti i fatti di questo genere. La signorina Franca Faldini nella realtà è assai più bella e gentile di quello che appare nelle sue varie fotografie pubblicate. Somiglia perfettamente alla donna che io sognavo. E difatti io, che ero contrario al matrimonio, ma contrario sa?, per averla mi sono ful-mi-ne-a-men-te ricreduto e, preso il coraggio a quattro mani, buttandomi a pesce, l'ho chiesta in sposa.
Cosa ha detto alla signorina Faldini per esprimerle il suo sentimento?
Veramente sono cose un po' riservate. Eh, già... generalmente non si raccontano mai. Però lei mi è molto simpatico e perciò glielo voglio dire. Le dirò che mi sono espresso nella mia lingua madre, il napoletano si capisce, e le ho detto: «Dio mio, signurì, quanto siete bella, me piacete assaie assaie... me vulite spusà?». Nota bene: non c'era né luna né stelle.
E la signorina cosa le ha risposto?
Ha detto di sì. [Ma non si sposeranno mai]
Quale poesia le ha dedicato?
Niente ancora, però, nella mia mente si sta maturando qualche cosa di buono e sarà la più bella poesia che io scriverò. «Ma io voglio una canzone» m'ha detto. «Ma sì, figliola mia. Ti scriverò una canzone, ti scriverò lettere, cartoline, ti scriverò un giornale, ti scriverò un romanzo d'appendicite, etcetera etcetera.»
Antonio de Curtis
Totò, le donne e la gelosia
All'inizio della relazione con Franca, l'ultracinquantenne Antonio de Curtis guardava alla giovane con qualche diffidenza. Il carattere indipendente e l'esuberanza di Franca inquietavano il "vecchio" Totò. Da una parte accettava le sue esigenze, sostenendo che «chi si piega troppo mette il culo in mostra», dall'altra incaricò un investigatore privato di riferire in dettaglio ogni spostamento della Faldini. Questo fu l'ultimo atto della sua follia in relazione all'ossessiva gelosia di cui era posseduto. E' in controtendenza assoluta, rispetto al suo sentimento, quanto dichiarò a Oriana Fallaci nella famosa intervista del 1963: «Io le amo tanto le donne, che riesco persino a non essere geloso. Tanto, a che serve esser geloso? Se una donna ti vuole bene è fedele». Contraddizioni e debolezze di un uomo, un grande uomo.
Voglio bene a Franca Faldini prima di tutto perché è bella, e poi perché è fedele. Non le ho impedito io di continuare a fare del cinema. Franca soffriva dello «spasimo da macchina da presa». Ogni volta che si trovava sul set, sotto alla luce di un riflettore, tremava, batteva i denti, le si irrigidivano le gambe. In capo a una settimana si ammalava anche di gastrite e colite di origine nervosa. Così, da sola, ha deciso di smettere. Io, naturalmente, ne sono stato felicissimo: mi piace pensare di essere l'unico a provvedere alle necessità e ai capricci di mia moglie.
Io sono cattolico-apostolico-napoletano. Mi sarebbe piaciuto moltissimo sposare Franca in chiesa. Ma se lo Stato mi ha perdonato un errore giovanile, sciogliendo il mio primo matrimonio per quanto riguardava gli effetti civili dello stesso, la Chiesa non ha voluto fare altrettanto.
Franca Faldini: coraggiosa e lottatrice
E’ doveroso ricordare la figura di Franca Faldini, bella e seducente compagna di Totò dal 1952 fino a quando lui il 15 aprile 1967 la lasciò per intraprendere un viaggio senza più ritorno. Essa ha incarnato quanto di più bello possa esservi in una donna: bellezza e intelligenza di un ruolo che rivestì senza manifestare mai alcuna velleità di imporre la propria immagine (avrebbe potuto farlo) anzi con molta modestia affermò che preferiva lasciare il cinema di cui, in fondo, non le importava nulla, preferendo essere una buona spettatrice piuttosto che una debole attrice. Splendidi e penetranti gli occhi verdi che colpirono l’attore quando per la prima volta la vide rimanendo incantato e a cui, da fine poeta quale egli era, volle dedicare magnifici versi.
