FRANCA FALDINI: DA JAMES DEAN A TOTÒ

Franca Faldini


1977 03 19 Corriere della sera Faldini intro

Prima di diventare la compagna del principe De Curtis l'attrice visse un anno a Hollywood. Un'avventura narrata in un libro. Le serate con Rock Hudson, gay solo in privato La simpatia di Bob Hope, la delusione per divi come Jerry Lewis e Marilyn Monroe.

1977 03 19 Corriere della sera Faldini f0Franca Faldini è una signora dai capelli grigi, gli occhi tra il viola e il turchese, un passato assai poco comune ospitato nella sua ferrea memoria. Il 16 ottobre 1943, per esempio, avrebbe potuto ritrovarsi tra gli ebrei romani deportati dai nazisti, poichè suo padre era ebreo (la madre, invece, era cattolica). Ma per uno di quei casi in cui la sorte si diverte a giocare con la vita, rientrò a Roma il 17: e da allora il 17 è il suo numero fortunato. Poi per quindici anni, dal febbraio del '52 al '67, fu la compagna di Totò.

E per tutto il 1951, quando lei non aveva ancora compiuto 21 anni, fu protagonista di "un'avventura a Hollywood" che solo per sua scelta non diventò un trasloco. Il tempo di attraversare il firmamento delle star, mettere a fuoco pregi e debolezze di divi come Errol Flynn, Bob Hope, Alan Ladd, Marilyn Monroe, James Dean, Rita Hayworth, capire che non era il caso di cambiare la sua vita con la loro ne' di montarsi la testa e di tornare in Italia dove avrebbe conosciuto Totò. Il diario di quella stagione è nel libro "Roma Hollywood Roma", edito da Baldini & Castoldi. Tutto comincia a Roma tra il '48 e il '49 in via Lazio, la strada di casa Faldini. E' una traversa di via Veneto, cioè una mezza predestinazione. Sono giorni in cui Franca - bella, bruna, altissima - si muove in carrozzella (la tipica "botticella", allora usata dai romani come un taxi) e De Sica la ferma a metà di via Veneto per proporle una parte. E sono notti in cui gira per i night della prima Dolce Vita imbattendosi in un ombrosissimo Orson Welles. Lui la inchioda con lo sguardo, per una settimana la tartassa di fiori, ogni giorno un mazzo accompagnato da un biglietto siglato O. W. Poi Orson inciampa in Lea Padovani, sparisce per un'altra settimana, Franca protesta e lui, dandy assai bugiardo, si difende attaccandola con l'ennesimo biglietto in mezzo ai fiori: "Non sai quanto mi manchi ma neppure come vorrei che fossi cinque minuti più adulta per capire cosa significhi essere stremati dal superlavoro". Che si chiamava Lea.

Il battesimo hollywoodiano arriva quando Franca conosce Errol Flynn a Parigi. Un tipo «dedito all’alcol in dosi industriali» e più furbo di un ladro: «Adottava il trucco della vodka appreso dalla sua cara amica Ann Sheridan, anche lei una discreta spugna. Travasava la vodka nei vuoti dell’acqua minerale e così gabbava i medici fiscali e i produttori che in una clausola del contratto si cautelavano proibendogliene l’uso negli orari di lavoro».

Flynn è iroso, violento al punto da apostrofare un povero doganiere un po’ solerte gridandogli «lei riesce ad avere un orgasmo solo se si impone a un altro, vero? dia retta, ci sono sistemi molto più appaganti...». Né si tira indietro quando si tratta di colleghi. Ecco cosa capita sul set di «Captain Fabian» a Nizza: «Flynn urlava a Bill Marshall che, dopo esserlo stato come attore, ora si ergeva in tutta la statura di nullità truccata da regista. Marshall rinfacciava a Flynn scorrettezze di ogni genere, dal set alle alcove».

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Sulla Costa Azzurra però c’è anche molta classe. Franca conosce Rita Hayworth. appena risposata ad Alì Khan, alla festa di nozze di Flynn. La Faldini le dice della sua amicizia con Welles («ho chiesto di lei al suo ex marito, la sua risposta è stata tutta un inno!») e la Hayworth, soavissima, contraccambia: «Orson? Non mi sorprende, poiché so bene la sua lealtà».

Poi parte l’aereo per Hollywood. Capita a casa Seiznick, il produttore di «Via col vento», neo marito di Jennifer Jones. E la Jones a deluderla. Solo lo sguardo è «quello tutto fremiti repressi della meticcia in "duello al sole"». Per il resto lei e il gran produttore sembrano «due esseri succubi o coinvolti in un rapporto nevrotico) altro che la passione di cu si favoleggiava. Altra delusione: Alan Ladd. La Faldini lo incrocia con Jean Arthur alla mensa Paramount: «Mai lo avrei riconosciuto, se la Arthur era piccola e minuta, Ladd mi parve addirittura sotto traccia, e non solo per la statura».

C’è l’impatto con la finzione. Serate ufficiali combinate tra divi emergenti per riempire di pettegolezzi pilotati i taccuini di Louella Parson e Hedda Hopper. Talvolta i «lui» erano omosessuali non dichiarati. Per esempio Rock Hudson: «Sano e vigoroso quanto un corallo di prima scelta e poi simpatico, uscirci non rappresentava certo un sacrificio».

