SEQUENZE - QUADERNI DI CINEMA
Moralità e spettacolo


1950 Cinema e cattolicesimo

Moralità e spettacolo


PRESENTAZIONE

Quali sono i rapporti fra il cinema e la religione cattolica? Esiste una cinematografia ispirata ai principi del Cattolicesimo? Se non si può pretendere di dare una risposta definitiva a queste due domande con gli scritti raccolti nel presente fascicolo, fissare tuttavia alcuni punti essenziali, sulla base dei quali avviare la discussione sull’argomento, ci sembra tanto più utile oggi che i rapporti fra cinema e Cattolicesimo sembrano farsi sempre più stretti.

Che in questi anni si sia avuta una notevole fioritura nella produzione di ispirazione cattolica e che la Chiesa si mostri sempre più attenta e interessata nei confronti del cinema è un fatto che non crediamo possa attribuirsi a semplici ragioni di reciproco tornaconto materiale e che non ci pare possibile studiare solo da questo punto di vista. Dal Cristianesimo infatti hanno tratto ispirazione sommi artisti in ogni tempo; perché non dovrebbero trovarvi materia per le loro opere gli uomini migliori del cinematografo? Non potrebbe essere questa una ottima occasione perché il cinema si impegni finalmente in argomenti di elevatezza spirituale pari alle sue possibilità? Se i risultati finora raggiunti sono ancora molto modesti, non è però difficile avvertire nell’ultima produzione i segni che lasciano intravedere un possibile miglioramento. Film come Monsieur Vincent, La Croce di fuoco, e soprattutto Cielo sulla palude, hanno il merito di contribuire, al di fuori degli schemi ufficiali e dichiarati, alla creazione di un «personaggio cristiano» nel quale i principi religiosi acquistano valore ed evidenza umani.

Allo scopo di chiarire e illustrare i rapporti fra il cinema e la religione cattolica abbiamo offerto al lettore una documentazione diretta, la più importante, pubblicando il testo della enciclica papale «Vigilanti cura», pronunciata nel 1936 da Pio XI, e inoltre scritti più recenti di eminenti prelati e il contributo attuale di studiosi cattolici. Sulla base anzitutto della propria esperienza e con la guida degli scritti contenuti in questo fascicolo, al quale a questo scopo si è data in parte una impostazione di carattere panoramico, riservandoci di presentare in un secondo fascicolo sullo stesso argomento un più ampio contributo di critica, non sarà difficile giudicare l’entità dei risultati finora raggiunti.

Il nostro augurio è intanto che la Chiesa, più che considerare il cinema come elemento negativo e fattore di corruzione da combattere attraverso censure e prescrizioni, voglia piuttosto considerarlo, come è suggerito nell’enciclica «Vigilanti cura», uno a strumento di educazione e di elevazione» da usare attivamente, e tener conto che a operare la diffusione del bene rimangono le opere d’arte mentre tutto il resto, esaurito il compito immediato, non lascia traccia.


Nella vita moderna lo spettacolo ha raggiunto, attraverso alcune sue espressioni — quali il cinema e la radio — i paesi più isolati, ed esercita una tale efficacia da influire notevolmente sulla pubblica opinione e sui criteri correnti di moralità. Lo spettacolo è diventato scuola popolare: scuola che dovrebbe essere mezzo potente di educazione, ma che, per molteplici cause, è sovente strumento di corruzione e di immoralità. Basti pensare alla interpretazione che viene data in certi film a valori spirituali nobilissimi, quali l'amore, il matrimonio, la donna, la famiglia, la religione. Di fronte all’influenza che detti spettacoli hanno sulle masse, viene da domandarsi se è possibile ancora preservare dall’immoralità le giovani generazioni che dello spettacolo oggi non possono fare a meno.

Di fronte a questa realtà la Chiesa, maestra di verità e di virtù, è intervenuta e interviene a dare direttive e norme ai cattolici. Le due Encicliche di Fio XI : «Divini illius magistri» (1930) e «Vigilanti cura» (1936) tracciano una chiara linea di azione nel campo del cinema, mentre più volte Pio XII, nei suoi discorsi e nelle udienze concesse largamente ad autori, attori e registi, ha parlato del dovere che incombe ai cattolici di essere presenti con un’azione positiva nel campo dello spettacolo.

Tali autorevoli interventi e richiami hanno innegabilmente scosso i cattolici più attenti, ma la soluzione del problema è ben lungi dall’essere una realtà: e ciò perché la massa non è sufficientemente «sensibilizzata» e non ha chiara coscienza del suo dovere e delle sue possibilità in questo campo. Per impostare con serietà il problema, quid agendum?

a) Azione di controllo e di vigilanza.

Le norme di legge che reggono oggi in Italia lo spettacolo sono, dal punto di vista morale, soddisfacenti. E’ noto infatti che vige l’obbligo della revisione preventiva tanto della produzione teatrale, quanto di quella cinematografica. Di fronte a questa realtà, come si spiega l’altra assai meno consolante, e cioè la colluvie di film licenziosi, di commedie ultralibere, di varietà indecenti? Nell’interpretazione che i Commissari danno alle espressioni: «buon costume», «pudore», «morale», «decenza», termini tutti contenuti nelle leggi che vietano rappresentazioni offensive della «pubblica moralità».

Ed ecco il ragionamento pratico di questi signori: è offesa la pubblica moralità dal dato film — poniamo, da «Il Diavolo in corpo» — se altre produzioni del genere non hanno suscitato la reazione di un solo spettatore, di un giornale, di un Ente? Occorre quindi ridare al pubblico il senso morale, non solo, ma intervenire instancabilmente sulla stampa con pubbliche proteste e nei casi più gravi con la denuncia all’Autorità competente. Soltanto con questo intervento del pubblico si può riuscire a dare un criterio interpretativo consono ai principi della sana morale, ai componenti le Commissioni di revisione.

