Fregoli Leopoldo

Leopoldo Fregoli bio

(Roma, 2 luglio 1867 – Viareggio, 26 novembre 1936) è stato un trasformista, attore, regista e sceneggiatore italiano.


Fregoli! Come dire Zakatam! O Zip, o Flash...Una parola che evoca un effetto fulminante! ...star mondiale della belle Epoque ma ancor più enfant prodige senza tempo, così mi piace immaginarlo: un bambino che si diverte a trasformarsi, fare scherzi, sparire e apparire come un folletto iperattivo. E come ogni creatura di fantasia continuerà a vivere, perché noi ne abbiamo bisogno...

(Arturo Brachetti, Fregoli la biografia, 2011 [1])


È ricordato per la sua abilità nel trasformismo scenico che gli consentiva di cambiare in pochi secondi la caratterizzazione del personaggio che andava a interpretare. Considerato il trasformista per antonomasia, per lui è stato coniato il neologismo fregolismo, talvolta utilizzato per indicare un altro genere di trasformismo, il trasformismo politico. In riferimento a lui è stato coniato anche il termine sindrome di Fregoli, relativo a una malattia psichiatrica caratterizzata dal delirio di persecuzione da parte di un individuo che, ogni volta, appare con una fisionomia diversa [2].

Biografia

Figlio di una famiglia di modeste ma dignitose condizioni (il padre era maggiordomo del Conte Luigi Pianciani, primo sindaco di Roma), orfano di madre dall'età di cinque anni, fin dall'adolescenza, Fregoli (come veniva semplicemente chiamato) pur cambiando molti lavori, iniziò a frequentare alcune compagnie teatrali, fece diverse esibizioni come comico, illusionista e anche cantante.

Durante il servizio militare svolto in parte a Massaua in Africa diede vita ad alcuni spettacoli, esibendosi con numeri di magia e monologhi teatrali. Per via dello scarsissimo numero di attori fu costretto a coprire da solo diversi ruoli, con molti cambi d'abito e di carattere. Nacque così il genere di spettacolo su cui costruì la sua carriera artistica: il trasformismo.[3] Negli ultimi mesi del 1890 tornò a Roma ricominciando dalla gavetta nei locali romani. Notato da un influente impresario teatrale debuttò ufficialmente nel marzo 1891 presso il Cafè-chantant "Esedra"[4]

Nel 1892 fondò una compagnia teatrale, (Compagnia di Varietà Internazionale) con la quale, nel giro di un biennio, fece spettacoli in tutta Italia[5] sfruttando le sue doti di trasformista e l'abilità di cambiare voce, abiti e modo di muoversi con frenetica velocità. Nel 1893 si sposò con Velia, una ragazza conosciuta un anno prima a Livorno durante una sua tournée.[6]

Nel 1894 debuttò all'estero presso il teatro Principal di Barcellona, dando poi vita ad una tournée spagnola che toccò le città di Madrid, Siviglia, Cordova, Valencia e Xeres[7] Tra il giugno 1895 e il febbraio 1896 fece una tournée in America Latina esibendosi in Argentina, Brasile e Uruguay, poi nel maggio del 1896 debutta negli Stati Uniti dove rimarrà in tournée per 6 mesi[8].

Nel marzo 1897 Fregoli si trasferì a Londra, andando in scena al teatro "Alhambra". Nello stesso anno tornò in sudamerica per poi riprendere la via dell'Europa a settembre[9]. Verso la fine del 1897, durante un suo spettacolo al teatro "Des Cèlestins" di Lione, Fregoli conobbe i fratelli Lumière[10], dai quali ereditò subito la passione per il neonato cinematografo. Dopo aver acquistato un apparecchio di proiezione realizza dei corti che propone durante i suoi spettacoli per molti anni, divenendo tra i primi a portare in teatro la nuova invenzione, che lui ribattezzò Fregoligraph[11]. Fino al 1905 interpretò e diresse molte pellicole.

