Questa volta la Wandissima scenderà dalla luna
Riveliamo dopo una minuziosa indagine i costi segreti di una grande compagnia di riviste. Prima delle prove per "Baraonda” di Garinei e Giovannini erano stati già spesi trentacinque milioni
Quanto costeranno i vari spettacoli di riviste che andranno in scena in questi giorni nelle maggiori città italiane? Ogni anno, in questo periodo, è una ridda di voci, di annunci sensazionali, un ballo vorticoso di milioni, in cui si mescolarla verità con la fantasia, qualche spunto pubblicitario e l'ambizione di battere i precedenti primati di lusso, di eleganza, di sontuosità. La rivista deve costare sempre più dell'anno prima, questa è la regola : e così di solito avviene. Al momento di tirare le somme, spesso ci si accorge che le voci a sensazione avevano gonfiato, poco o molto la realtà : ma le somme si tirano dopo il debutto. Quando lo spettacolo è varato, e prosegue il suo giro più o meno fortunato, sul tavolo dell’amministratore continuano ancora ad arrivare le fatture, chili di fatture; qualche volta ì conti veri, precisi imo al millesimo, si fanno che la compagnia è già sciolta e si sta pensando alla nuova formazione, alla nuova rivista per il prossimo settembre. Conti che ormai non interessano a nessuno, poiché incomincia già la curiosità di sapere quali nuove sorprese sono in cantiere, quali sono le bombe che verranno spaiate per la nuova stagione. La danza dei milioni, per la rivista, è come la danza dei milioni per i giocatori di calcio. Una specie di magica Borsa, un gioco pazzo di quotazioni, sulle quali si deve fondare il pronostico per la futura gara di calci o di sgambetti.
Quanto costerà dunque una rivista quest'anno? Abbaiamo fatto una inchiesta precisa, almeno per le cifre che risultavano al momento di incominciare le prove di assieme : il resto non lo sa nessuno, nemmeno i finanziatori o gli amministratori più scrupolosi : però si può ricostruire il totale facendo una proporzione tra il già fatto e il da farsi. In testa la Wanddssima, con «Baraonda», a Milano. Si parla di una cinquantina di milioni, ed è sicuramente la cifra più attendibile, nonché quella più alta. Prima di incominciare le prove d'assieme erano stati spesi già 35 milioni. Ciò che costa di più, in una rivista, sono i costumi, ognuno dei quali è completo: abito, scarpe, cappelli, dessous, guarnizioni e tutto il resto. Ogni costume insomma è un complesso studiato fino all'ultimo particolare. Prezzo? I massimi l’anno scorso li aveva raggiunti la Osiris, un costume per entrée o per finale, destinato alla Wanda nazionale, non costava mai meno di un milione ma poteva andare anche assai più sù, uno ha toccato il soffitto di un milione e 800 mila lire. Quest’anno si sa soltanto che il costume per il secondo finale sarà qualcosa di straordinario, mai visto nemmeno per la Osiris; e se il prezzo sarà in proporzione alle meraviglie che se ne dicono, e al segreto col quale vengono custoditi i particolari, il traguardo di due milioni sarà abbondantemente superato.
Costumi importanti sono anche quelli del primo finale e della prima entrata in scena. Gli altri per la Osiris, per la Giusti, che è la più temibile concorrente in fatto di eleganze sceniche, e di tutte le grandi vedette vanno da 500 a 800 mila lire, prezzo che è poi quello dei costumi per le entrate e i finali delle comprimarie; altrimenti questi scendono verso le 200-400 mila lire al pezzo. Per le ballerine, i costumi più complicati e vivaci vanno anche sulle 40-50 mila lire, e sarebbe un errore credere che certi ritagli di stoffa, triangolini delle scene in cui la pelle è quasi l’unico vestito, possano portar giù la media. Ci sono registi e costumisti che vogliono i triangolini dipinti a mano, minuscoli ma preziosi. E i conti salgono. Per «Baraonda» i costumi saranno 300, uno più uno meno, con 200 paia di scarpe; il totale copre da solo quasi due terzi della spesa complessiva ossia una trentina di milioni. Con 30 milioni ci stanno dentro anche i costumi dei boys, sulle 25-30 mila lire l’uno, e qualche costume per gli attori : ma solo quelli più fantasiosi. Per il resto, com’è noto, gli attori hanno l'obbligo contrattuale di essere munirti di un guardaroba completo, abiti da sera, da passeggio, cappelli, guanti e tutto il resto.
