Antonacci Celestina (Cabiria)

Cabiria bio

Antonacci Celestina, in arte Cabiria (Lecce, 1896 - ?), fu una diva dei cafè chantant, dei varietà e dell'operetta, in attività tra gli anni '20 e '30 del '900. Fondò una sua compagnia di rivista in cui militò Totò.


La rassegna stampa

Cabiria, la giovane ed elegante generica, terminata la sua lunga e brillante tournée in Puglia ove si è guadagnata tante simpatie, è venuta in Napoli ove subito ha debuttato al Teatro Eden simpaticissimamente accolta e festeggiata.

«Café Chantant», 15 agosto 1921


1926 01 10 Cafe Chantant Cabiria L

«Café Chantant», 10 gennaio 1926


1926 02 10 Cafe Chantant Cabiria 2 intro

E' indubitabilmente uno dei vaghi esemplari di bellezza italiana, che infiori la nostra ghirlanda. Alta. Slanciata. Elegantissima. Ha tutte le doti classiche occorrenti alla perfetta diva del teatro di varietà. Padrona della scena, maestra della posa, ad ogni sua apparizione, segue la conquista immediata degli spettatori, i quali son felici di ascoltare i suoi couplets brillanti e mordaci, di seguire l'agilità dei suoi movimenti, il dardeggiar dello sguardo, lo scintillìo del sorriso, riconfermando il potere di tutte le seduzioni della sua esuberante feminilità in un applauso costante entusiastico immancabile.

Così la bellissima Cabiria resta una delle dive meglio quotate e sempre alla moda, sia che si presenti in rivista, sìa che nel suo numero a sola offra sempre nuove sensazioni alla nostra insaziabile curiosità.

Ed in tutte le sue manifestazioni reca una personalità originale, che è sua, di purissima marca e di incontestabile gusto.

1926 02 10 Cafe Chantant Cabiria L

«Café Chantant», 10 febbraio 1926


1927 05 10 Cafe Chantant Cabiria intro

Cabiria è piazzata. Vi à forse qualche frequentatore dei massimi teatri di varietà che non abbia sussultato di gioia sotto il malioso sorriso di questa bruna divetta, i cui occhi racchiudono tutte le indefinite bellezze della donna tipo orientale? Non intendo rivolgere un madrigale alla seducente artista, che possiede i più squisiti doni concessile dalla natura; desidero solo rilevare i progressi eh' ella ha raggiunto in breve volgere di tempo. Cabiria fu a torto classificata una delle più affascinanti divette dell'opimo mare canzonettistico. Ciò è dovuto alla sua esagerata ritrosia nel mettere in evidenza il proprio valore.

Ho riudito Cabiria con un senso di gradevole compiacimento, sono tornato a deliziarmi della sua piccola voce soave e della sua dizione scintillante, accarezzata da un canto lieve come il sospiro, di un'anima accorata, ed ho bevuto tutta la passione onde ella coinvolge l'essenza di ogni canzone. Nelle sue elegantissime toilettes, Cabiria è un modello di linee purissime, alta, slanciata e per soprappiù con una testolina avvolta in un casco di capelli neri e tizianeschi. Dopo la rinunzia ai periodi di riposo, l'arte della maliosa diva ha ripreso novello slancio, riconducendola nel cammino di successi sinceramente meritati.

Cabiria oggi volge con tutte le sue grazie verso più definiti orizzonti, il suo ruolo di stella si delinea chiaro nel cielo del varietà; per essa la meta finale é vicina fra tripudi di feste e fiori, come l'eroina D'Annunziana, creatura di sogno, d'amore, di canto e di gioia.

Bergerin, «Cafè Chantant», 10 maggio 1927


1929 05 26 Kines Cabiria intro

CELESTINA ANTONÀCCI D’ANNI 33

Ma a pensarci bene, Cabiria ha avuto, nel Questore di Padova che l'ha deferita all'Autorità giudiziaria per oltraggio al pudore, un alleato. Il quale sarebbe stato prezioso, se, come la storia insegna avvenga solitamente degli alleati, non avesse ecceduto in zelo.