Nel settembre 1898 si trasferì ad Asti dove fece costruire dall'Impresa Luigi Scialuga una villa alla quale dette il nome della moglie Velia[12]. Visse ad Asti fino al 1912. Nel dicembre del 1898 tornò a fare tappa nella sua città, Roma, esibendosi in uno dei più bei teatri della capitale: Il "Valle". La sera del debutto il teatro era gremito in ogni ordine di posti e, tra il pubblico, sedevano importanti personalità del mondo letterario, teatrale ed istituzionale. Tra questi spiccava Eleonora Duse, che espresse il desiderio di conoscere personalmente Fregoli, che dopo lo spettacolo la raggiunse per riceverne gli elogi[13].


...Eleonora Duse, si sa, non andava mai sopra un palcoscenico, quando non recitava. Manifestò, però, il desiderio di conoscermi e di parlarmi ed io, prima della fine dello spettacolo, mi recai per pochi minuti nel suo palco di proscenio. Con una voce soavissima, indimenticabile, mi disse parole che conservo gelosamente, come un tesoro, dentro di me. In un suo "bravo Fregoli" mi parve fosse l'essenza più pura di tutti gli elogi e di tutti gli applausi che m'erano stati elargiti nelle diverse parti del mondo.

(Leopoldo Fregoli, Fregoli raccontato da Fregoli, Rizzoli, 1936[14])


Nei primi anni del 1900 intraprese spettacoli e tournée in tutta Italia e all'estero, raggiungendo l'apice della sua carriera e della sua fama internazionale. In quegli anni furono numerose le sue tournée italiane, che toccarono i più prestigiosi teatri dell'epoca ed ebbero sempre un enorme successo. Si esibì inoltre in alcuni importanti teatri in varie città del mondo, tra le quali:Marsiglia, Bruxelles, Lisbona, Londra, San Pietroburgo, New York, Città del Messico, Barcellona, Berlino, Vienna, Rio de Janeiro, Madrid, Tunisi, Il Cairo, Buenos Aires, Tripoli, Parigi, Algeri e Montevideo.

Nel 1906 incise un disco 78 giri presso la neonata "Società Italiana di Fonotipia" di Milano per la relativa collana "serie dei grandi cantanti comici italiani"[15]. Il 16 giugno 1909, sull'onda del suo incredibile successo mondiale, venne invitato ad esibirsi nella sala pia del Vaticano. Venne poi ricevuto in udienza dal pontefice Pio X[16]. Nel dicembre 1911 si separò dal suo storico impresario Giuseppe Paradossi, passando l'incarico al suo amico d'infanzia Virgilio Crescenzi. La gestione Crescenzi si rivelò disastrosa tanto che questi improvvisamente scappò, lasciando un deficit finanziario di 500.000 lire, cifra enorme per l'epoca[17].

Nel 1913, dopo soli due anni dall'addio a Paradossi, Fregoli era sul lastrico. Dopo lo sconforto iniziale sfruttò il suo talento artistico per uscire da quella situazione; organizzò subito una nuova tournée in Spagna, anche in città dove non si era mai esibito. Si esibì a Trieste presso il teatro "Politeama Rossetti", a Roma al teatro "Costanzi" e al "Politeama" di Napoli. Vendette inoltre Villa Velia, la sua casa di Asti dove abitava dal 1898. In breve tempo riuscì a risollevarsi (ma mai del tutto, a causa del periodo bellico) e riprese a pieno regime le sue tournée internazionali, tra le quali toccò per la prima volta anche Cuba.

Nel maggio 1915 intraprese una nuova tournée sudamericana che durò all'incirca un anno. Nel 1916 si esibì a Parigi nei teatri "Bernhardt" e "Belleville". Tra il 1918 e il 1919 Fregoli accarezzò più volte l'idea di ritirarsi dalle scene, fermando per diversi mesi le sue attività artistiche. Ritornerà invece in scena nel marzo 1919 con una serie di esibizioni a Napoli presso il teatro "Politeama Giacosa"[18]. Tra il 1920 e il 1924 si esibì in diverse tournée italiane ed europee, per poi tornare in sudamerica nel 1925.

Nel febbraio del 1925, in Brasile, Fregoli mise in scena l'ultimo spettacolo della sua vita e nell'aprile dello stesso anno annunciò il suo ritiro dalle scene. In breve tempo vendette tutto il suo materiale scenico e si ritirò a vita privata nel buen retiro di Viareggio, dove morì il 26 novembre 1936. Venne in un primo momento sepolto a Viareggio, ma per volontà familiari nella primavera del 1938 le spoglie vennero trasferite a Roma nel cimitero del Verano, dove Fregoli riposa tuttora[19].