Franca scopre insomma che l’apparenza hollywoodiana inganna, come nel caso di Jerry Lewis: «Aveva estro, spiccato senso dell’umorismo su tutto e tutti fuorché su se stesso. Colpivano la mancanza di umiltà, l’invadenza in ogni settore, il poco conto in cui teneva il parere dei tecnici che avevano alle spalle decenni di esperienza». In quanto alla dolcissima Anna Maria Pierangeli, che a Hollywood era Pier Angeli, obbedisce alla madre come un soldato: «Vigilava su di lei come il capo-eunuco di un harem sulla favorita, selezionandole amicizie, uscite, visite, flirt. Provai a chiamarla, riuscii a parlare soltanto con la madre». Non va bene nemmeno con Alida Valli: «La conobbi una sera al tavolino all’aperto di un locale... non disse molto né parve gradire la mia intrusione».

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Una certa sera chiacchiera a lungo con un ragazzetto «schivo, imbronciato, smaccatamente miope, che sputava sentenze e rabbia su una vasta gamma di argomenti». La Faldini è entusiasta degli Stati Uniti e lui, rabbioso: «Fregnacce, tipiche fregnacce di tutti quelli che arrivando in un paese non guardano oltre le apparenze». Lei dovrà tornare in Italia, entrare in un cinema e vedere «La valle dell'Eden» per riconoscere James Dean.

Per fortuna c’è Bob Hope («nessuna spocchia, benché da molti anni rientrasse nella rosa dei dieci attori campioni di incasso») pronto a ridere sul potere, a parodiare a uso e consumo notturno degli amici «la gestualità, le voci e le espressioni della famiglia del presidente Truman». E Marilyn? Ma sì, nel libro c’è anche lei. E appartiene alla lista delle delusioni. Marilyn le appare una studentessa di un campus: «Né mi colpì per l’avvenenza delle forme, eccezionali soltanto nella parte superiore del corpo. In seguito pensai che la famosa camminata a ginocchia strusciate derivasse da un suo stratagemma per mascherare le gambe un tantino a X».

Nel gennaio del ’52 Franca torna a casa con la scusa di festeggiare il ventunesimo compleanno. Non tornerà mai a Hollywood. Lascerà cadere un contratto con la Rko, conoscerà il principe Antonio De Curtis, ovvero Totò, resterà con lui fino alla sua morte. Oggi scrive libri, saggi sul cinema, collabora a testate giornalistiche e radiofoniche, da anni è la moglie del principe Nicolò Borghese. Tutta la sua vita è cambiata. Gli occhi fra il viola e il turchese, invece, sono ancora quelli che videro Hollywood e stregarono Totò.

Paolo Conti, «Corriere della Sera», 19 marzo 1977


Franca Faldini e il colpo di fulmine

Quando Franca incontra Antonio de Curtis, è frastornata dalla distanza tra il comico Totò e l’uomo, un signore compassato e taciturno che trova riprovevole mettersi in mostra. “No, non fu un colpo di fulmine”, scriverà successivamente alla morte dell'attore. “A onore del vero e di tutti coloro che alla favolistica preferiscono la realtà. Da principio io gli piacqui in fotografia per la fresca esuberanza dei miei ventun anni. Poi, quando mi conobbe, gli piacqui un po’ di più perché scoprì che, malgrado i ventun anni, ero un essere parlante e ragionante, con un carattere mio, benché questo carattere fosse l’opposto del suo”.

Durante quella prima cena, i due cominciano a discorrere e finiscono per appartarsi. Il dialogo prosegue fino a notte fonda, quando lui l’accompagna fino al portone di casa, e poi il giorno dopo. Scoprono di piacersi, di bastarsi, di adorarsi. Nel giro di pochi giorni la stampa viene a saperlo e Totò organizza una conferenza stampa in casa, con fotografi e operatori di cinegiornale, per presentare pubblicamente la nuova fidanzata. Nessuno dei due, per la verità, immagina che la relazione abbia un futuro, i trentatrè anni di differenza pesano, e sono subito fonte di pettegolezzi sui giornali. “Noi sapevamo che era una storia come un’altra”, scrive la Faldini, “più che altro una trovata pubblicitaria e una sfida ripiccosa con la sua famiglia, con cui all’epoca era in rotta”.


Il fatto è avvenuto come avvengono tutti i fatti di questo genere. La signorina Franca Faldini nella realtà è assai più bella e gentile di quello che appare nelle sue varie fotografie pubblicate. Somiglia perfettamente alla donna che io sognavo. E difatti io, che ero contrario al matrimonio, ma contrario sa?, per averla mi sono ful-mi-ne-a-men-te ricreduto e, preso il coraggio a quattro mani, buttandomi a pesce, l'ho chiesta in sposa.

Cosa ha detto alla signorina Faldini per esprimerle il suo sentimento?

Veramente sono cose un po' riservate. Eh, già... generalmente non si raccontano mai. Però lei mi è molto simpatico e perciò glielo voglio dire. Le dirò che mi sono espresso nella mia lingua madre, il napoletano si capisce, e le ho detto: «Dio mio, signurì, quanto siete bella, me piacete assaie assaie... me vulite spusà?». Nota bene: non c'era né luna né stelle.

E la signorina cosa le ha risposto?

Ha detto di sì. [Ma non si sposeranno mai]

Quale poesia le ha dedicato?