Amava ella sciogliere la persona opulenta dai ceppi delle seriche gonne, dalle ritorte dei nastri contesti, dalle reti dei vaghi merletti, per essere sola col candore non ingenuo di una nudità smaliziata : anche se la calzamaglia, cadendo, rivelasse, qua e là, i paradisiaci « granelli di bellezza » che fanno alquanto schifosetti i corpi di ballo (intendendosi qui parlare, più precisamente, dei corpi delle ballerine): la venuzza varicosa, la cicatrice dell'antica ferita, il peletto ribelle all'azione del depilatorio, la lanugine fatta setola dall'impiego del rasoio, e gli altri adorabili dessous delle donne completamente svescite.

Ma conservava, Cabiria, sulla venuzza sulla cicatrice sul peletto sulla lanugine, un ultimo lucentissimo splendido velo; il suo nome pomposo.

1925 1929 Cabiria L

Come di quegli alberghetti di paese, che alla porta d’ingresso della camera da pranzo (buffet e controbuffè, sedie impagliate di varie paglie, le oleografie con Otello che ammazza Desdemona e con la Traviata che s'appresta a cantare l'« Amami Alfredo ») sovrappongono la scritta Salle à manger; e per ciò solo, conservano prestigio agli occhi dei bovari che scendono al mercato del lunedi.

Siam tutti bovari che scendiamo in paese per il mercato del lunedi, noi benpensanti che, una volta la settimana, andiamo agli spettacoli di Cabiria e delle sue sorelle in testa e chiappo.

Eccola dunque, Cabiria, finalmente e tutta nuda: Celestina Antontcci, d'anni 33, leccese.

Non questo voleva ella, essere finalmente e tutta nuda? Non questo domandava ai regolamenti di polizia teatrale? Forse, chiedeva con le riserve mentali del vecchietto intraprendente che circuisce di galanti persecuzioni la ragazza ma ai troverebbe poi in un bell’imbarazzo se la ragazza gli rispondesse «si»: il Questore di Padova non ha ammesso la restrizione, e ha detto «sì » con troppo ampia e troppo sollecita cortesia.

I soli, i veri danneggiati siamo noi. Quel nome fantasioso, Cabiria, evocava non spente visioni all'unico d'annunzianesimo che sia consentito anche alle modistine e alle servette; e le immagini sovrapposte salivano lungo la inobliabile costruzione degli scudi guerrieri, ad annodare, alla resistenza delle « bilance » e alla docilità delle « padelle », lo stendardo della facile illusione. Adesso,l'alone astronomicamente possibile è quello degli olentissimi vapori i quali s'esalano dai rigagnoli che corrono le viuzze del suburbio di Lecce, e la soavità ricanta i versi di delicata fattura:

1929 Cabiria 01 L

Chi ha truvéto Culèsia Paposcia,
’na guagliona trent'anni ppe coscia:
dandalì, dandalì, dandalì...

Che l'esempio non dilaghi. Che il Questore di Padova non faccia proseliti. Che cosa sarebbe di noi, epilettici che trangugiamo avidamente le polveri Cassarini di tutte le simulazioni, se Ornella d'Alba, Fosca Umbra, Ada Algisi, Zara I, ricomparissero Filomena Proietti, Teresina Braghi, Adalgisa Procicchiani, Antonietta Cuocolo?

Perchè, il teatro di rivista e quello di varietà sono in tale decadenza, chi per reggersi han bisogno fin delle stampelle di quelle più fragili e modeste e correnti puntellature che sono i pseudonimi. Sfacelo; paralisi progressiva. Guardate alla terra, che le paralisi non conosce: ai campi della semente e dei contadini — dove chiamarsi Proietti Braghi Procicchiani o Giocolo non soltanto è bello, ma è necessario.

«Kines», anno IX, n. 20, 26 maggio 1929


Si è avuta poi per alcuni giorni una compagnia di Riviste « Cabiria » la quale ha donato un ottimo godimento visivo alle spettatrici, con una sfarzosa eleganza di costumi e di toilettes, e agli spettatori con una perfetta linea di un corpo meraviglioso da parte della signorina Celestina Antonacci, che se dalla natura ha avuto poca generosità nei mezzi vocali, ha però avuto in dono un physique du róle che è bastato per far scattare in applausi non solo i rappresentanti del sesso forte che erano in platea, ma anche quelli delle logge e del loggione. E gli applausi per la bellezza estetica, erano ben prodigati. L’Antonacci è anche una ballerina perfetta e aristocratica.

Non eccessivo pubblico. Ma del Teatro Duse e della crisi che esso attraversa parleremo in uno dei prossimi numeri.