Fregoli visto da diversi "Fregoli"

Nel 1954 fu un istrionico artista romano ad interpretare Fregoli nella pellicola Gran Varietà: Alberto Sordi[20]. Si trattava di un film ad episodi prodotto dalla Excelsa-Roma film, per la regia di Domenico Paolella. In uno di questi episodi, intitolato proprio "Fregoli", Sordi interpreta la parte del poliedrico trasformista.

La sua vita è poi stata narrata nel 1981 nell'omonimo sceneggiato televisivo - Fregoli diretto da Paolo Cavara e interpretato da un suo epigono e anche egli stesso trasformista dello spettacolo: Gigi Proietti.

Ma fu lo stesso Fregoli a raccontare se stesso, la sua vita e la sua carriera, in un libro autobiografico pubblicato nel 1936 con il titolo Fregoli raccontato da Fregoli, riletto e ripubblicato nel 2007 a cura dell'allievo per antonomasia dell'attore-trasformista: Arturo Brachetti[21], che con la Compagnia della Rancia ha portato poi in scena un musical intitolato Fregoli[22].

Curiosità

La sua vita si intrecciò spesso con quella di altri personaggi di spicco della sua epoca, quali Eleonora Duse, Eduardo De Filippo, Peppino De Filippo, Ermete Zacconi, Ettore Petrolini, Georges Méliès, Sarah Bernhardt, Ermete Novelli, Pio X, Pietro Badoglio, Antonio Gandusio, Gabriele D'Annunzio, Trilussa, i fratelli Lumière, Eugenio Montale.[23]
Nel 1897 nasce in Svizzera Arthur Petronio, che viene indicato da tutte le biografie come figlio illegittimo di Fregoli[24], come lo stesso Petronio poi dichiarerà. In futuro Petronio diverrà apprezzato musicista, poeta e scrittore.
Nel libro Le interviste impossibili di Giorgio Manganelli si trova un'intervista immaginaria a Fregoli.
Il nome del trasformista romano compare anche nel titolo di una storia Disney apparsa sul numero 913 di Topolino del 1973: Zio Paperone e il fotofregoli[25].
Quando viaggiava Fregoli portava con sé un corredo pesante circa 30 tonnellate: comprendeva, tra l'altro, non meno di 800 costumi e 1.200 parrucche (da: Spigolature - La Settimana Enigmistica n. 4332 del 2.4.2015).
Sulla tomba di Fregoli campeggia l'epitaffio: Qui Fregoli compì la sua ultima trasformazione.


Il nome storico del Varietà internazionale fu quello di Leopoldo Fregoli. La sua fama di risonanza mondiale fece arricchire i dizionari di parecchi paesi del mondo di una parola nuova: fregolismo, che significò appunto e significa tuttora un eccezionale virtuosismo nel mutar di aspetto.

La sua vita e la sua carriera, se pure infarcite dei soliti luoghi comuni dell’uomo che si vede ostacolato nei suoi sogni ma che alla fine riesce fra mille difficoltà a trionfare e a diventare ricco e famoso, sono addirittura miracolose.

Fregoli era romano. Come la maggior parte degli artisti di teatro, era destinato ad altre professioni, e, nel caso suo, ad altri mestieri. Fece il cameriere, poi l’orologiaio, infine il meccanico. Le sue spiccate ed eccezionali qualità di osservatore, di imitatore e di trasformista non convincevano neppure suo’ padre. Ma un bel giorno bussò alla porta di casa Fregoli una bella signorina. Il vecchio le andò ad aprire e la ragazza, cadendogli fra le braccia, gridò : « Suo figlio Leopoldo è un vigliacco e mi ha ingannata! » . Il signor Fregoli padre, scosso ed emozionato, fece accomodare la signorina su di una poltrona e cercò di calmarla, ma, improvvisamente, questa si tolse la veletta, il cappello e la parrucca e con voce naturale disse : « Ti sei convinto, papà, che sono bravo? ».