Per le scene i calcoli sono ancora più difficili, si può ritenere che assorbano un buon terzo della spesa, sui 15 milioni; ma come vengano suddivise poi le varie voci non si può prevedere. Ci sono scene che si fanno con tela e cartone, altre che richiedono tessuti costosi, altre che vogliono installazioni speciali, magari macchine costruite appositamente. La rivista ha bisogno di sbalordire, di muoversi senza limiti di tempo e di spazio, d^ un secolo all’altro, da un paese all'altro e magari da un pianeta all’altro, fra dischi volanti, bellezze atomiche e prodigi stellari. Perciò le fantasie sono in moto mentre si cerca fino all'ultimo di custodire il segreto. Quando è trapelata fuori la notizia che la Osiris quest'anno, rinunciando ancora una volta alle scale, scenderà addirittura dalla luna, in teatro la faccenda è stata presa come un infortunio; ed è stata ribadita la consegna di non fiatare a nessun costo sulle altre novità sceniche. Comunque pare che non sarà la solita luna di carta argentata, appiccicata al seggiolino di una altalena; ma qualcosa di assai più vivace ed elettrizzante. Aggiungiamo infine le cosiddette spese di copione e le «varie»; il regista ha bisogno improvvisamente di un cane, di un cammello, di un leone, vero o finto a seconda dell’estro del momento, oppure vuole dei vasi da spaccare in mille pezzi, un binocolo, un mazzo di fiori, vuol fare improvvisamente con la pioggia una scena ch'era prevista al sole: molte di queste cose si trovano in magazzino o in guardaroba, ma spesso anche non ci sono, o sono malconce, bisogna procurarle. Ed ecco raggiunto senza troppi sforzi quel traguardo di 50 milioni a cui accennavamo prima.
La compagnia di Ugo Tognazzi ed Elena Giusti, che inizierà pure le recite a Milano, segue a ruota quella di Wanda Osiris: 30 milioni spesi, un totale prevedibile oltre i 40, suddivisi in proporzione fra le diverse voci. Tuttavia questo secondo posto potrebbe essere insidiato da Rascel, che ama anch’egli spettacoli allestiti con gran lusso. Però le compagnie imperniate più sul nome del comico che sulla prima donna, come le formazioni che fanno capo a Taranto, Macario e altri assi della risata, costano, in genere, qualcosa meno. Un capitolo a parte, naturalmente, è quello delle paghe, che non rientrano nelle spese di allestimento vere e proprie. Avremo quest'anno dei massimi di 70 mila lire per sera e avremo, in assoluta novità, i contributi della previdenza per le pensioni degli artisti. E' l’impresario che deve versare questi contributi, un totale piuttosto cospicuo per le compagnie con parecchie decine di elementi. La cosa è stata comunicata anche alle Blue Belles di «Baraonda», e le ha stupite gradevolmente; Pat Vallace, la capitana, è una delle quattro superstiti del balletto dello scorso anno, le altre sono tutte nuove perché in realtà quello delle Blue Belles é un marchio di fabbrica sotto il quale girano il mondo parecchie formazioni, da Rio de Janeiro a Copenaghen, da Città del Capo a Milano. Pat è rimasta volentieri in Italia, per via dell'atmosfera romantica, così ha detto, che si respira da noi. Le piacciono i nostri vigili, meno gli agenti, e meno ancora il doppio spettacolo domenicale. Quanto alla pensione, lei e le altre ragazze hanno detto che servirà per venire a passare le vacanze in Italia, quando avranno ottant’anni ciascuna.
Che cosa verrà fuori da questo fiume di danaro? La tendenza di quest'anno sembra sia per il ritmo, tutto vivace, tutto swing, tutto elettrizzante; passaggi rapidi, tagli frenetici. La Osiris, che è la prima in teatro a dare l’esempio di una preparazione scrupolosa, sempre in azione per tutta la durata delle prove estenuanti, si è procurata addirittura un coreografo che viene dritto dritto da Broadway. E' un giovanottone che si chiama George Reich, e conduce la preparazione a ritmo indiavolato, tanto indiavolato che alla fine le ballerine avranno più fiato di un Nordahl o di un Pandolfini. Ci sarà anche Alberto Sordi, passato dalla radio al teatro, ma per nulla emozionato dell'avventura. Sarà un Alberto Sordi nuovo, inedito, tutt'al più sarà il pubblico che, a vederlo in carne ed ossa, potrà esclamare : «Mamma mia, che impressione!». «Soubrette», Dorian Gray, pentitissima di aver dichiarato pubblicamen-
te che gradirebbe proposte di un nome nuovo, dato che il suo appartiene a un personaggio maschile. Ha ricevuto una valanga di lettere, dalla quale rischiava d’esser seppellita; perciò ci ha ripensato, continuerà a chiamarsi Dorian Gray, come la chiamò per primo il coreografo Milloss, tre anni fa.
Dorian Gray suona benissimo anche per una donna, anzi ha una sfumatura raffinata, stravagante, che non guasta per una «soubrette» di classe. Nelle altre compagnie, oltre la Tognazzi Giusti, rivedremo Billi e Riva con Monique Thibaut, Dapporto con Linda White, Taranto con la Palumbo, coppia interamente napoletana; le Nava daranno: «Davanti a loro tre-Nava tutta Roma», Walter Chiari sarà con Carmen De Lirio e Campanini, Macario con Marisa Merlini, Navarrini, Croccolo, Carotenuto, Viarisio a capo dei rispettivi complessi.
Nicola Barese, «Settimo Giorno», anno V, n.37, 10 settembre 1952
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Nicola Barese, «Settimo Giorno», anno V, n.37, 10 settembre 1952 |