Niente ancora, però, nella mia mente si sta maturando qualche cosa di buono e sarà la più bella poesia che io scriverò. «Ma io voglio una canzone» m'ha detto. «Ma sì, figliola mia. Ti scriverò una canzone, ti scriverò lettere, cartoline, ti scriverò un giornale, ti scriverò un romanzo d'appendicite, etcetera etcetera.»

Antonio de Curtis


Totò, le donne e la gelosia

All'inizio della relazione con Franca, l'ultracinquantenne Antonio de Curtis guardava alla giovane con qualche diffidenza. Il carattere indipendente e l'esuberanza di Franca inquietavano il "vecchio" Totò. Da una parte accettava le sue esigenze, sostenendo che «chi si piega troppo mette il culo in mostra», dall'altra incaricò un investigatore privato di riferire in dettaglio ogni spostamento della Faldini. Questo fu l'ultimo atto della sua follia in relazione all'ossessiva gelosia di cui era posseduto. E' in controtendenza assoluta, rispetto al suo sentimento, quanto dichiarò a Oriana Fallaci nella famosa intervista del 1963: «Io le amo tanto le donne, che riesco persino a non essere geloso. Tanto, a che serve esser geloso? Se una donna ti vuole bene è fedele». Contraddizioni e debolezze di un uomo, un grande uomo.


Voglio bene a Franca Faldini prima di tutto perché è bella, e poi perché è fedele. Non le ho impedito io di continuare a fare del cinema. Franca soffriva dello «spasimo da macchina da presa». Ogni volta che si trovava sul set, sotto alla luce di un riflettore, tremava, batteva i denti, le si irrigidivano le gambe. In capo a una settimana si ammalava anche di gastrite e colite di origine nervosa. Così, da sola, ha deciso di smettere. Io, naturalmente, ne sono stato felicissimo: mi piace pensare di essere l'unico a provvedere alle necessità e ai capricci di mia moglie.

Io sono cattolico-apostolico-napoletano. Mi sarebbe piaciuto moltissimo sposare Franca in chiesa. Ma se lo Stato mi ha perdonato un errore giovanile, sciogliendo il mio primo matrimonio per quanto riguardava gli effetti civili dello stesso, la Chiesa non ha voluto fare altrettanto.


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Franca Faldini: coraggiosa e lottatrice

E’ doveroso ricordare la figura di Franca Faldini, bella e seducente compagna di Totò dal 1952 fino a quando lui il 15 aprile 1967 la lasciò per intraprendere un viaggio senza più ritorno. Essa ha incarnato quanto di più bello possa esservi in una donna: bellezza e intelligenza di un ruolo che rivestì senza manifestare mai alcuna velleità di imporre la propria immagine (avrebbe potuto farlo) anzi con molta modestia affermò che preferiva lasciare il cinema di cui, in fondo, non le importava nulla, preferendo essere una buona spettatrice piuttosto che una debole attrice. Splendidi e penetranti gli occhi verdi che colpirono l’attore quando per la prima volta la vide rimanendo incantato e a cui, da fine poeta quale egli era, volle dedicare magnifici versi.

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Franca nasce a Roma nel 1931 da padre ebreo il che aveva significato negli anni bui della guerra un tristissimo destino di fuga che se non fosse stato attuata avrebbe condotto tutta la famiglia ad una fine drammatica. Una volta cresciuta si reca, per dimenticare un amore, ad Hollywood dove viene notata come bellezza alquanto esotica e partecipando ad un concorso per attrice esordienti, Miss Cheesecake, vince finendo sul giornale “Oggi” a venti anni. La sua foto non sfugge al grande attore che se ne innamora e, galante come era, le invia subito dei fiori chiedendo un appuntamento che però non ottiene subito ma solo dopo essere stati presentati da amici comuni. Nel privato l’attore, lasciata la maschera istrionesca, è un superbo e appassionato amatore; da entrambe le parti l’amore è vero però non si traduce in matrimonio immediato perché il precedente di Totò non era stato annullato se non civilmente; si disse che segretamente le nozze fossero avvenute in Svizzera, senza scalpore poiché il Maestro , confessò, si rendeva conto della notevole differenza di età e non sarebbe stato il caso di far ridere la gente fuori dalle scene. Il Principe De Curtis era una persona seria. E proprio fuori dalle scene Totò non era la finzione che appariva al pubblico anche perché la vita gli aveva riservato una sorte difficile da condurre prima come figlio illegittimo e quindi all’epoca difficilissima da sostenere, poi nel non poter essere padre di un sospirato figlio maschio. Franca, rimasta incinta, partorì un bimbo cui fu imposto il nome di Massenzio il quale visse solo per poche ore mettendo in pericolo la vita della stessa madre. Fu un duro colpo per entrambi: per lei come giovane madre, per lui nel veder finire il proprio nome . Il piccolo fu sepolto nella cappella di famiglia e i due si strinsero nel loro amore per andare avanti. Quando il Maestro la lasciò, Franca iniziò a lavorare come pubblicista , traduttrice e autrice di libri su Totò il quale nella sua vita non reputò necessario che la donna di casa lavorasse. La notevole differenza di età non fu mai baluardo insormontabile nella loro unione anche se, a volte, poteva generare calorose discussioni le quali però avevano una durata piuttosto breve, come in tutte le coppie in cui vi è reciproca stima. Franca Faldini è stata una donna dal grandissimo coraggio ed una lottatrice con la misura come regola di vita poiché il suo animo è stato sempre improntato a tanta educazione e signorilità.