Ma questa prova non servì a nulla. Fu soltanto, quando in servizio militare e spedito in Eritrea, che egli fu per la prima volta Fregoli. Nel solito teatrino del soldato egli fu libero di cimentarsi e provare le sue attitudini, fino ad allora soffocate, ed una sera incarnò lui solo tutti e quattro i personaggi di una commediola di occasione ed eseguì, sempre da solo, i cinque numeri di arte varia annunziati nel programma. Con un successo formidabile era nato sotto il cielo africano Leopoldo Fregoli.

Infatti, terminato il servizio militare e ritornato in patria, Fregoli con le esperienze acquisite con gli spettacoli fra i commilitoni, debuttò nella Birreria Teatro Esedra a Roma col famoso Camaleonte, scenetta a più personaggi, tutti interpretati da lui, con la imitazione e la caricatura di tre fra i più illustri artisti dell’epoca: Eleonora Duse, Flavio Andò ed Enrico Reinach. Un trionfo immediato. Fin dal giorno dopo non si cominciò che a parlare di lui, la sua paga dalle dieci lire serali raggiunse dopo qualche mese la quota 150, e da allora ebbe inizio l’apoteosi fregoliana.

Tutti i palcoscenici del mondo se lo contesero. Anche se il Varietà era la sede dove la sua attività artistica si esplicava, egli non poteva considerarsi soltanto un numero di Varietà. Per quanto si vedesse a prima vista soltanto la formidabile attività di un uomo che parlava e cantava con cinque voci diverse e che in pochi secondi si trasformava in cinque, sei, dieci personaggi, Fregoli era davvero un artista geniale. Le sue trasformazioni, i suoi travestimenti, le sue truccature, i suoi personaggi erano il frutto di una lunga serie di osservazioni acute e di un senso della caricatura che aveva del miracoloso. Ironico, satirico, grottesco, conservava nei suoi personaggi un fondo di verità e di umanità; la stella eccentrica, il cantante lirico, il direttore d’orchestra erano tanti personaggi veri ed umani, pur nel paradosso della caricatura e dell’umorismo. Camaleonte, Eldorado, Fregolineide: tanti spettacoli ed un solo interprete.

A Parigi, la consacrazione ufficiale della sua celebrità fu addirittura clamorosa. Tutta la città, quella mondana ed intellettuale, accorse ad applaudire con frenesia ed entusiasmo ce petit diable d’italien, come lo chiamarono i francesi. Ma qualche settimana più tardi (azione dolosa di invidiosi o caso malaugurato?) il palcoscenico del Trianon, dove egli lavorava, s’incendia d’improvviso e tutto il materiale scenico va a fuoco ed è ridotto in un mucchio di cenere.

Ma il diavolo — quello grande — che aveva operato tutto dò si doveva misurare con quel «piccolo diavolo d’italiano». Infatti, Fregoli, per nulla scoraggiato e demoralizzato, si rivolge a tutti gli scenografi, i vestiaristi e gli attrezzisti di Parigi, li mette al lavoro e in una settimana fa ricostruire tutto quanto il fuoco aveva distrutto. Questo scherzo gli costa mezzo milione — in quel tempo, ai primi del secolo, una cifra addirittura astronomica — e di questo mezzo milione egli non ne possiede che la metà, per cui è costretto a sottoscrivere impegni e a firmare cambiali. Ma, esattamente dopo dieci giorni, egli debutta all 'Olimpia. All’inizio dello spettacolo, e prima ancora che egli venga in iscena, si scopre un velario, sul quale è dipinto lui : Fregoli, che debella e sconfigge un diavolo con coma, coda e tridente, il tutto sullo sfondo del palco-scenico del Trianon in fiamme. La trovata fa il suo effetto, il pubblico si entusiasmerà e, quando Fregoli appare in palcoscenico, riceve una tale ovazione che tremano le pareti del teatro. Gli incassi sono favolosi: non passano sei mesi, che non solo ha pagato tutti i debiti contratti per la rifazione del materiale bruciato, ma ha guadagnato niente di meno che un milione di franchi!

