Liliana Castagnola: ecco la donna che si uccise per amore di Totò

Totò Castagnola

Raccontiamo per la prima volta la tragica storia della cantante Liliana Castagnola

Trentasette anni fa una splendida cantante genovese che aveva ispirato a Guido da Verona il personaggio di Mimi Bluette visse insieme al comico, che lavorava con successo al Teatro Nuovo di Napoli, tre mesi di grande amore. Quando si accorse che Antonio De Curtis, distratto dal lavoro, stava per abbandonarla, scrisse un’ultima lettera appassionata e si avvelenò con i barbiturici. Avvertirono subito Totò. Quando il comico la vide ebbe un collasso. Poi decise di far seppellire l’infelice cantante nella sua tomba di famiglia a Poggioreale.

Napoli, aprile.

Centocinquantamila napoletani commossi ed esaltati, tra lacrime e applausi, hanno accompagnato Totò dalla monumentale chiesa del Carmine fino al cimitero di Poggioreale, dove il comico è stato seppellito nella tomba di famiglia dei principi De Curtis. Trentasette anni fa, nella stessa tomba e per volontà dell'attore, era stato deposto il corpo di una splendida donna suicida per amore suo: Liliana Castagnola, una cantante emula di Lina Cavalieri e della Bella Otero, una splendida ragazza genovese che a sedici anni aveva ispirato, per la sua esplosiva bellezza, il personaggio di Mimi Bluette (fiore del mio giardino) al romanziere Guido da Verona.

1921 Liliana Castagnola 1921 01 L

Tra lei e Totò ci furono tre mesi di intensa passione, dal dicembre 1929 al marzo 1930. Nel dicembre del 1929 Totò furoreggiava al Teatro Nuovo di Napoli: erano finiti i tempi della fame, degli avanspettacoli pezzenti, delle piccole formazioni di provincia. Una sera l'impresario entrò nel camerino dell’attore: «Totò, stasera sai chi vene?... ’a Castagnola!». L’uomo era sicuro di produrre un grande effetto: in quell’epoca la Castagnola era popolarissima, tutti i giornali parlavano delle sue avventure. Si sapeva che per lei a Marsiglia due ammiratori si erano uccisi in un rusticano duello col pugnale; un giovane industriale milanese dopo avere esploso contro di lei due colpi di rivoltella, per fortuna andati a vuoto, si era a sua volta sparato; un nobile genovese aveva per lei letteralmente polverizzato un patrimonio ed aveva finito con l'essere interdetto dai parenti...

Per il giovane attore tutto questo non poteva che essere un motivo in più di attrazione e naturalmente il giorno dopo l’apparizione della Castagnola nel «suo» teatro si affrettò a inviarle un gran cesto di rose. «È con il profumo di queste rose che vi esprimo tutta la mia profonda ammirazione. Antonio». Liliana rispose: «Signor Antonio De Curtis. vi ringrazio delle belle rose che ho gradito con molto piacere. Intanto, suppongo. non vi dimentichiate che, dopo un certo numero di giorni, queste meravigliose rose appassiranno e che, di conseguenza, occorrerà sostituirle con altri fiori. Che fare per contraccambiarvi? Sabato, al Santa Lucia, canterò per voi le mie migliori canzoni. Liliana Castagnola».

Un biglietto garbato, formale, in cui la donna recita ancora con aria di superiorità il suo ruolo ufficiale di «diva», pretendendo altri fiori; ma già il giorno dopo il tono cambia, Liliana riceve una telefonata e scrive: «Caro amico, perché desidero soltanto che arrivi lunedì? Ho vivissimo desiderio di conoscervi e di parlarvi per potermi convincere di ciò che per telefono mi dite. Siete sincero? Domani alle 12 vi farò pervenire un altro mio scritto. Attendo una vostra telefonata... e vi penso. Vostra Lilia». Qualcosa è già dunque mutato, cosa prova Liliana per Totò: capriccio? Curiosità? Forse spela di aver trovato in Antonio De Curtis un rifugio, un compagno che le dia una vita tranquilla, serena.