Maddalena Rispoli


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Sono tante le attrici italiane che hanno fatto la storia del nostro glorioso Cinema Italiano nel tempo che fu, sono invece pochissime quelle che a tutt’oggi sono ricordate. A parte i soliti fastidiosi nomi che si fanno sempre troppo spesso, delle altre se ne parla sempre troppo poco, sebbene avessero una filmografia e teatrografia di tutto rispetto. Ce ne sono alcune poi, che sono passate come meteore, nonostante fossero ambiziose come poche, ma che probabilmente non avevano fatto i conti con la sorte che tocca ad ogni brava attrice, per quanto belle possano essere, se non incappano nell’amicizia giusta , possono dire addio ad ogni sogno di gloria.
C’era poi un’ulteriore categoria di attrici, ossia quelle che, seppure bellissime, poca fiducia avevano in se stesse, o forse proprio perché consapevoli di essere estranee ad un mondo che ha fatto del clientelismo la propria arma vincente, se ne sono sempre guardate bene dal finire in un percorso di non ritorno. Tra queste, sicuramente la più bella e rappresentativa è Franca Faldini, splendida interprete che quel successo l’ha sempre sfiorato, oggi ricordata solo per essere stata la compagna di Totò. Ma la sua è stata una vita piena di avvenimenti importanti, pensando a quella che sarebbe potuta essere, e invece non è mai stata. Franca non ebbe mai pienamente fiducia in se stessa, non ha mai creduto nelle sue potenzialità di attrice. A completare l’opera, ci pensò la pessima esperienza hollywoodiana, che spense quasi sul nascere le sue ambizioni ed i suoi desideri. Ha sempre visto la vita con uno sguardo fin troppo disincantato e scanzonato, e a volte anche troppo cinico, tanto da scherzare anche sulle proprie doti di attrice, definendosi “una vera cagna”. Ma del resto, quale attrice italiana di quegli anni non lo era? Le tanto decantate dive che oggi vengono venerate da tutti come dee, erano sempre doppiate, per di più non avevano mai messo piede in un’accademia di recitazione. Quantomeno Franca si doppiava almeno da sola...


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Nacque a Roma il 10 febbraio 1931, trascorse un’infanzia agiata, i suoi genitori facevano parte della buona borghesia romana, neanche il nefasto periodo delle leggi razziali ne scalfì la tranquilla esistenza, poiché suo padre era ebreo. Più tardi si diploma in lingue straniere, con una particolare predilezione per l’inglese. Non s’interessò mai al mondo del cinema, fino a quando compiuti diciotto anni, il grande Vittorio de Sica rimase impressionato dalla sua bellezza e da quegli occhi blu incredibilmente luminosi. Di comune accordo con Cesare Zavattini, le propose un piccolo provino per un film che stava per girare, per la cronaca, tale film era “Miracolo a Milano”. Ma il provino fu un disastro, e Franca che timida non era mai stata, fece quasi scena muta, mandando su tutte le furie De Sica, che tenero con i suoi attori non era mai stato. Ciononostante, altri produttori e registi non rimasero certo impassibili di fronte alla sua bellezza più unica che rara, Franca era molto più alta della media delle attrici italiane di quel periodo, avendo un fisico longilineo e slanciato. Ricevette proposte anche da Alessandro Blasetti e Mario Bonnard, ma anche quelli furono solo dei tentativi di avvicinarla a quel mondo, che Franca ha sempre respinto proprio per questa sua diffidenza nei propri mezzi, una diffidenza che nascondeva una profonda insicurezza.
Proprio in quegli studi cinematografici, Franca fece la prima importante conoscenza che caratterizzò la sua vita, un certo Orson Welles. che proprio lì a fianco era impegnato nella lavorazione del film Cagliostro per conto della casa di produzione Scalera Film. Il grande regista americano, da poco divorziato da Rita Hayworth, era giunto in Italia per lavorare e racimolare i soldi necessari per finanziare il suo prossimo e, come al solito ambizioso, progetto cinematografico. Il caro Orson si innamorò di Franca, all’epoca pettinata come Veronica Lake, la corteggiò non poco, riempiendola di tante attenzioni come mai le era state attribuite. Per qualche tempo si frequentarono, ma stando alle dichiarazioni di Franca stessa, scritte nella sua autobiografia, quello fu solo un flirt e niente più. Pochi mesi prima ebbe la sua prima delusione d’amore, e non ne avrebbe certo sentito il bisogno di averne un’altra, anche per colpa della giovane età. Di lì a poco Orson Welles avrebbe conosciuto un’altra bellissima attrice italiana, ossia Lea Padovani. Negli anni successivi rincontrò ancora Welles, ripensando insieme a quei momenti di tenerezza, dove il grande regista s’innamorò della ragazzina sconosciuta.
Nonostante il pessimo inizio di carriera, riuscì ad avere comunque un minimo di visibilità, un fotografo americano la immortala in una splendida foto, che fu poi pubblicata su una rivista americana. Proprio quella foto, le fece vincere un viaggio premio in America, ad Hollywood. Per Franca si avverò in sogno, e in fretta si preparò a partire alla conquista della fabbrica dei sogni, come stupidamente era nota a tutti. E questa volta era più convinta dei propri mezzi, decisa a superare quella timidezza che le aveva mandato a monte parecchi provini.
Nel 1950 la nostra attrice sbarcò in America piena di speranze e abbastanza piena di ambizione, aveva solo diciannove anni ma sembrava molto più matura delle sue coetanee. Ma siccome la “fabbrica dei sogni” non è nient’altro che una stupida trovata pubblicitaria, la vita reale è sempre più brutta e meno pratica di come si vede al cinema, anche la più ambiziosa delle attricette, rimane molto spesso schiacciata da un mondo ed un atmosfera che di sognante aveva davvero poco. In quasi un anno e mezzo di permanenza a Los Angeles, si trovò davanti una situazione che al confronto Sodoma e Gomorra era un paese dei balocchi. Attori ed attrici alcolizzate fino all’inverosimile, cocainomani, eroinomani, morfinomani, e chi più ne ha, più ne metta. Produttori che pensano altro a come evadere le tasse e a chi portarsi a letto, insomma una situazione che farebbe fuggire via la persona più volenterosa di questo mondo. Insomma l’umanità presa per il verso più schifoso e purtroppo più vero. E Franca, che già di per se aveva una visione pessimistica sulla sua carriera, riesce a racimolare una misera comparsata in un brutto film con la coppia Jerry Lewis-Dean Martin. Artefice di questo insuccesso, fu il produttore Hal Wallis, assiduo collaboratore della Paramount, che tanto si era preso cura di lei, proponendo di lanciarla come una nuova Dorothy Lamour.