Fregoli è inebriato dal successo. Dal modesto albergo dove abita, passa al Grand Hotel, prende per sè tutto il primo piano e vi si stabilisce come un re, con corte numerosa, donne, segretari e ospiti. Tutti gli italiani che capitano a Parigi hanno Ubero accesso nel suo appartamento, e vi sono spesso invitati a pranzo. E, a favore degli italiani poveri, specie se artisti, si esibisce e lavora. Lo si vede dappertutto: sulle prime automobili da corsa, nelle navicelle dei palloni, nelle carlinghe dei primi aeroplani. Sportivo, audace, scanzonato, questo piccolo diavolo meraviglia, disorienta ed entusiasma. D’altra parte, egli è un bel giovane e quella simpatica sfacciataggine di pretta marca romanesca gli assicura un formidabile successo con ogni genere di donne, dalle gran dame alle mondane, dalle intellettuali alle popolane, dalle artiste alle borghesi di buona famiglia. Fu un donnaiolo impenitente, ma alla buona con una leggerezza piacevole e spigliata, senza complicazioni, senza passionalità e senza drammi. Col successo, la ricchezza e la simpatia, egli seppe davvero che cosa fosse la gioia di vivere.

Appartiene al suo soggiorno parigino un episodio che caratterizza, più d’ogni altro tutto1 il modo, di pensare, di vivere e di reagire di Fregoli. Dopo lo spettacolo, una notte, mentre esce dal teatro gli perviene un biglietto profumato: è di una delle più famose mondane parigine del tempo, Lyane De Pougy, sogno molte volte irraggiungibile di sovrani, artisti, finanzieri e uomini politici. Poco discosto, una carrozza attende, e Fregoli, interessato e incuriosito, vi monta.

La vettura si ferma davanti a una villetta di Auteuil. Fregoli discende dalla carrozza e si avvia verso il cancello, ma questo silenziosamente si apre senza l’intervento di nessun portiere o servo. Aria di mistero. Fregoli, per nulla impressionato, si avvia verso l’interno della casa. Davanti a lui, come per incanto, i battenti delle porte silenziosamente si aprono. Intorno illuminazione discreta e misteriosa. Fregoli, col cappelluccio in testa e la pipetta in bocca, procede impavido e sicuro come se tutto fosse assolutamente normale. Attraversa salotti vari, addobbati con gusto ricercato ed esotico. In un angolo, schiave negre di rara bellezza e completamente nude gli sorridono, discrete e silenziose. Una musica smorzata gli giunge alle orecchie, proveniente chissà da dove. Fino a che raggiunge una piccola stanza, quasi un’alcova con tappeti e tendaggi preziosi. In fondo, su di un divano orientale, la bellissima Lyane De Pougy l’attende, come una Cleopatra, con un sorriso da imperatrice innamorata.

— Viens, mon adoré — gli fa la seduttrice, sicura della sua teatralità, del suo fascino e della sua bellezza.

E Fregoli, per nulla stordito da tutta quella inutile messa in iscena:

— Ahò ... lo sai che ho finito da recità proprio mo’?! Senti a me, se vedemo domani! ...

E con un allegro e cordiale saluto con la mano, si allontana.

Con un uomo siffatto la sorte non poteva non essere benigna. Fregoli si ritira dalle scene in tempo, quanto tutti desiderano ancora vederlo. La sua vecchiezza fu agiata e tranquilla. Basta con le trasformazioni! Di fronte a quella vecchia signora che arriva, quando è scoccata l’ora, è inutile trasformarsi!

Mario Mangini


Galleria fotografica e stampa dell'epoca

1928 09 29 Il Secolo Illustrato Leopoldo Fregoli intro

Al tempo che si era bambini e ci portavano al teatro solo la domenica, di giorno, Leopoldo Fregoli, trasformista, fu uno dei nostri spassi più certi e abbondanti. Massime perche dava nel miracoloso quel suo apparir vestilo in un modo e riapparire, subito dopo, vestito in un altro. E per quante spiegazioni ci dessero non c'era verso di persuaderci che le cose, dietro le quinte, avvenissero cosi lisce e piane come volevano farci credere. Piuttosto che darci alla logica ci affidavamo alla fanusta quando, inconsapevolmente scettici, non ci si buttava sulla strada del dubbio. 