Franca nasce a Roma nel 1931 da padre ebreo il che aveva significato negli anni bui della guerra un tristissimo destino di fuga che se non fosse stato attuata avrebbe condotto tutta la famiglia ad una fine drammatica. Una volta cresciuta si reca, per dimenticare un amore, ad Hollywood dove viene notata come bellezza alquanto esotica e partecipando ad un concorso per attrice esordienti, Miss Cheesecake, vince finendo sul giornale “Oggi” a venti anni. La sua foto non sfugge al grande attore che se ne innamora e, galante come era, le invia subito dei fiori chiedendo un appuntamento che però non ottiene subito ma solo dopo essere stati presentati da amici comuni. Nel privato l’attore, lasciata la maschera istrionesca, è un superbo e appassionato amatore; da entrambe le parti l’amore è vero però non si traduce in matrimonio immediato perché il precedente di Totò non era stato annullato se non civilmente; si disse che segretamente le nozze fossero avvenute in Svizzera, senza scalpore poiché il Maestro , confessò, si rendeva conto della notevole differenza di età e non sarebbe stato il caso di far ridere la gente fuori dalle scene. Il Principe De Curtis era una persona seria. E proprio fuori dalle scene Totò non era la finzione che appariva al pubblico anche perché la vita gli aveva riservato una sorte difficile da condurre prima come figlio illegittimo e quindi all’epoca difficilissima da sostenere, poi nel non poter essere padre di un sospirato figlio maschio. Franca, rimasta incinta, partorì un bimbo cui fu imposto il nome di Massenzio il quale visse solo per poche ore mettendo in pericolo la vita della stessa madre. Fu un duro colpo per entrambi: per lei come giovane madre, per lui nel veder finire il proprio nome . Il piccolo fu sepolto nella cappella di famiglia e i due si strinsero nel loro amore per andare avanti. Quando il Maestro la lasciò, Franca iniziò a lavorare come pubblicista , traduttrice e autrice di libri su Totò il quale nella sua vita non reputò necessario che la donna di casa lavorasse. La notevole differenza di età non fu mai baluardo insormontabile nella loro unione anche se, a volte, poteva generare calorose discussioni le quali però avevano una durata piuttosto breve, come in tutte le coppie in cui vi è reciproca stima. Franca Faldini è stata una donna dal grandissimo coraggio ed una lottatrice con la misura come regola di vita poiché il suo animo è stato sempre improntato a tanta educazione e signorilità.
Maddalena Rispoli
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E’ chiaro come anche lui avrebbe gradito magari un po’ più di riconoscenza da parte dell’attrice romana, che invece sempre rispedì al mittente ogni tentativo di abbordaggio. In mezzo a tanta miseria umana, Franca trovò il tempo di stringere qualche amicizia, su tutti quella con Errol Flynn, a quel tempo già sul viale del tramonto e ubriaco di vodka dalla mattina alla sera. Nel frattempo conosce molti divi e divette che negli anni successivi faranno fortuna, ma allo stesso tempo rimane delusa dal loro comportamento piuttosto ipocrita tipico di tutti gli attori. James Dean ad esempio era solo un ragazzino che giocava a fare il ribelle, e questo fu solo uno degli esempi più clamorosi di come certi miti sono nati dal nulla e come inspiegabilmente continuano a esser presi stupidamente sul serio come modelli. Più Franca conobbe questo mondo di sbandati alla deriva, più si convinse che quelle non sarà la sua strada, almeno ancora non per molto. Alla fine del 1951, ancora Hal Wallis le propose l’ennesima inutile particina in un film al fianco del terribile Mario Lanza, ma Franca ne ebbe abbastanza, aveva già sprecato troppo tempo in un mondo che non le appartiene. Decise di tornare in Italia, lasciando il suo alloggio di Hollywood per sempre, non vi avrebbe mai più fatto ritorno. Intanto un certo Antonio De Curtis l’aveva notata sulla rivista Oggi, rimanendo folgorato da tanta bellezza, per Franca stava per iniziare un periodo indimenticabile.