E’ chiaro come anche lui avrebbe gradito magari un po’ più di riconoscenza da parte dell’attrice romana, che invece sempre rispedì al mittente ogni tentativo di abbordaggio. In mezzo a tanta miseria umana, Franca trovò il tempo di stringere qualche amicizia, su tutti quella con Errol Flynn, a quel tempo già sul viale del tramonto e ubriaco di vodka dalla mattina alla sera. Nel frattempo conosce molti divi e divette che negli anni successivi faranno fortuna, ma allo stesso tempo rimane delusa dal loro comportamento piuttosto ipocrita tipico di tutti gli attori. James Dean ad esempio era solo un ragazzino che giocava a fare il ribelle, e questo fu solo uno degli esempi più clamorosi di come certi miti sono nati dal nulla e come inspiegabilmente continuano a esser presi stupidamente sul serio come modelli. Più Franca conobbe questo mondo di sbandati alla deriva, più si convinse che quelle non sarà la sua strada, almeno ancora non per molto. Alla fine del 1951, ancora Hal Wallis le propose l’ennesima inutile particina in un film al fianco del terribile Mario Lanza, ma Franca ne ebbe abbastanza, aveva già sprecato troppo tempo in un mondo che non le appartiene. Decise di tornare in Italia, lasciando il suo alloggio di Hollywood per sempre, non vi avrebbe mai più fatto ritorno. Intanto un certo Antonio De Curtis l’aveva notata sulla rivista Oggi, rimanendo folgorato da tanta bellezza, per Franca stava per iniziare un periodo indimenticabile.