Ma tant'è: appariva alla ribalu l'indimenticabile Fregoli, elegante e disinvolto nella marsina rossa, l'enorme garofano bianco all’occhiello, i pantaloni di raso, corti, il gibus sottobraccio e intonava una di quelle canzonette che, soltanto a riprenderne il motivo, ci riportano, di colpo, al caffè-concerto d'allora con i ciclisti in camicia di seta bianca e la paglietta, le ballerine con la corta gonna a lustrini e il petto ansante fuor del vitino, rigido come una corazza, gli uomini volanti sospesi al filo della nostra ansiosa ammirazione e lieti, sorridenti come scolari in vacanza. Aria di cartolina illustrau eoo lo spolvero di Parigi donde ci venivano i ritrattini delle sorelle Barrimore, le grosse gambe inguai naie nella calza clastica color di rosa ceil fresco sorriso delle prosperose donne dd sud all'ombra del berretto da fantino. 

Ma Fregoli lo spettacolo se lo metteva su da solo. Uscivano dalla sua svelta fantasia e dalla sua prodigiosa abilitiàdi trasformista una folla di figurine ciascuna con un gesto, una fisonomia, un'andatura inconfondibili che si finiva col pensare che proprio solo non fosse nel suo gioco e che una inano — una mano almeno — gliela dessero a ingannare il pubblico. 

Stasera il mago è qui vicino a me, spoglio del mistero che lo circondava : uomo tra uomini. Seduto davanti la «radio», protesa la faccia — su cui ridono, furbi, gli occhi — verso l'apparecchio che raccoglie le voci di tutto il mondo e le condensa nella spalancau bocca dell'altoparlante, con esperta mano, Leopoldo Fregoli gira i condensatori, cerca, attraverso lo spazio, le suzioni trasmittenti. 

S'ode un dolce canto femminile accompagnato da un'orchestra su cui affiorano il pianoforte e i violini. 

— È Berna, dice Fregoli. 

Infatti, cessato il canto, una voce chioccia grida: — Allo, Berna. 

Fregoli si volge soddisfatto a dire: — Vede come sono bravo? 

Poi torna ai condensatori. Ed ecco Roma, Napoli, Barcellona, Madrid, Londra. Suoni, canti e applausi. Fregoli sorride, beato, come se quegli applausi fossero diretti un po' anche a lui che li ha cercati e trovati; che, paziente, ogni sera compie il suo viaggio circolare traverso l'Europa e armeggia intorno b macchina — aggiusta una oiia, riavvita una bmpada, infila una spina — per suo diletto e perchè le voci di oggi dian luce ai ricordi d'ieri. 

— Vede, con la radio, io che girai quasi tutto il mondo, ogni sera torno nei luoghi e nei teatri che già conosco; certe volte risento gli stessi artisti di allora. Le par nulla?

 

— Poi ha da saficrc che, da ragazzo, facevo il meccanico, e siccome, invecchiando si ridiventa bambini, son tornato a fare il meccanico per amor della radio. Ho già un'officina completa. 

In vecchiando, ha detto. Confessa di avere sessantanni sebbene noti li dimostri. 

Tutti i giorni, svelto e arzillo, il mezzo toscano in bocca, il garofano bianco all'occhiello, una mano dietro b schiena, tutti i giorni, alla soliu ora, puntuale che potresti rimetterci l'orologio, appare sulla passeggiata di Viareggio, arriva sino al molo e torna indietro Quattro chilometri buoni. 

Certo non è più il Fregoli di una volta quale lo ritrae una caricatura che è nel suo salotto: l'enorme ciuffo di capelli alla brava, l’altissimo colletto a due punte, la marsina rossa. 

Il tempo, che regola il nostro passaggio nella vita, appanna, col ricordo, la fresca immagine lontana. Pochi i capelli che gli son rimasti, curva un po' la già svelta persona. Ma gli occhi son pur vivi su quella sua faccia riarsa tra di fantino e di «clown» fumista. 

La voce, poi, più bella di quand’era giovane e gli anni non devono pesargli se dice d’esser pronto a ricominciare il giorno che glie ne verrà la voglia e i ricordi e la «radio» più non basteranno a spengere la nostalgia. 