Il primo film che ho fatto con Totò è stato "Dov'e la libertà?"; lo avevo appena conosciuto e mi trovai a partecipare al film per caso. Ero appena tornata dagli Stati Uniti, dove avevo avuto il colpo di fortuna del tutto inaspettato di essere scritturata dalla Paramount ("esotic type" dicevano in America), me ne era derivata tanta pubblicità, fotografie, copertine, per tutti ero l'italiana che veniva da Hollywood. "Mi do due anni", mi ero detta. "Se in due anni riesco a sfondare, continuo, altrimenti smetto". Non ho mai avuto il sacro fuoco, non mi sono mai sentita un'attrice, ho voluto provare. Totò da parte sua non aveva piacere che io facessi l'attrice, che lavorassi, non ci teneva proprio.
Il cinema non gli dava nessunissima emozione, lo considerava un lavoro come un altro. Non si preoccupava assolutamente di sapere quale scena sarebbe stata girata a quel punto del film, aveva il grandissimo dono di entrare immediatamente nei panni del personaggio e di orientarsi a naso quasi senza sapere se si era all'inizio o alla fine del film, inventando regolarmente ogni volta. Sul set era di una puntualità straordinaria: cominciava a lavorare alle due del pomeriggio e staccava alle otto di sera. Aveva un orario speciale, ma in quelle ore non si spostava mai dal set, e se c'era una cosa che lo mandava in bestia erano quelli che si allontanavano, andavano a prendere un caffè, erano sempre in giro e quando veniva il momento non c'erano e gli toccava aspettare.
Durante la lavorazione di "Dov'è la libertà?" Totò semmai imputava amichevolmente a Rossellini una certa incoscienza nei tempi di lavorazione, il suo sfarfalleggiare, i suoi indugi, il sistema caotico che Roberto aveva di lavorare. Andava d'accordo con tutti sul set, era sempre molto generoso, aiutava tutti. Le maestranze, gli elettricisti e le comparse gli cantavano regolarmente una canzoncina sull'aria di Vecchia America, che diceva: "Vecchia America dei tempi di Totò con la Faldini che facevano mangiare tanto me che i miei bambini"; lo divertiva sempre moltissimo. Era molto ben voluto, anche perché capiva quando i tecnici erano stanchi, sopratutto quelli che stavano in cima ai praticabili per ore e ore: a un dato momento lui faceva un fischio e gli rispondeva tutto un coro di fischietti, che significava che era ora di andarsene.
Franca Faldini
Ho amato due principi. Il primo, irresistibile, lo era anche della risata.
Questa storia inizia con una carrozza e prosegue con un principe. Anzi, due. Ma non c una favola. È quanto vissuto davvero da una donna speciale e reale: Franca Faldini, per 15 anni compagna diTotò. Cominciamo a raccontarla dal cuore. Da Roma. Fine Anni '40. In via Veneto pulsa una Dolce vita ancora un po' acerba. È quasi sera. L’azzurro immacolato del cielo inizia a sbiadire, solo la cupola dell’Excelsior è inondata del bagliore dorato del tramonto. Una carrozzella, che da queste parti chiamano “botticella”, riporta a casa una ragazza bellissima, sottile, con gli occhi pieni di luce. Non passa inosservata. Seduto ai tavoli di un bar la nota Vittorio De Sica, che ha già due Oscar all’attivo c la determinazione di averla in un film (sarà Miracolo a Milano). Si invaghisce di lei anche Orson Welles, in città per girare Cagliostro, conosciuto in un locale dei paraggi. Per una settimana la sommerge di fiori. Poi per un po’ nessuno la vede più in giro.