Per poter intervenire occorre necessariamente vigilare soprattutto per quelle forme che non possono essere facilmente controllate nè dal Segretariato Centrale della Moralità nè dall’Ente dello Spettacolo (vedi trasmissioni radio locali, commedie, varietà). Tale compito di vigilanza va evidentemente affidato ad elementi capaci e di sicura moralità. Vigilanza che non si limita al contenuto del lavoro spettacolare, ma si estende all’ambiente, alla pubblicità, ecc.

b) Azione positiva.

Non basta arginare il male, occorre intervenire positivamente. Tale influenza oggi è possibile tanto al centro quanto alla periferia. Non sono pochi gli autori, i registi, i produttori, ecc. che sono ben disposti e che sentono il problema che ci assilla. Molti altri, anche se privi di preoccupazioni morali, non possono essere insensibili, per ragioni d’indole economica, di fronte alla presa di posizione dei cattolici. Questi in. ferventi sono compito specifico degli organi Centrali (Centri Cattolici: cinematografico, teatrale, radiofonico). Ma anche alla periferia molto si può fare: influendo sulle compagnie, sui gestori, sulla pubblica opinione, valorizzando gli spettacoli moralmente positivi, ecc.

Nel settore del cinematografo: — l'espressione spettacolare più diffusa e più preoccupante — i cattolici sono oggi presenti, ma occorre dare al problema un'imposta, zione organica, il che suppone l’unione delle forze, senso di responsabilità e una visione chiara degli obiettivi da raggiungere.

Oggi, salvo eccezioni, il gran pubblico va al cinema senza alcun discernimento, L’elemento artistico non è certo il determinante. Nemmeno il criterio morale è prevalente. Quel che conta è la pubblicità e la propaganda spicciola.

Come si può educare il pubblico al gusto estetico e morale?

La «Vigilanti cura», raccomanda un’iniziativa che in altri paesi ha ottenuto esiti consolanti : intendiamo dire della «promessa cinematografica», da rinnovarsi ogni anno e che comporta non solo l’impegno di astenersi dalla visione di film moralmente negativi, ma tutta un’azione di carattere positivo. Tale iniziativa è stata ripetutamente tentata anche in Italia, ma non ha avuto mordente sulla pubblica opinione. Occorrerà impostarla con maggiore impegno e far sì che sia «sentita» anzitutto dai cattolici militanti. Dovrà essere preparata con serietà e con un’abile propaganda pubblicitaria.

L’orientamento dei cattolici nella scelta dei film suppone peraltro un servizio di «segnalazioni», perché il pubblico conosca quali pellicole sono moralmente accettabili e quali siano da ritenersi dannose. Tale servizio viene realizzato, com’è noto, dalla «Commissione di Revisione dei film», funzionante presso il Centro Cattolico Cinematografico : l’unico Ente autorizzato e qualificato in materia ed espressamente voluto dalla citata Enciclica.

I giudizi della Commissione, nominata dall’autorità Ecclesiastica, sono emessi secondo norme precise e con tempestività. Tali giudizi vengono comunicati alla stampa cattolica con la massima sollecitudine, e pubblicati in fascicoli settimanali che riportano con la trama dei singoli film la valutazione artistica e morale.

Non sempre la stampa cattolica dimostra sensibilità e impegno in questo settore, mentre alcune pubblicazioni di carattere privato riportano giudizi non conformi a quelli emessi dalla «Commissione di revisione», contribuendo così a creare il confusionismo nell'orientamento dei cattolici.

Occorre anche qui agire con spirito di disciplina, di unità e di responsabilità. Le valutazioni morali devono essere diffuse con tutti i mezzi: stampa, affissione nelle sedi delle associazioni cattoliche, alle porte delle Chiese, ecc.

Un aspetto di singolare importanza è quello relativo alle sale cattoliche che in Italia superano il numero di 3.500. Non sempre in dette sale l’ambiente è del tutto privo di pericoli, nè i film programmati rispondono sempre pienamente a criteri morali. Occorre anche qui maggiore senso di responsabilità da parte dei gestori e un’attenta vigilanza degli organi preposti a tale compito dall’Autorità diocesana.

Un grande passo potrebbero fare i cattolici italiani se riuscissero, superando reali difficoltà e piccoli egoismi, ad unire le loro forze. Quando le oltre 3.000 sale formassero una grande associazione si potrebbe con molta maggiore facilità difenderne i diritti non solo, ma ottenere più larga comprensione da parte delle case produttrici, delle agenzie di distribuzione e delle stesse autorità governative.

Tale unità di azione suppone un collegamento fra il Centro Cattolico Cinematografico e le Diocesi, nelle quali, in attesa della Costituzione del Segretariato dello Spetta, colo, occorre ci sia un responsabile col quale il Centro possa avere rapporti e collegamenti.

Un campo in cui i cattolici sono presenti, anzi all’avanguardia, è il cinema a passo ridotto (16 rum.). Molti sacrifici sono stati fatti e molte difficoltà ancora non sono superate, ma sarebbe un danno enorme tornare indietro o anche solo fermarsi, lasciando un campo già arato, nelle mani di altri che seminerebbero loglio, anziché grano.

Mons. Albino Galletto

«Sequenze - Quaderni di cinema», anno II, n.7, marzo 1950


NOTE:
  • «Moralità e spettacolo» è il testo di una relazione tenuta da Mons. Albino Galletto nel gennaio 1949 a Roma in occasione del Convegno sulla Moralità.