«Rivista di Bergamo», anno VIII, n. 6, giugno 1929


A Padova l’autorità di P. S. ha denunciato per oltraggio al pudore la signorina Antonacci Celestina, in arte ”Cabiria”, capocomica di una Compagnia di Riviste che da qualche sera agiva a quel Politeama Garibaldi. I costumi succinti delle attrici e le scurrilità del testo avevano messo in particolare fermento l'ambiente dei cattolici padovani', i quali, attraverso un comunicato della Giunta Diocesana, si sono vivamente compiaciuti del duplice provvedimento adottato dal Questore comm. Granito : denunzia di "Cabiria” e sospensione delle rappresentazioni.

Intendiamoci bene. Noi non vogliamo assolutamente mettere il becco nè nelle ire de’ cattolici di Padova nè nelle bellezze troppo in vista di "Cabiria" e delle sue girls. Notammo anche noi, più di una volta (e non si allude alla Compagnia in questione che non intendemmo mai) le ributtanti volgarità, le oscenità banali e pacchiane che certi rivistaioli vanno gabellando per trovate, bon mots, calembours et similia; come osservammo, chi troppo spesso, le desolanti esposizioni di beltà vizze e scarnite, con certe gambe e certi seni che avrebber fatto pietà anche agli occhi di mamma loro.

Solo vorremmo dire che provvedimenti consimili dovrebber esser presi una sol volta e per conto delle 92 questure del Regno: affinchè non avvenga che quel che è osceno a Torino diventi liliale a Palermo o viceversa. "Il tono di vita nuova dato dal regime fascista” invocato giustamente dall’autorità di Padova deve essere osservato in tutt’italia. Se no, si può arrivare a questa comica assurdità: che una compagnia di Riviste dopo esser stata magari a Roma, caput mundi, indisturbatissima e applauditissima per due mesi filati, venga una sera in provincia e si buschi ipso facto una denuncia per oltraggio al pudore...

Geronte, «Corriere Emiliano», 9 maggio 1929

1929 Cabiria 02 L


Alla Sala Umberto agisce felicemente la compagnia di riviste Cabiria, che ha dato finora due lavori bene accolti : «La febbre rosa» e «Il traforo del mondo» di Ripp e Bel Ami. Lieto successo, come al solito, e festose accoglienze all'affascinante stella Cabiria, alla brava e biricchina Fernanda Vinci, all'ottimo Romigioli, al comicissimo Benedetto, al Brillarelli, al Leone, all'Audifredi e ai maestri Palma e Fragna. Le girls numerose e graziosissime, i costumi eleganti e sfarzose le scene.

«Varietà», 10 gennaio 1930


Cabiria con la sua eccellente compagnia che fra breve conterà nelle sue file il comicissimo Totò, dopo i successi al Teatro Gaffino di Lodi, quelli del Teatro Civico di Vigevano, ha debuttato il 13 febbraio al Verdi di Cremona.

«Café Chantant», 15 febbraio 1930


Cabiria al Teatro Reinach

Come avevamo precedentemente annunziato, da lunedì 24 agirà al Reinach la Grande Compagnia di Riviste «Cabiria» cui fanno parte Cabiria, Fernanda Vinci, Margherita Palma, R. Mirri, Benedetto, Romiglioli, Brillarelli, Leoni, Audifreddi, Re, Salvatori. Maestro Direttore d’Orchestra : Vittorio Palma.

La Compagnia esordirà con Febbre rosa, rivista in 3 atti e 16 quadri di Ripp e Bel Ami. Novità per Parma. Durante la breve stagione verranno pure rappresentate altre due novità: Traforo del mondo, tre atti e 13 quadri di Bel Ami, e La nuova Boheme di Bel Ami. Il Corpo di ballo è composto di 16 Girls, e la messa in scena affermasi sia delle più sfarzose.

«Corriere Emiliano», 21 febbraio 1930


Per improvvisa in disposizione annunziata prima della recita, era iersera assente «Cabiria», la capocomica e soubrette dell'omonima Compagnia, ma, per quanto non annunciato, era pure tenacemente latitante anche lo spirito. In Nuova Bohème di Ripip e Bel Ami, il pubblico ha infatti udito dialoghi vuoti di senso e di sana comicità, il più spesso prolissi e monotoni. Le parti più accettabili dello spettacolo furono quelle imperniate sulla soubrette Fernanda Vinci, squisita e vivace, e sul corpo di ballo numeroso, elegante, grazioso. Assai mediocri i generici.