«...sei un uomo giusto e buono»

In urta lettera successiva gli scrive: «Sei il mio amore: ho bisogno di te e la mia anima cerca disperatamente la tua». Ma Antonio De Curtis non può offrire a Liliana quanto ella cerca: è attore, è giovane, è napoletano. Dodici giorni dopo il loro primo incontro avviene la prima frattura: Antonio è geloso, il passato clamoroso di Liliana è fra loro in tutta la sua cruda evidenza. Giungono alla rottura, ma la cantante non rinuncia a lottare e le sue lettere sono come fili invisibili che cercano di riannodare i legami. «Grazie di tutto il bene che mi hai fatto. Ti ricorderò sempre con tanto piacere perché tu sei un uomo retto e buono...». «Ti ho pregato in tutte le maniere, in tutte le forme, e tu non mi hai creduto. La tua mancanza di fiducia ha offeso il mio amor proprio. Io mi sono concessa a te senza nessuno scopo e per dimostrarti il mio affetto ero pronta a cambiare vita... Mi fai male, tanto male che non puoi immaginare...».

Antonio non sa resistere a queste accorate lettere e ancora una volta la relazione riprende, ma le cose sono già cambiate, Totò è distratto dal lavoro, deve pensare a formare una nuova compagnia. Con un gesto non si sa se abile o disperato Liliana gli propone di fare compagnia insieme. «Mi considero nelle tue mani, anzi, voglio essere nelle tue mani. Tu mi comanderai...» . «Ne parleremo», le risponde Antonio, ma ha già deciso di no.

Passano insieme il Capodanno: nella pazzesca confusione di una Napoli accesa da mille «tracchi» e fuochi d'artificio, nell’allegra folla che riempie il ristorante «da Rafele», Liliana è triste: il presentimento della separazione è quasi certezza.

Non volle far compagnia con lei

Il 3 marzo Liliana Castagnola è sola alla Pensione degli Artisti. Antonio dovrà partire il giorno dopo per Padova, non ha voluto fare compagnia con lei, solo un vago invito a raggiungerlo. Liliana è nella sua stanza: sul tavolino da notte diversi tubetti di Dinal, un narcotico. Come un automa si affaccia al balcone, la vista improvvisa di un gatto nero la fa indietreggiare spaventata, prende le pasticche del narcotico, le scioglie in un bicchiere d’acqua, beve. Poi si siede alla piccola scrivania: «Antonio... Perché non sei venuto a salutarmi per l’ultima volta? Scortese, omaccio! Mi hai fatto felice o infelice? Non so. In questo momento mi trema la mano.. Ah, se mi fossi vicino! Mi salveresti, è vero? Lilia tua».

Ha un capogiro, ma poi sembra riprendersi, scrive ancora: «Antonio, sono calma come non mai. Grazie del sorriso che hai saputo dare alla mia vita grigia e disgraziata. Non guarderò più nessuno... Te lo avevo giurato e lo mantengo. Stasera, rientrando, un gattaccio nero mi è passato dinanzi. E, ora, mentre scrivo, un altro gatto nero, giù nella strada, miagola in continuazione. Che stupida coincidenza. è vero?...». La penna traccia un lungo graffio nero sulla carta azzurra: Liliana muore.

Quando l'attore arriverà stravolto, alla vista della donna avrà un collasso. Nel bel libro su Totò «Siamo uomini o caporali», l’episodio così si conclude: «Le gambe gli si piegarono ed egli cadde in ginocchio, mentre stringeva tra le sue una mano di lei: "Liliana... Liliana mia... Perché non t’ho voluto credere?...”, si udiva tra i singhiozzi. ”Per me si è uccisa, per me!”».

Wilma Martusciello, «Novella 2000», anno XLVIII, n.18, 30 aprile 1967


Novella 2000
Wilma Martusciello, «Novella 2000», anno XLVIII, n.18, 30 aprile 1967