“Signorina Faldini, vedendola su quel giornale mi sono sentito sbottare il cuore in primavera”. E’ questo più o meno quello che le disse Totò al telefono. Dopo diversi timidi approcci, i due si frequentarono sempre di più, fino a rendere pubblica la loro relazione, con un’indimenticabile copertina di "Oggi" nel 1952.
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Da subito, tutta la gente mette in dubbio che l’unione di una ragazza giovanissima con uomo di più di cinquant’anni possa durare a lungo, ma si sbagliano perché accanto ad Antonio, Franca si sente protetta, ha trovato quella serenità e quella tranquillità che ha sempre cercato in un uomo, e che sfortunatamente non era mai riuscita a trovare. Sarà proprio Totò a voler quasi imporre la presenza di Franca in molti film da lui interpretati, proprio per avere sempre a fianco l’amatissima compagna. Ma sono solo particine di poco conto, ancora una volta il cinema sembra non essere interessato alla bellissima Franca, che di conto suo ha in pratica chiuso qualsiasi tipo di discorso con la settima arte, per altro quasi mai aperto. Alla fine dichiarava di recitare solo per soldi.
I due novelli fidanzati non erano sposati, per una serie di circostanze burocratiche, ma che importa? Erano felici lo stesso e promisero di farlo al più presto nel caso in cui Franca avesse aspettato un figlio. E proprio quest’attesissima gravidanza, non si fece attendere più di tanto …
Ma la felicità coniugale non è di questo mondo, nella vita i momenti pieni di felicità sono sempre pochissimi e sfuggenti, il resto è una serie di insuccessi e sofferenze per tutti, senza esclusione di ceto sociale, ed ecco che quella che sembrava essere una bella favola andò in pezzi. Il primo capitolo di questa triste storia coincise con la morte di Massenzio, il tanto desiderato figlio maschio era spirato subito dopo aver visto la luce. Non pochi furono gli strascichi di questo difficilissimo parto, che causò non poche complicazioni anche alla povera Franca, che quasi ci rimise la vita. L’amarezza per aver perso la possibilità di aver un erede maschio, provocò in Antonio uno scorto profondo facendolo richiudere sempre più dentro di se, allontanandolo automaticamente dalla compagna, tra i due si creò una profondissima spaccatura, che forse dopo quella volta non si risanò mai più.
A peggiorare la situazione, la malattia agli occhi di Totò, che lo costrinse a lungo lontano dal cinema e dal palcoscenico. Ma Franca era una donna forte e resse anche questa prova, che la mise ancora una volta a dura prova. Intanto il suo interesse verso il mondo del cinema andava sempre più scemando, fino a prendere la decisione di lasciare definitivamente le scene già a partire dalla seconda metà degli anni 50. In tutti questi anni però, aveva sviluppato un altro interesse, le piaceva tanto scrivere e infatti, di lì a poco quello che era un semplice passatempo, si trasformerò in una vera professione, Franca diventò una bravissima giornalista e scrittrice.
Intanto la relazione con Totò andava sempre più verso un punto di non ritorno, il Principe si allontanò sempre di più dalla sua amata Franca, preferendole altre donne, anche se si trattava solo di brevi incontri, la bellissima attrice non poteva sopportare una simile situazione, e quel famoso matrimonio non si celebrò mai più, non poteva sposare un uomo che la tradiva anche se solo per una notte. Totò se ne va nell’aprile del 1967, confidando alla compagna che forse lei sia stata l’unica donna cui abbia mai voluto bene sul serio.
La nuova carriera di Franca proseguiva a gonfie vele, i suoi articoli giornalistici erano sempre pungenti e mai banali, e da un po’ di tempo di era dedicata anche alla traduzione dall’inglese all’italiano. Così come proseguiva ottimamente anche la vita sentimentale, alla fine degli anni 60 aveva conosciuto un nobile romano, un certo Niccolò Borghese, dal quale non si separò mai più, e fu proprio quello che nel 1975 divenne suo marito. Sempre in quel decennio, furono pubblicati una serie di volumi sul Cinema Italiano scritti insieme ai giornalisti Governi e Fofi, tra questi anche diversi libri sulla figura di Totò. Dopo tanto cercare, Franca aveva trovato la sua vera inclinazione, quel mondo così falso ed ipocrita che non le fece una bella impressione nella sua avventura agli inizi dei 50, era solo un lontano ricordo, così come quella bellissima ragazza che non riuscì mai a vincere la sua timidezza di fronte alla macchina da presa.
Nel 1991 scrisse il suo primo romanzo intitolato “Insieme nel buio” che ottiene anche un buon successo di critica, ormai la sua fama di ottima scrittrice non conosce limiti. Nel 1998 spiazzò tutti con la sua decisione di tornare al cinema, ma forse sceglie il film peggiore che le potesse capitare, recita insieme ad uno stanco ed invecchiato Alberto Sordi nel terrificante “Incontri proibiti”, uno dei film italiani più brutti che siano mai stati realizzati in quel periodo. Franca non spiegò mai le reali motivazioni per aver partecipato ad un film dopo più di 40 anni dall’ultima volta che tutti la videro sul grande schermo. Fa uno strano effetto vederla recitare non più giovanissima, e si ha l’impressione che molto probabilmente avrebbe potuto dare anche nel suo piccolo, in contributo alla storia del nostro cinema.
Sempre nello stesso anno, scrisse la sua biografia, dove raccontava con il suo tipico senso dell’ironia, il mondo del cinema, distruggendo miti e leggende varie, hollywoodiani o nostrani che siano, raccontandoli per quello che sono, una razza che ha sempre fatto delle loro bassezze e dei loro difetti una ragione di vita. Negli anni 2000 partecipa spesso ad eventi o dibattiti sul mondo del cinema, raccontando aneddoti ed esperienze varie, sempre molto preziose anche perché viste dal suo punto di vista, sempre molto disincantato.
Nell’ultima parte della sua biografia, si congeda dal suo pubblico, citando la mitica frase di Flaiano “Il meglio è passato”, dalla quale si discosta pienamente, affermando la piena soddisfazione per la vita che aveva scelto, e per il fatto di non provare nessun tipo di rimpianto.
Nonostante quelli che, come me sono rimasti profondamente affascinati da quella bellezza straordinaria che fece innamorare di se autorevoli personaggi del cinema, le crediamo difficilmente. Preferiamo avere qualche piccolo dubbio, pensando che quella bellissima ragazza appena diciannovenne era partita per Hollywood con l’intento di conquistarla, e non certo per fare un semplice viaggio di piacere...