C’è proprio bisogno di «Totò» che venga a rinsanguare presto la Compagnia ed a far sorridere il pubblico con qualche gustosa macchietta e qualche battuta di spirito. Ma sarà per la prossima Quaresima. Il pubblico, foltissimo, festeggiò la Vinci, che sostituì Cabiria, e chiamò numerose volte a sfilare sulla speciale corsia, di platea, il corpo di ballo.

Questa sera: La febbre rosa, rivista naturalmente di Ripp e Bel Ami. E' assicurata la partecipazione allo spettacolo, di Cabiria.

«Corriere Emiliano», 25 febbraio 1930


La presenza di Cabiria, smagliante di giovinezza, di bellezza e di eleganza, è stata iersera sufficiente perchè lo spettacolo sortisse il più lieto esito e gli applausi fioccassero frequenti, numerosi e calorosi nel corso ed a fine d'ogni atto. Ma, a parte il contributo prezioso che la presenza della elegantissima e bella capocomìca ha arrecato alla recita, è doveroso riconoscere che Febbre rosa di Ripp e Bel Ami, per varietà e piacevolezza di scene, e per una non trascurabile dose di sano e fine spirito si è lasciata ascoltare con piacere.

Oltre a Cabiria, che ha sfoggiato numerosa ricchissime e belle «toilettes», si distinsero Fernanda Vinci, vivace e spigliata, l'Audifreddi, il Leoni, il Romigioli. Questa sera: Il traforo del mondo, nuovissima rivista di Ripp e Bel Ami.

«Corriere Emiliano», 26 febbraio 1930


1930 03 15 Varieta Cabiria intro

Dalla direzione del Teatro Comunale e Arena Aretusa di Siracusa giunge una lettera ai nostro Campanile che suona a protesta contro i procedimenti incorretti di Cabiria e del suo alter ergo Foscaro Vellani. E' doloroso per noi sciorinare i panni sporchi al sole, ma il dovere s’impone sopra tutti i rispetti, sopra tutti i riguardi per le vecchie amicizie.

Cabiria firma un regolare contratto, impegna la direzione siracusana ad una ingente spesa di reclame e non si presenta al debutto, il legale della direzione vola a Catania per il fermo della condotta e trova che tutto il materiale della compagnia è sequestrato per non avere la capocomica pagato i suoi scritturati.

Procedimenti da guitti, che noi apertamente condanniamo, perchè l’artista e sopratutto il capocomico ha il dovere di essere una personalità seria e stimata, caso contrario è prudente cambiare mestiere. Non si pregiudica una direzione che nella speranza di una buona stagione à ecceduto nella reclame che oggi costa un occhio e non si burla un pubblico che attende lo spettacolo annunziato a colpi di gran-cassa.

La firma di un contratto e sacra come sacri sono i doveri e i diritti. Cabiriuccia non ti sembra giunta l'ora mettere giudizio ?

Nol, «Varietà», 15 marzo 1930


TEATRO MAFFEI - Con "Il traforo del mondo", spettacolosa rivista degli inesauribili Ripp e Bel Amì, inizia questa sera un breve corso di rappresentazioni, la grande COMPAGNIA CABIRIA,

che giunge a noi dopo aver mietuto allori nelle principali città. d'Italia. La bellissima ed elegantissima Cabiria può vantarsi ormai di guidare la più interessante compagine del genere: coadiuvata dai più quotati artisti del mondo rivistesco, degnamente coronata da un innumerabile stuolo di vezzose girls di tutto le nazionalità, tra cui dieci impeccabili e indiavolate inglesine della celebre scuola Walker, la fortunata soubrette è magnificamente fiancheggiata dall'irresistibile

TOTO'

vero comico di razza e cara conoscenza del nostro pubblico. La messinscena, oltre ad essere sbalorditivamente sfarzosa, rappresenta la più alta e più moderna espressione del buon gusto. E' facile prevedere che la serie degli esauriti, iniziata al Mattel da Spadaro, continuerà ininterrotta con Contriti. Intanto, il Teatro è già quasi tutto prenotato, sia per questa sera, che per i due spettacoli di domani. Dopo lo spettacolo, dalle ore 24 in poi, il consueto aristocratico Dancing, con la partecipazione di tutte le fltrli della Compagnia.