Una famiglia tranquilla e rassicurante
In via Veneto Franca Faldini è di casa. Abita qualche traversa più in là, in via Lazio con la famiglia: il padre è un ebreo di Livorno e la madre una signora molto cattolica di origine mantovana. Franca è figlia unica, poco viziata, ma sempre ascoltata, compresa e incoraggiata dai genitori. Che sono abili a compensare le difficoltà del momento storico. E' ancora una bambina quando vengono introdotte le leggi razziali in Italia e più tardi sventa per un soffio il rastrellamento degli ebrei di Roma, il 16 ottobre 1943: è fuori città, rientrerà il giorno dopo. Nonostante tutto gode di un'infanzia agiata nell’alta borghesia capitolina. Le viene permesso di studiare fino al diploma quello che più le piace; le lingue, impara il francese, ma soprattutto l'inglese. Parlarlo le sarà più volte utile. Sin da subito.
Los Angeles andata e ritorno
La decisione di fuggire in America nasce da una delusione d’amore. Col cuore spezzato da un bel romano un po’ farfallone, una sera Franca si fa forza e partecipa a una serata a casa di un amico con giri altolocati. Tra gii ospiti ci sono Errol Flynn e la moglie Patricia Wymore, che la inviteranno a soggiornare nella loro villa. Negli Usa, la Faldini rimarrà un anno e mezzo, restando più delusa che affascinata del mondo hollwvoodiano, affollato di star allo sbando e produrtori assetati di soldi e di sesso. Come Hal Wallis che, per averle procurato una comparsala nel mediocre "Attente ai marinai!" con Jerry Lewis e Dean Martin, pretenderebbe di essere ricompensato in natura dalla bellissima italiana. Lei non si concede.
E la sua carriera subisce un arresto. Improvvisamente le porte degli Studios si chiudono, cosi Franca nel 1952 decide di tornare in Italia. E arriva la svolta. Il settimanale Oggi esce con una sua foto in copertina. La rivista finisce nelle mani di Totò, che non sente ragioni; vuole conoscerla.
Totò, un fan a cui e diffìcile dire di no
«Guardandola su quella copertina mi sono sentito sbocciare in cuore la primavera», le scrive il principe Antonio De Curtis, 53 anni, nel biglietto infilato in un magnifico mazzo di fiori chiedendole un appuntamento. «Sono una sua ammiratrice», risponde lei ventenne, «ma se vuole conoscermi e bene che si faccia presentare».
L’incontro ufficiale avviene in casa di amici e lui si perde negli occhi di lei, che definisce «due finestre spalancate davanti al mare, mi affaccio e vedo tutto in fondo a questo mare verde». Da allora non si lasciano più. Scandalo! I loro 33 anni di differenza scatenano pettegolezzi a non finire. E Totò principe delia risata, ma non del ridicolo, organizza una conferenza stampa in casa sua con fotografi e operatori di cinegiornale per metterli a tacere: «La signorina Franca Faldini somiglia perfettamente alla donna che sognavo». E rilancia: «Difatti io, che ero contrario al matrimonio, ma contrario sa?, per averla, mi sono ful-mi-ne-a-men-te ricreduto e, preso il coraggio a quattro mani, buttandomi a pesce, l’ho chiesta in sposa». Le nozze, però, non arriveranno mai. Non per colpa di Totò, che sulla scena e un buffone, ma nella vita vera è serissimo.
Questo matrimonio non s'ha da fare
«lo sono cattolico-apostolico-napoletano. Mi sarebbe piaciuto moltissimo sposare Franca in chiesa», afferma il Principe, ma la legge glielo impedisce: il suo precedente matrimonio con Diana Roliani (da cui è nata la figlia Liliana) è stato annullato nel 1939 solo civilmente, il vincolo religioso rimane. In realtà, e la Faldini a fare resistenza, dimostrando un coraggio enorme per i tempi: «Non sono mai stata sposata con Antonio. Ma questo l’ho voluto io, deliberatamente. Lo conoscevo molto bene. Era profondamente napoletano, geloso, tenero e diffidente. Data la differenza di età che ci separava, io volevo che lui sapesse e “sentisse" che stavamo insieme solo perché ci amavamo e non perché legati da un vincolo legale». Rimarranno uniti, malgrado le divergenze e i brutti tiri del destino.
Franca è una donna evoluta, emancipata, Antonio è un uomo di vecchio stampo nei modi e nei sentimenti. Più di una volta la loro natura così diversa li porterà a pensare di lasciarsi. Ma non lo faranno. Tra loro l'unione è abbastanza forte per affrontare anche i momenti di grande sofferenza. Come nel 1954, quando poco prima dell’uscita di "Miseria e nobiltà" dove recitano entrambi, Franca rimane incinta. A ottobre partorisce, ma il piccolo Massenzio muore il giorno stesso e la Faldini si salva per miracolo. E debolissima, però è lei che incredibilmente riesce a trovare la forza per sostenere il compagno distrutto dalla morte dell’unico figlio maschio. Lo convince persino a girare un nuovo film insieme: "Siamo uomini e caporali?" Anche questo come il precedente è un successo al botteghino. La gente ride. Nessuno immagina un dolore tanto grande fuori scena.
Una nuova vita
Franca resiste al fianco di Antonio, anche quando il suo clown triste nel 1957 ha seri problemi alla vista e rimane quasi cieco o come diceva lui «ci vedo a orecchio». Vanno avanti ancora
dieci anni fino a che, il 15 aprile del 1967,Totò muore. La Faldini, vedova a 36 anni, viene messa duramente alla prova, dimostrando una resilienza fuori dal comune. Sulla carta, per il principe de Curtis è un'estranea. Quando arriva il prete a benedire la salma nella casa in cui hanno vissuto anni insieme, deve ritirarsi sul pianerottolo in quanto “concubina". In più racconta: «Antonio era un uomo molto generoso ma scaramantico e, fino alla fine, non ha mai pensato di morire». E a quanto pare non fa testamento. Franca non si arrende e rispolvera la sua antica passione: l’inglese, quello che aveva studiato con tanto entusiasmo da ragazza; inizia a fare traduzioni, poi, appassionata da sempre di lettura, diventa anche una brava scrittrice e giornalista. Dopo qualche anno incontra di nuovo l’amore e nel 1975 sposa Nicolò Borghese di Nettuno, anche lui principe, con cui vive fino alla fine, nel 2016. Lei, al contrario di Totò, il testamento lo fa, e dimostra una grande generosità d’animo lasciando moki dei suoi beni a sostegno di poveri e disagiati.
Ilaria Amato
Video-omaggio realizzato dal nostro sito in occasione della scomparsa di Franca, avvenuta il 22 luglio 2016
Franca Faldini parla di Totò
Prima parte |
Seconda parte |
Riferimenti e bibliografie:
- Paolo Conti, «Corriere della Sera», 19 marzo 1977
- "Totalmente Totò, vita e opere di un comico assoluto" (Alberto Anile), Cineteca di Bologna, 2017
- "Franca Faldini: da James Dean a Totò" di Conti Paolo, "Corriere della Sera", 19 marzo 1997
- "L' "Imperatrice di Bisanzio" viene da Fiesole" di Gianna Predassi, "Epoca", 15 marzo 1952
- "Totò, l'uomo e la maschera" (Franca Faldini - Goffredo Fofi) - Feltrinelli, 1977
- Italo Moscati, «Anima Italiana»
- "Totò. Storia di un buffone serissimo" (Franca Faldini - Goffredo Fofi), Mondadori 2004
- www.lunico.eu
- Rievocazioni: il mio Totò, "Panorama", 18 ottobre 1977
- Ilaria Amato, 2018 (fonte sconosciuta)
- Archivio Storico quotidiano «La Stampa»
- Archivio Storico quotidiano «Corriere della Sera»