Il primo film che ho fatto con Totò è stato "Dov'e la libertà?"; lo avevo appena conosciuto e mi trovai a partecipare al film per caso. Ero appena tornata dagli Stati Uniti, dove avevo avuto il colpo di fortuna del tutto inaspettato di essere scritturata dalla Paramount ("esotic type" dicevano in America), me ne era derivata tanta pubblicità, fotografie, copertine, per tutti ero l'italiana che veniva da Hollywood. "Mi do due anni", mi ero detta. "Se in due anni riesco a sfondare, continuo, altrimenti smetto". Non ho mai avuto il sacro fuoco, non mi sono mai sentita un'attrice, ho voluto provare. Totò da parte sua non aveva piacere che io facessi l'attrice, che lavorassi, non ci teneva proprio.
Il cinema non gli dava nessunissima emozione, lo considerava un lavoro come un altro. Non si preoccupava assolutamente di sapere quale scena sarebbe stata girata a quel punto del film, aveva il grandissimo dono di entrare immediatamente nei panni del personaggio e di orientarsi a naso quasi senza sapere se si era all'inizio o alla fine del film, inventando regolarmente ogni volta. Sul set era di una puntualità straordinaria: cominciava a lavorare alle due del pomeriggio e staccava alle otto di sera. Aveva un orario speciale, ma in quelle ore non si spostava mai dal set, e se c'era una cosa che lo mandava in bestia erano quelli che si allontanavano, andavano a prendere un caffè, erano sempre in giro e quando veniva il momento non c'erano e gli toccava aspettare.
Durante la lavorazione di "Dov'è la libertà?" Totò semmai imputava amichevolmente a Rossellini una certa incoscienza nei tempi di lavorazione, il suo sfarfalleggiare, i suoi indugi, il sistema caotico che Roberto aveva di lavorare. Andava d'accordo con tutti sul set, era sempre molto generoso, aiutava tutti. Le maestranze, gli elettricisti e le comparse gli cantavano regolarmente una canzoncina sull'aria di Vecchia America, che diceva: "Vecchia America dei tempi di Totò con la Faldini che facevano mangiare tanto me che i miei bambini"; lo divertiva sempre moltissimo. Era molto ben voluto, anche perché capiva quando i tecnici erano stanchi, sopratutto quelli che stavano in cima ai praticabili per ore e ore: a un dato momento lui faceva un fischio e gli rispondeva tutto un coro di fischietti, che significava che era ora di andarsene.

Franca Faldini


2018 Franca Faldini intro

Ho amato due principi. Il primo, irresistibile, lo era anche della risata.

Questa storia inizia con una carrozza e prosegue con un principe. Anzi, due. Ma non c una favola. È quanto vissuto davvero da una donna speciale e reale: Franca Faldini, per 15 anni compagna diTotò. Cominciamo a raccontarla dal cuore. Da Roma. Fine Anni '40. In via Veneto pulsa una Dolce vita ancora un po' acerba. È quasi sera. L’azzurro immacolato del cielo inizia a sbiadire, solo la cupola dell’Excelsior è inondata del bagliore dorato del tramonto. Una carrozzella, che da queste parti chiamano “botticella”, riporta a casa una ragazza bellissima, sottile, con gli occhi pieni di luce. Non passa inosservata. Seduto ai tavoli di un bar la nota Vittorio De Sica, che ha già due Oscar all’attivo c la determinazione di averla in un film (sarà Miracolo a Milano). Si invaghisce di lei anche Orson Welles, in città per girare Cagliostro, conosciuto in un locale dei paraggi. Per una settimana la sommerge di fiori. Poi per un po’ nessuno la vede più in giro.

1950 Franca Faldini 102 L

Una famiglia tranquilla e rassicurante

In via Veneto Franca Faldini è di casa. Abita qualche traversa più in là, in via Lazio con la famiglia: il padre è un ebreo di Livorno e la madre una signora molto cattolica di origine mantovana. Franca è figlia unica, poco viziata, ma sempre ascoltata, compresa e incoraggiata dai genitori. Che sono abili a compensare le difficoltà del momento storico. E' ancora una bambina quando vengono introdotte le leggi razziali in Italia e più tardi sventa per un soffio il rastrellamento degli ebrei di Roma, il 16 ottobre 1943: è fuori città, rientrerà il giorno dopo. Nonostante tutto gode di un'infanzia agiata nell’alta borghesia capitolina. Le viene permesso di studiare fino al diploma quello che più le piace; le lingue, impara il francese, ma soprattutto l'inglese. Parlarlo le sarà più volte utile. Sin da subito.

Los Angeles andata e ritorno

La decisione di fuggire in America nasce da una delusione d’amore. Col cuore spezzato da un bel romano un po’ farfallone, una sera Franca si fa forza e partecipa a una serata a casa di un amico con giri altolocati. Tra gii ospiti ci sono Errol Flynn e la moglie Patricia Wymore, che la inviteranno a soggiornare nella loro villa. Negli Usa, la Faldini rimarrà un anno e mezzo, restando più delusa che affascinata del mondo hollwvoodiano, affollato di star allo sbando e produrtori assetati di soldi e di sesso. Come Hal Wallis che, per averle procurato una comparsala nel mediocre "Attente ai marinai!" con Jerry Lewis e Dean Martin, pretenderebbe di essere ricompensato in natura dalla bellissima italiana. Lei non si concede.
E la sua carriera subisce un arresto. Improvvisamente le porte degli Studios si chiudono, cosi Franca nel 1952 decide di tornare in Italia. E arriva la svolta. Il settimanale Oggi esce con una sua foto in copertina. La rivista finisce nelle mani di Totò, che non sente ragioni; vuole conoscerla.

Totò, un fan a cui e diffìcile dire di no

«Guardandola su quella copertina mi sono sentito sbocciare in cuore la primavera», le scrive il principe Antonio De Curtis, 53 anni, nel biglietto infilato in un magnifico mazzo di fiori chiedendole un appuntamento. «Sono una sua ammiratrice», risponde lei ventenne, «ma se vuole conoscermi e bene che si faccia presentare».