Ha su, in soffitta, un par di centinaia di vestiti da uomo e da donna; e parrucche e scarpe e tube, tutto un corredo. Offerte ne riceve di continuo e vantaggiose. Se mai lo turba il pensiero che, col cambiar della moda, il suo è divenuto un «genere» difficile. 

— Ai miei tempi usavano le sottane lunghe e, sotto le sottane, per far più presto a trasformarmi, ci nascondevo i calzoni. Ma con le sottane che usano oggi, corte al ginocchio, me lo dice lei come si fa? E le calze? Le calze, allora, le donne le portavano nere ed oggi, invece, la moda le vuole del color della carne. Ce lo vede un uomo con le calze da donna trasparenti a quel modo e di quel colore? E in parrucca alla garsonne mi ci vede? 

— Intanto, per non perdere l'abitudine, l’inverno, in città, vado sempre al teatro a sentir gli altri. Ma roba allegra, di quella che non ti obbliga a star lì col cervello per cercar di capirci qualcosa. Lo dicevo l’altro giorno a Tacconi: «Quando fai Gli Spettri mica ci vengo a sentirti». E lui: «Fai bene». 

Rifà la cavernosa voce di Zacconi tale e quale, accompagnandola col tremolio della mano caratteristica del grande attore. 

Gli domando che cosa ne pensa della cosidetta crisi teatrale. 

— Ma che crisi — mi risponde — non c’è crisi. Il pubblico vuol divertirsi, ecco tutto. E quando trova una commedia divertente, recitata bene, vi accorre in folla, glielo assicuro io. 

Tira due o tre boccate dal sigaro, poi aggiunge: — Purtroppo di commedie divertenti oggi ce n’è più poche. Guardi Pirandello. Belle cose, non dico, bellissime cose. Ma da leggerle a letto e gustarsele pian piano per ritornarci sopra, magari, quando non si capiscono alla prima. Ma in teatro, all'ora della digestione... 

Tace e ti giarda dal basso in alto con uno sguardo dove ride una cert'aria di canzonatura. 

— Può anche darsi che mi sbagli, ma mi pare di no. Poi, in fatto d’arte, io son rimasto alb retroguardia. 

— Anche per la musica, vede, a me che l'amo tanto non riesco di andare più in là di Wagner. A Wagner ci arrivo; con un po' di sforzo ma ci arrivo. Quanto a Debussy e a Strauss non ci capisco nulla. Riconosco che son grandi perchè me l'han detto e ci credo. Ma non ci capisco nulla. Se me li fa sentire Toscanini, al piano, qualcosa afferro. Ma nell'insieme, per me, buio. 

Ad illuminare cotesto buio Napoli ci manda, attraverso la radio, la vecchia musica di Verdi. Chino l'orecchio, Fregoli l'ascola beato. 

Adolfo Franci, «Il Secolo Illustrato», 29 settembre 1928



Filmografia

Danse serpentine I e II, film dei fratelli Lumière. (1897)
Fregoli the protean artiste, R. W. Paul Instrument Company, regia di Robert William Paul. (1898)
Après le lancement: sortie des invités et du public, film dei fratelli Lumière.(1899)
Homme-Protèe, regia di Georges Méliès[26]. (1899)
La poupèe-acte I e acte II, film dei fratelli Lumière. (1901)

La serie Fregoli (È chiamata Serie Fregoli l'insieme dei film prodotti da Fregoli nei quali è regista o attore protagonista.)