«La Stampa», 12 aprile 1930


1930 05 15 Varieta Cabiria L

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Preceduta dai trionfi riportati in altri teatri d’Italia, oggi alle 17,30 e 21,30, avremo la prima rappresentazione del'ultima novità di Ripp e Bel Ami, dal titolo «Chicchiricchi» che la Compagnia Cabiria presenta con un lusso ed uno sfarzo senza pari per la messa in scena dei tre atti dei quali si compone, e per i costumi splendidi, specialmente quelli della Cabiria, confezionati dalla Casa Marta Palmer. L'attrattiva di questa Rivista è resa anche maggiore dal debutto dell’attor comico Mario Castellani, che sosterrà una delle parti principali. I prezzi sono popolarissimi. Il botteghino è aperto dalle 10.

«L'Impero», 26 maggio 1930


La Compagnia Cabiria al Politeama Margherita

Lunedi prossimo, 13 ottobre, debutterà al Politeama Margherita la Compagnia di Riviste «Cabiria», di cui è direttore Eugenio Testa. Si tratta di una Compagnia di primissimo ordine, dotata di un perfetto od attraente corpo di ballo, ed i cui attori più in vista, dalla leggiadra e vivacissima Cabiria, ad Eugenio Testa e ad Alfredo Orsini, sono fra le vedette italiane della rivista.

Il repertorio annunciato dalla «Cabiria» è il seguente: Chicchirichì, Febbre Rosa, Nuova Bohème e Il traforo del mondo del noto binomio Ripp e Bel Ami, Donne e Follie di Testa-Chiappo e Capellani. Il debutto avverrà con la nuova rivista di Ripp e Bel Ami Chicchirichì. Al Margherita si avranno stasera le prime visioni del film «Scaramouche» che ha per protagonista il celebre Ramon Novarro.

«Il Lavoro», 10 ottobre 1930


Cabiria 1928 00


La rivista "Chicchirichì" al Politeama Margherita

Teatro affollato di pubblico numeroso ed elegante al «Margherita» ieri sera in occasione del debutto dalla nuova compagnia di riviste «Cabiria» di cui, oltre all'omonima diva, fanno parte Alfredo Orsini ed Eugenio Testa. E' stata rappresentata la nuovissima rivista «Chicchirichì», dei torinesi Ripp e Bel Ami. Conosciamo senza dubbio del noti e popolari autori migliori produzioni, più ricche di contenuto... spiritoso, ma anche questo «Chicchirichì» può stare nel novero delle riviste in complesso riuscite, ed a cui il critico può dare , senza rimorso alcuno, la modesta sua parola di approvazione e di lode. I quadri che si susseguono sono difetti graziosi, e mossi in scena, se non con sfarzo grandioso, con innegabile buon gusto. Esulano poi anche da questa rivista le Inutili, volgari scurrilità che infestano spesso e volentieri questo campo della produzione teatrale.

Le musichette sono orecchiabili ed altisonanti: mancano però, in confronto di tanti precedenti lavori degli stessi autori le canzoncine spiritose e gaie, dalle rime buffe e geniali. che tanta fortuna hanno crealo alla celebre «ditta» torinese.

L’esecuzione della rivista è stata davvero ottima, specialmente in palcoscenico. Cabiria ha sfoggiato ricchissime, magnifiche toilette, e si è fatta molto applaudire nel diversi duetti con Orsini e nel movimentati finali di atto. Orsini ha divertito continuamente l’uditorio con i suoi lazzi, i suol motti, i suoi perfetti passi di danza. Testa figura in un solo quadro ed ha una sola parta nella rivista: quella del «cantante da jazz» in cui egli si produce in una perfetta e divertentissima imitazione del grande «asso» del film sonoro Al Jolson. A posto ed assai bravi tutti gli altri, dalla Silena, Alma Dolores e Ornella d’Alba, piu bionda e più graziosa che mai, ai Benedetto, Lugara, Grani, Brillarelli, Re e Attuati. Graziose ed affiatatissime le girls e diligenti le ballerine italiane.

Qualche neo in orchestra, che sparirà certamente nelle prossime recite per la nota bravura del maestro Francescani che ha diretto peraltro egregiamente.

Questa sera la nuova rivista comincia la serie delle sue repliche.

«Il Lavoro», 14 ottobre 1930


"Il traforo del mondo" di Ripp e Bel Ami al "Margherita"

Una nuova graziosa rivista di Ripp e Bel Ami ha presentata ieri sera ai «Margherita», affollato da scelto o numeroso pubblico, la Compagnia «Cabiria». A differenza della precedente, nella quale l’elemento «messa in scena» e «quadri d’assieme» prevaleva nettamente, questo «Traforo del Mondo» è un poco un ritorno all’antico, al genere dei gai couplets, delle spiritose canzoncine, dei duetti aggraziati or comici o sentimentali ed ai terzetti buffi che costituivano il principale successo dei lavori di Ripp e Bel Ami. Certo che, struttati, sfruttatissimi tutti i più facili e soliti argomenti non v’ò più quella piena spontaneità, quel finissimo i humour d una volta, nelle più recenti produzioni dei ben celebri soci, ma essi sono pur sempre così abili, corretti e punto scurrili o volgari che alle loro riviste difficilmente non arride un meritato e lusinghiero successo.

Bisogna pur dire che essi hanno trovato da parte dei bravi attori dalia Compagnia preziosi alleati per la conquista degli applausi che anche ieri sera hanno echeggiato frequenti e clamorosi. Da Eugenio Testa, che rimanendo quale compére pressoché continuamente, in scena, avendo così modo di deliziare gli spettatori col suoi lazzi e le sue trovate e il suo fine modo di recitare, cantare, mimare; ad Alfredo Orsini, impeccabile nelle varie incarnazioni ; alla Cabiria più che mal sfolgorante di bellezza e di charme; al bravo Benedetto, che in alcune non trascurabili parti ha ottenuto un vivissimo successo personale, agli altri affiatati e diligenti, tutti hanno contribuito alla buona riuscita dello spettacolo. Una lode speciale meritano infine le graziose e bravissime girls e l’orchestra egregiamente diretta dal maestro Francescotti. Da questa sera «Il traforo del mondo» inizia la serie delle sue repliche.

«Il Lavoro», 21 ottobre 1930


1931 06 15 Varieta Cabiria intro

Cabiria è riuscita a lanciare una grande novità negli spettacoli teatrali, il pregio della invenzione è tutto suo e speriamo che come il solito non sorgano gli imitatori che si fanno sempre belli con l'ingegno altrui. La serata senza seratante è una moda che solo Cabiria poteva portare sui palcoscenici italiani.

La primizia è stata data al Biondo di Palermo. Erasi annunciata la sua serata d'onore quando al momento di andare in scena Cabiria chiama al telefono il direttore della compagnia e ordina di cominciare lo spettacolo e non preoccuparsi della sua assenza, dovuta ad un affare urgente che essa doveva sbrigare di persona in una città vicina, infatti una lussuosa automobile involava la soubrette per la improrogabile missione.

Forse i lettori immagineranno che il pubblico del Biondo a questo atto insolito insorgesse a reclamare l'importo del biglietto? Nulla di tutto ciò. Lo spettacolo seguì il suo corso normale ed a nessuno degli spettatori passò nemmeno per la controcamera del cervello di protestare per l'assenza della diva, anzi sembra che qualcuno le augurasse un buon viaggio, senza ritorno.

Sarà fortunata quella Cabiria ?

«Varietà», 15 giugno 1931


Riferimenti e bibliografie:

Sintesi delle notizie estrapolate dagli archivi storici dei seguenti quotidiani e periodici:

  • «Café Chantant», 15 agosto 1921
  • «Café Chantant», 10 gennaio 1926
  • «Café Chantant», 10 febbraio 1926
  • Bergerin, «Cafè Chantant», 10 maggio 1927
  • «Kines», anno IX, n. 20, 26 maggio 1929
  • «Rivista di Bergamo», anno VIII, n. 6, giugno 1929
  • Geronte, «Corriere Emiliano», 9 maggio 1929
  • «Varietà», 10 gennaio 1930
  • «Café Chantant», 15 febbraio 1930
  • «Corriere Emiliano», 21 febbraio 1930
  • «Corriere Emiliano», 25 febbraio 1930
  • «Corriere Emiliano», 26 febbraio 1930
  • Nol, «Varietà», 15 marzo 1930
  • «La Stampa», 12 aprile 1930
  • «L'Impero», 26 maggio 1930
  • «Il Lavoro», 10 ottobre 1930
  • «Il Lavoro», 14 ottobre 1930
  • «Il Lavoro», 21 ottobre 1930
  • «Varietà», 15 giugno 1931