L’incontro ufficiale avviene in casa di amici e lui si perde negli occhi di lei, che definisce «due finestre spalancate davanti al mare, mi affaccio e vedo tutto in fondo a questo mare verde». Da allora non si lasciano più. Scandalo! I loro 33 anni di differenza scatenano pettegolezzi a non finire. E Totò principe delia risata, ma non del ridicolo, organizza una conferenza stampa in casa sua con fotografi e operatori di cinegiornale per metterli a tacere: «La signorina Franca Faldini somiglia perfettamente alla donna che sognavo». E rilancia: «Difatti io, che ero contrario al matrimonio, ma contrario sa?, per averla, mi sono ful-mi-ne-a-men-te ricreduto e, preso il coraggio a quattro mani, buttandomi a pesce, l’ho chiesta in sposa». Le nozze, però, non arriveranno mai. Non per colpa di Totò, che sulla scena e un buffone, ma nella vita vera è serissimo.

Questo matrimonio non s'ha da fare

«lo sono cattolico-apostolico-napoletano. Mi sarebbe piaciuto moltissimo sposare Franca in chiesa», afferma il Principe, ma la legge glielo impedisce: il suo precedente matrimonio con Diana Roliani (da cui è nata la figlia Liliana) è stato annullato nel 1939 solo civilmente, il vincolo religioso rimane. In realtà, e la Faldini a fare resistenza, dimostrando un coraggio enorme per i tempi: «Non sono mai stata sposata con Antonio. Ma questo l’ho voluto io, deliberatamente. Lo conoscevo molto bene. Era profondamente napoletano, geloso, tenero e diffidente. Data la differenza di età che ci separava, io volevo che lui sapesse e “sentisse" che stavamo insieme solo perché ci amavamo e non perché legati da un vincolo legale». Rimarranno uniti, malgrado le divergenze e i brutti tiri del destino.
Franca è una donna evoluta, emancipata, Antonio è un uomo di vecchio stampo nei modi e nei sentimenti. Più di una volta la loro natura così diversa li porterà a pensare di lasciarsi. Ma non lo faranno. Tra loro l'unione è abbastanza forte per affrontare anche i momenti di grande sofferenza. Come nel 1954, quando poco prima dell’uscita di "Miseria e nobiltà" dove recitano entrambi, Franca rimane incinta. A ottobre partorisce, ma il piccolo Massenzio muore il giorno stesso e la Faldini si salva per miracolo. E debolissima, però è lei che incredibilmente riesce a trovare la forza per sostenere il compagno distrutto dalla morte dell’unico figlio maschio. Lo convince persino a girare un nuovo film insieme: "Siamo uomini e caporali?" Anche questo come il precedente è un successo al botteghino. La gente ride. Nessuno immagina un dolore tanto grande fuori scena.

Una nuova vita

Franca resiste al fianco di Antonio, anche quando il suo clown triste nel 1957 ha seri problemi alla vista e rimane quasi cieco o come diceva lui «ci vedo a orecchio». Vanno avanti ancora
dieci anni fino a che, il 15 aprile del 1967,Totò muore. La Faldini, vedova a 36 anni, viene messa duramente alla prova, dimostrando una resilienza fuori dal comune. Sulla carta, per il principe de Curtis è un'estranea. Quando arriva il prete a benedire la salma nella casa in cui hanno vissuto anni insieme, deve ritirarsi sul pianerottolo in quanto “concubina". In più racconta: «Antonio era un uomo molto generoso ma scaramantico e, fino alla fine, non ha mai pensato di morire». E a quanto pare non fa testamento. Franca non si arrende e rispolvera la sua antica passione: l’inglese, quello che aveva studiato con tanto entusiasmo da ragazza; inizia a fare traduzioni, poi, appassionata da sempre di lettura, diventa anche una brava scrittrice e giornalista. Dopo qualche anno incontra di nuovo l’amore e nel 1975 sposa Nicolò Borghese di Nettuno, anche lui principe, con cui vive fino alla fine, nel 2016. Lei, al contrario di Totò, il testamento lo fa, e dimostra una grande generosità d’animo lasciando moki dei suoi beni a sostegno di poveri e disagiati.

Ilaria Amato


Video-omaggio realizzato dal nostro sito in occasione della scomparsa di Franca, avvenuta il 22 luglio 2016


Franca Faldini parla di Totò

Prima parte
Seconda parte

Riferimenti e bibliografie:

  • Paolo Conti, «Corriere della Sera», 19 marzo 1977
  • "Totalmente Totò, vita e opere di un comico assoluto" (Alberto Anile), Cineteca di Bologna, 2017
  • "Franca Faldini: da James Dean a Totò" di Conti Paolo, "Corriere della Sera", 19 marzo 1997
  • "L' "Imperatrice di Bisanzio" viene da Fiesole" di Gianna Predassi, "Epoca", 15 marzo 1952
  • "Totò, l'uomo e la maschera" (Franca Faldini - Goffredo Fofi) - Feltrinelli, 1977
  • Italo Moscati, «Anima Italiana»
  • "Totò. Storia di un buffone serissimo" (Franca Faldini - Goffredo Fofi), Mondadori 2004
  • www.lunico.eu
  • Rievocazioni: il mio Totò, "Panorama", 18 ottobre 1977
  • Ilaria Amato, 2018 (fonte sconosciuta)
  • Archivio Storico quotidiano «La Stampa»
  • Archivio Storico quotidiano «Corriere della Sera»