Fregoli retroscena o Fregoli donna (1898)
Fregoli prestigiatore o Fregoli 1 giochi di prestigio (1898)
Giochi di prestigio 2 (1898)
Fregoli al restaurant (1898)
Pere cotte (1898)
Fregoli in palcoscenico o Fregoli barbiere maldestro (1898)
Fregoli morte o Fregoli dopo morto - Regia dei fratelli Lumière - (1898)
Ermete Novelli legge il giornale o Impressioni di Ermete Novelli - Con Ermete Novelli. (1899)
Burla al marito (1899)
Bagni di mare o Bagni di fine secolo (1899)
Fregoli barbiere mago (1899)
La serenata di Fregoli o Fregoli in campagna (1899)
Fregoli maestro di musica (1899)
Fregoli soldato I e II (1899)
Bianco e nero (1902)
I numeri teatrali
Il camaleonte (1889)
Le educande di Sorrento (1889)
Pipelet (1891)
Mimì (1891)
Maestri d'operetta (1891)
Debutto della principessa Pignatelli (1892)
Pozzo fa 'u prevete? (1892)
Esperimenti di negromanzia e illusionismo moderno (1892)
Arrivo del professor Sambajon (1892)
Gran via (1892)
Do-Re-Mi-Fa (1893)
Eden-concerto (1894)
El mi ladron (1895)
Dorotea (1895)
Eldorado (1895)
Histoire d'un Pierrot (1897)
L'ape (1897)
Relampago o Il cameriere lampo (1898)
Le nozze di Pierrot (1899)
Una notte d'amore (1900)
La ragnatela (1900)
L'onestà (1902)
Faustino (1904)
Fregolineide (1905)
Le théatre à l'envers (1910)
Salamina (1912)


NOTE

  1. ^ Rusconi, Prefazione Pag.5/7.
  2. ^ N. Ashraf, D. Antonius; A. Sinkman; K. Kleinhaus; D. Malaspina, Fregoli syndrome: an underrecognized risk factor for aggression in treatment settings., in Case Rep Psychiatry, vol. 2011, 2011, p. 351824, DOI:10.1155/2011/351824PMID 22937404.
  3. ^ vedi bibliografia-"Fregoli la biografia", Alex Rusconi-Cap.2 Pag.30.
  4. ^ vedi bibliografia-"Fregoli la biografia", Alex Rusconi-Cap.3 Pag.41
  5. ^ vedi bibliografia-"Fregoli la biografia", Alex Rusconi-Cap.3 Pag.43
  6. ^ vedi bibliografia-"Fregoli la biografia", Alex Rusconi-Cap.3 Pag.46.
  7. ^ vedi bibliografia-"Fregoli la biografia", Alex Rusconi-Cap.4 Pag.55/57
  8. ^ vedi bibliografia-"Fregoli la biografia", Alex Rusconi-Cap.5/6 Pag.60/88
  9. ^ vedi bibliografia-"Fregoli la biografia", Alex Rusconi-Cap.6 Pag.93/94
  10. ^ vedi bibliografia-"Fregoli la biografia", Alex Rusconi-Cap.6 Pag.96
  11. ^ vedi bibliografia-"Fregoli la biografia", Alex Rusconi-Cap.6 Pag.97
  12. ^ vedi bibliografia-"Fregoli la biografia", Alex Rusconi-Cap.7 Pag.105
  13. ^ vedi bibliografia-"Fregoli la biografia", Alex Rusconi-Cap.7 Pag.110
  14. ^ vedi bibliografia-"Fregoli raccontato da Fregoli", Leopoldo Fregoli-"Fregoli la biografia", Alex Rusconi-Cap.7 Pag.110
  15. ^ vedi bibliografia-"Fregoli la biografia", Alex Rusconi-Cap.10 Pag.158
  16. ^ vedi bibliografia-"Fregoli la biografia", Alex Rusconi-Cap.10 pag.164
  17. ^ vedi bibliografia-"Fregoli la biografia", Alex Rusconi-Cap.11 Pag.173/174
  18. ^ vedi bibliografia-"Fregoli la biografia", Alex Rusconi-Cap.12 Pag.183
  19. ^ vedi bibliografia-"Fregoli la biografia", Alex Rusconi-Cap.13 Pag.196/214
  20. ^ vedi bibliografia-"Fregoli la biografia", Alex Rusconi-Cap.14 Pag.216
  21. ^ Vedi bibliografia-"Fregoli raccontato da Fregoli", Arturo Brachetti-Leopoldo Fregoli
  22. ^ Fonte: Apriteilsipario.it.
  23. ^ vedi bibliografia-"Fregoli la biografia", Alex Rusconi
  24. ^ vedi bibliografia-"Fregoli la biografia", Alex Rusconi-Cap.15 Pag.287
  25. ^ Scheda su:Zio Paperone e il fotofregoli
  26. ^ Su imdb.com

Riferimenti e bibliografie: