È realtà il sogno di Silva Koscina

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Anno di soddisfazioni questo per Sylva Koscina: dopo il successo teatrale accanto a Vittorio Gassman, ora è a Hollywood per girare un film con Paul Newman, ed è stata accolta, a nome di tutti i divi della “mecca”, da Gregory Peck

1967 Noi donne Sylva Koscina intro«Per nove o dieci anni ha sputato sangue, voluto far da sola. Sicuro, ha avuto questo grande gesto di ribellione e di orgoglio: voler far da sola. Ci ha pianto sopra, le hanno detto che era una deficiente, una mezza calzetta...». Chi è il personaggio cosi brutalmente vilipeso per non essersi piegato alle regole del gioco? Sylva Koscina. E chi la descrive in termini tanto spietati, benché gonfi di solidarietà e ammirazione? Lei stessa. Però si osservi come tutto è descritto al passato, sicché se ne deve dedurre che. adesso. Sylva non piange più. non sputa più sangue, è trattata col più grande rispetto, proprio come l'ultima scena d'un dramma popolare di vecchio stampo, che vede il trionfo della virtù premiata. E così appunto stanno le cose.

Per la maggior parte delle donne comuni. I lamenti di Sylva Koscina, probabilmente, non hanno ragione di esistere. Non è una donna celebre, ricca, bella? Infatti. Ma per chi ha scelto il suo tipo di notorietà e lo persegue seriamente, rifiutando di arrampicarsi sugli scandaletti che fanno copertina o di ricevere la spinta dalle amicizie facili, la via di mezzo è la più avvilente, quella che maggiormente esaspera. Perchè avere la consapevolezza di esser trattata esclusivamente come una bambola di lusso, di venir messa in mostra per la circonferenza della vita, le curve dei fianchi e la tornitura dei seni vuol dire essere esattamente l'opposto dell'oca stupenda, ma avere Intelligenza. volontà e spirito critico.

Altre sue colleghe hanno avuto il colpo di fortuna che le ha svincolate subito dal limbo della celebrità di mezzo, incontrando il produttore giusto o il regista giusto. A lei non è capitato neanche questo.

D'un colpo, con la soddisfazione totale e insieme l'amarognolo (perchè a lei costa fatica e sofferenza quello che altre hanno ottenuto senza muovere dito?) della donna che si è fatta tutta da sé, alla «mezza calzetta» Koscina — per usare un termine che non condividiamo ma che ella stessa impietosamente si attribuisce — non una sola porta viene spalancata, ma tutte quante: quella del teatro, con sorpresa lieta e stupefatta del pubblico e della critica; quella di Hollywood, e non con un film qualunque, ma con una pellicola al fianco di uno dei migliori ed esigenti attori americani. Paul Newman.

Le prime due settimane del nuovo anno sono state per Sylva Koscina un caleidoscopio vertiginoso e irreale. Ogni sera, affrontare al fianco di Vittorio Gassman il pubblico del teatro «La Cometa» di Roma. Di giorno, le telefonate con Hollywood, i preparativi dei grande viaggio, gli indispensabili servizi fotografici, le interviste, le rabbiose cure contro una non preventivata influenza stagionale.

L'ultima cosa che Sylva Koscina s'aspettava era quella di venir scelta da Vittorio Gassman come partner per la sua «rentrée» teatrale. Lei e Vittorio si conoscevano, d'accordo: avevano girato un episodio de «La cambiale» alcuni anni prima, poi si erano di nuovo incontrati professionalmente in «Parliamo di donne», e ancora una volta avevano fatto coppia alla televisione nel «Mattatore». Ma amicizia vera e propria, dice la Koscina. non c'era stata: «Vittorio è un uomo difficile, cioè — si corregge — sembra cosi sino a quando non lo si conosce. Dà un senso di soggezione. di paura e di rivolta al primo istante, ma quando si entra in confidenza con lui si scopre che è un uomo delizioso. Ci sono, è vero, momenti in cui uno deve stare zitto accanto a lui (accorgimento che solo donne di estrema sensibilità e intelligenza riescono ad adottare - n.d.r.), ma tutti gli uomini di una certa personalità sono così, e io credo che uno dei più completi che abbiamo sia proprio Gassman. di intelligenza straordinaria, con una cultura vastissima e continuamente aggiornata».

Vittorio Gassman. dopo esser stato il più prestigioso e discusso attore italiano di prosa, si era lasciato assorbire totalmente dal cinema. Ma il contatto diretto con il pubblico ha seguitato ad essere il centro delle sue aspirazioni, prima con il teatro casalingo allestito nella sua villa all'Aventino. ad uso di scelti amici, e poi con l'annuncio del recital alla «Cometa»: tre monologhi e un atto unico a due personaggi. sotto l'insegna delle iniziali del quattro autori.

«D. K. B C.». ossia Dostojevskj, Kafka, Beckett e Compton. Chi sarebbe stata la partner di Vittorio? Anche lui ci pensò molto, perchè il lavoro era un grottesco-avveniristico con punte patetiche, e necessitava d'una recitazione naturale, spontanea, quasi cinematografica. E in più era richiesta una notevole presenza fisica, e un nome da richiamare il pubblico, sia pure per una curiosità maliziosa e sfiduciata.

Nella mente di Gassman le candidate erano quattro o cinque, e tra esse la Koscina. ma il suo nome finì per prevalere sulle altre, benché non avesse mai recitato a teatro nè. in cinema, fosse stata interprete di pellicole notevoli Per la simpatia che sa ispirare alla gente, e per le doti drammatiche ancora da rivelare, spiegò Gassman alla stupitissima e lusingata Sylva, che accettò non tanto per fiducia nelle sue capacità interpretative nascoste quanto per il legame di attrazione con il pubblico che le era stato svelato.

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La sera della prima nessuno conobbe le sue ansie, il suo panico, la sua consapevolezza di esporsi ad una consacrazione ufficiale o al ludibrio totale. Già amici intenditori di teatro le avevano detto che la sua non era una parte facile: quella di una madre del 2000 in parrucca rossa-sintetica che ha appena messo al mondo un figlio con capelli verdi, tre occhi e una coda. E al marito (Vittorio Gassman) tocca il delicato compito di informarla per gradi e di convincerla a cedere il mostriciattolo a un istituto per non diventare la chiacchiera dei vicini, finché il sentimento materno. dopo un istante di debolezza, ha il sopravvento.

Sylva Koscina aveva già avuto offerte teatrali, sempre rifiutate. «Il teatro — spiega — a noi attori del cinema non dà soldi, lo lo concepisco come cosa straordinaria: un'offerta di Visconti o di Strehler, altrimenti non vale. Piuttosto che un lavoro mediocre, meglio un film medio, che almeno rende di più. Ma questa volta l'offerta veniva da un grande attore. Mi sono detta: ecco la volta buona per far vedere che la Koscina è meno cretina e deficiente di tante altre — o per lo meno allo stesso livello. Invece sono rimasta lietamente sorpresa che il pubblico e la critica abbiano parlato tanto bene di me il terzo giorno dopo il debutto, febbre a 39, influenza. Per paura di venir tacciata da diva o da pusillanime. Sylva si imbottisce di aspirine, sta a letto tutto il giorno e si alza soltanto alla sera per andare a teatro, imbacuccata sino all'inverosimile. pregando il cielo che la febbre e le medicine non le facciano dimenticare la parte. Olfatti il pubblico non se ne accorge e continua ad applaudirla. Contemporaneamente. ecco l'invito per andare a Hollywood. Il film, di cui il protagonista maschile è già designato. Paul Newman. si svolge In Europa durante l'ultima guerra mondiale: una bella contessa ospita nel suo castello un comando alleato e i generali, attratti dal suo fascino. non hanno voglia di mandare avanti le operazioni militari. L'interprete femminile doveva quindi essere europea, e lungo era l'elenco delle candidate.

«Sembrava che di me si fossero dimenticati — dice Sylva — sino a quando sono risorta in una ristrettissima rosa di cinque attrici. Mi prese un vero panico: in America nessuno mi conosceva. Paul Newman non mi aveva mai vista. Mi chiesero un provino, e sulle prime rifiutai scoraggiata: dopo tanti film! Qui si torna indietro. Poi ho riflettuto e mi sono detta: facciamo un atto di umiltà e insieme di orgoglio, sottoponiamoci al provino. Ho chiesto e preteso le due scene più difficili e diverse tra loro, le ho recitate a Londra — non potendo andare a Hollywood perchè le prove con Gassman erano in corso — sola davanti alla macchina da presa, in inglese, con il regista che fuori campo mi dava le battute... Tre giorni dopo. dall'America. i produttori dell'Universal dicevano: okey. Nella mia vita non ho avuto mai niente per caso, sempre con il lavoro, la fatica. Appena sarò a Hollywood ci sarà un cocktail per l'inizio del film, con Paul Newman e Gregory Peck. Tutto quello che sognavo da ragazzina si avvera: Hollywood, Gregory Peck!».

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Sylva Koscina da una settimana è già a Hollywood: il suo entusiasmo, forse, non le ha permesso di scoprire che Gregory Peck ha la schiena incurvata e molti capelli grigi. Chissà. Il suo senso del reale è profondamente radicato: nella mecca del cinema non ha affittato la solita villa con patio e piscina, ma ha preferito un appartamentino in un albergo di Beverly Hills: per il momento, vuol sondare con conoscenza di causa il nuovo ambiente. Poi si vedrà.

Giovanni Gatti, «Noi donne», anno XII, n.5, 4 febbraio 1967


Noi donne
Giovanni Gatti, «Noi donne», anno XII, n.5, 4 febbraio 1967